Critica Sociale - Anno XV - n. 9 - 1 maggio 1905

CRITICA SOCIALE 1:i7 rinnovo dol prestito ad ogni scadenza e protestando ogni volta di averno la maggior cura, <1uasia signi• ficaro che si fa opera. huona risparmiando una spesa a gente che deve stillare il centesimo. lmpro,·vi– snmente uno spira:,rlio di luce s 1 aprc sui sacrifici oscuri di povere famiglie in lotta ('O) hiso~no e che puro avviano per la strada dc gli studii un loro fi– glio che promoltc hcnc, nell'cti\ appunto in cui po– trebbe alleviare il 1>cso cli sè ttlla famiglia. Poi lo SJ>iraglio si richi11de, citò non c'è tempo d'indugiarsi nel riflesso errare della fautasia eccitata alla vista cli persone e cose che passano e mutano dinanzi a gli occhi continuumentc. Ecco farsi avunti una g-iovinc donna del popolo, col suo bimbo in hraccio, e chiedere tutta pavida un lihro, un huon lihro rhe vnlga a rattenere in casa il :JUO uomo 1 la scrn, dopo il lnvoro, e gli faccia dimenticinc la compaµ:nia dt•g-li amici e i passatempi della !:!I.Hl. vita di sc11polo. Ecco giungere fra i primi, nella loro tenuta cli hworo e con in gola l'ultimo boccone del pasto mc– l'idiauo clivornto pC'r Yia, i ~iovinctti apprendisti del– rOrfanotrofiv maschiJC:' 1 che lasriarono al mattino la µ:ramie e buona casrt ospitale, per ispargcrsi nei:rli stahilimcnti Yicini e lontani dclln città, donde esconQ nell'unica orn libera della loro g-iornata, facendo ta– lora chilometri di cnmmino per procurarsi un libro che li aiuti a ,·incero il ritmo tedioso della lor Yita sempre U;!Ullle. Quasi tutti hanno nei volti una espressione di bonri't. pensierosa e raccolta, e non parlano mai. Yengono a frotte i fanciulli del popolo, avidi di bei libri av,·enturosi, in cui piccoli eroi coetanei corrono per la terra e sui mari, attraverso p:c:rigli e fatiche, ('he nutrono di ardimenti l'irrequieta fan. riulle1.,m. dei lettori. Prcn1lono il libro, spirando gioia da gli occhi srit.Villllnti e non si accorgono, leggendolo, che, insieme col fascino dei casi avven– turosi, passa la nozione di g-eografia, di fìsicn, di storia naturale, di virtì1 rivi\e 1 le quali non allettano dalle pngine nride e schemat.iclic- dei libri di testo. E vengono l'opcrnio e l'umile impiep:ato non pili giovani, cui li\ dum cspcricm~a o l'età che s'inoltra persuadono a cercare noi libri, piì1 che l'utile a con– forto di spcra11zo ormai CfHiute, l'oblio delle loro cure nell'ora. sempre eg-,rnlc che interrompe il corso della sempre eguale fo.ticn. 1 1 :ssi non amano piì.1 il frrnta– stico e l'immagi1rnrio: della giovanile passione pel romanzo SOl'l'iclono come di una debolezza e si vol– gono di preferenza alle letture ~ravi e alla storia, forse per ccrcan·i inconsciamente il senso riposto della vita e una spie:iaziono alla loro sorte, e forse anche perchè 1 qutrndo gli ~rnni declinano, la memoria ha pii1 ragione d 1 indugiarsi nei ricordi del passato, che non la fantasia nelle immagini dell'avrnnire. neno la fanciulla, operaia, curiosa di conoscere attraverso le pagine <lei libri In vita o l'anima della donna borghese, ch'ella vide soltanto - meno im,ida che ammirabt - 1rnssarc per Yin, pregare in chiesa, far sue spese in ncg-ozio, e lo stato della quale ap– porisce a lei come il termino ultimo de' suoi sogni o della sua fortuna avvenire: viene il vecchio rico– vernto al l'io Luogo Triulzi; viene il disoccupato ad impiegR.ro utilmente i giorni interminabili della attesa; viene chi CC'rca, un lihro por ingannare le lunghe oro di YCg-lia. al letto di un malato; viene .... ma, se dovessi accennine nnche di sfuggita a tutta la gente che viene, 11011 la finirei più. Qunlcho 011isollio. - Vrn, le lettrici pii1 assiduo della Biblioteca popolare ò una vecchietta. dalle vesti e dall'aspetto dimesso, cho non manca mai di venire ogni gi_orno che Dio nrnnda in terra. Prima a giun– gere ed ultima anello nd uscire, ella ò ornai cono sciuhl per la sua puntualità e la sua costanza da quanti In \'C'dono !:lilcnziot-a ~emJH'<',e sempre racrolta sulle pagine ciel suo lihro, e ncll'attcg-ghunonto stes!:lo rhe i devoti h•ngono in chic~a, con la magra per– sona. inrnriahilnwntc protesa e quasi aderente alla bocca dC'l calorifcrn, comC' a r;1ccoglicre tutto il blando tepore pPr ranivarnc il sangue clcllr sue YCnP eimui:-;te,•love la ,ita 'ii rnffrecl<la e langue a pOl'0 a poco. r.:ssa è certo sola al mondo o J}Rssa così le ore della sua giornata. I lihri sono i suoi affetti e i suoi amici ultimi, a giudicuro dalla pa~sione con cui si sprofcincla nella loro lettura per oro o ore in– cessantemente, logornndosi a tra.verso i grandi oc– chiali cli finto oro la sua ()OYera ,•ista sciupata. A considerare l'i!,tintiva grntilczza che mette in ogni flttO e in ogni parola ed a vodorn i libri che legge, si indovina che la sua sorte non fu trista sempre così, e vien f'utto di pensare che olla ora cerchi in letture gmvi di sentenze e di umana saggezza il modo cli consolarsi del suo stato presente. La sua sortitta dOY<' o~sere hen fredda ed oscura. s'elh~ non cerca che tepore e luce. ICa già detto che a prima,·crn ci abbandoncrfi per recarsi a leggcrr i nostri libri ai Giardini, nl sole. 'l'riste questo nostro cercar la vita allo sue fonti, quand'essa ,,j sfugge di dentro! Di sera poi viene spcs.si :i:simo un soldato in cli\·isa, un s emplice soldato della g amolln, sbalestrato a )[i– la.no chi sa da <lovc>.Arrirn. con l'aria affannata <li chi h a gran frettit. e teme di perdere una fortunata occasione; salutu, domanda 1111 libro, e su di esso si fa le sue 2 ore 1 ,:! fililte, alacre e attento, come uno scolaretto su un còm1>ito che g-li vada a genio. La prima ,·alta, si ,iv,·icina tutto umile al bihlio– tect1rio-capo e chiede di parlargli. Breve, per ottenere il permesso d'uscire di caserma il povero fantaccino do,,e,,a da. quella sera in poi farsi mettere un visto e il bollo della Bihliotccn. sopm un foglio, da pro· sentarsi ai superiori, come prova ch'egli ave,·a real– mente passato quelle ore in Biblioteca. Ciò che fu poi ratto puntualmente ogni SC'ra. lJn altl'O episodio, nella sua semplicità, toccò l'a– nimo di clii scrive. f'n p,·ossimità. delle feste cli Na– tale. uno dei giovinetti dell'Orfanotrofio maschile viene tutto compunto e addolorato a dichiarare che il libro prestatogli l'ultima ,·alta gli ò stato rubato in offici11a 1 dove Ri rCCll n. lavorare quotidiana.mente, è che è ,·enuto per pagarlo. - Quanto costa? chiede con un tremore nella ,·ace. - Non importa che tu Io paghi subito - risponde l'impiegato - indugia qualche g'iorno; intanto cerca e forse lo ritrornrai. - 1:: inutile, ho cercato tanto - ribatte il fan- ciullo Jesolatamcnte. <luanto costa 't Era un lil)ro ciel ieakiewirz, non ricordo quale. Si guarda: una lira o cinquanta. li ragazzo impallidisce. - l~bbene, dice finl\lmcnte, non ho che settanta centesimi; ma sinmo a Xatale e forse pren<lerò qualche soldo <li mancia dal mio padrone. Il giorno dopo sarò qui. E ci fu, pororo o caro fìg-liuolo, col suo gruzzolo sulla mano a1>erta. che gli tremnvn, come a daro tutta l'anima sua. Va 1 va, piccolo g'1\ln11t11omo;non saremo più po– veri so 11011 ci pagherai il libro perduto con la tua strenna cli Natale. Il tuo ntto ci conforta a la,·oraro con fede; con questo tu hai cinto abbastanza. YIIL I risultati del primo anno - Un po' di cifre. [ libri. - Vcrnmentc non ::ii JIUÒ parlare dei ri– :mltati di 1111 intero anno, giarchè le Biblioteche si

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