Critica Sociale - Anno XV - n. 9 - 1 maggio 1905
136 CRITICA SOCIALE ì,; la soluzione del problema sociale così com'era stata escogitata dai lazzaroni di Napoli. Anche la teoria mazziniana. del diritto di proprietà. è molto più vici11a di quanto a prima vista non sembre– rebbe alla teoria socialista. La proprietà., infatti, per essere legittima, dev'essere, secondo il )Jazzini," il segno della quantità di lavoro col quale l'individuo ha trasformato, sviluppato, accresciuto le forze produttrici della natura n (Scritti, XVIII, 117)," il segno visibile della nostra parto nella trasformazione del mondo materiale r. (XVJJ,59}; no solo in questo senso essa è un elemento costitutivo della vita"'" sta nella natura umana,,, ò " eterna nel suo principio 11 (XVlJI, 117). Ma " i modi coi quali la tJroprietà. si governa. sono muta– bili, destinati a subire, come tutte !'altre manifestazioni della vita umana, la legge <lei progresso: quei che, tro• vando la proprietà costituita in un certo modo, dichia– rano quel modo inviolabile e combattono quanti inten– dono a trasformarlo, negano dunque il progresso ,, (.X VJIJ, 117). Ora, il Mazzini reputa che nell'attuale or– dinamento sociale l'assetto della J)roprietit sia difettoso e aderisce pienamente alla critica che dell'ordinamento economico individualista fanno il F'ourier (VH, 293-30G) e i socialisti di tutto le scuole, attribuisce la causa della miseria sociale alla tirannide del capitale monopoli1.zalo sul lavoro, afferma la necessità che la proprietà sia a ri– chiamata al principio che la rende legittima, facendo sì che il lavoro solo possa produrla ,,. Guidato da questo canone, il Mazzini rifiuta il comu– uismo, sia nella forma che vorrebbe assegnare a tutti gl'inclividui sui prodotti del laYoro comune una parte uguale 1 sia in quella che darebbe a ciascuno secondo i bisogni (VJI, 3'.l2j XVIII, 120); nega che possa erean:ii il governo " proprietario, possessore, distributore di quanto esiste, terre, 1~apital: 1 strument.i di lavoro 1 prodotti ,, (VII, 332) u senza soHertire tutto quanto l'ordine sociale, senza isterilire la produzione, senza inceppare il pro• grosso, senza cancellare la libertà dell'individuo e inca– tenarlo in un ordinamento soldatesco, tirannico,, (X VJH, 122-3); e preconizza un futuro sociale, in cui, mentre al– cune imprese, come la ferroviaria, siano amministrate clallo Stato (XVIII, rn1)i per tuUo il resto libere asso– ciazioni di produttori-consumatori, a padrone del suolo e dei capitali 11 (XVll, 2), aventi per base it la indivisi– bilità e perpetuità del capitale collettivo ,,, dopo a,,ere assicurato a tutti i soci una retribuzione " uguale alle necessità della vita ,, 1 ripartiscono " gli utili :~seconda della quantità e della qualità del lavoro di ciascuno (XY1Jl, 127). Evidentemente, in questo sistema la proprietà. indivi– duale, libera, alienabile, non esiste se non su quelli che i socialisti chiamano prodotti cli consumo e beni d'uso; il capitale, di cui non sembra dubbio facciano parte, in• sieme alla terra, anche gli strumenti della produzione industriale, diventa proprietà comune delle associazioni. i; lo stesso principio, su cui i socialisti fondano la or– ganizzazione economica del loro Stato, di quello che il Alcnger chiama lo " Stato democratico del lavoro ,, (1). Le riforme immediate, poi, che il Mazzini propone per avviare la società verso la nuova forma economica - educazione universale gratuita; suffragio universale, cioè a soppressione <lei privilegi politici della proprietà ,,; miglioramento delle vie di ù0municazione; libertà di commercio; credito <li Stato e concessione dei lavori pubblici alle Cooperative; nazione armata; giustizia sem- (1) )1~::.oim, Lo Slato 8()C/(l//st1, Jl. 105-140. plice e accessibile al povero; immunità tributaria del necessario alla vita; istituti di conciliazione nei contrasti fra capitale e lavoro, ecc. ecc. (XVJ, 199 1 207j XVII, 48- 49, 119-120; XVJH, 130-131) ( 1 ) - sono su per giù le ste.;;se che si tro,•ano non solo nei programmi delle altre scuole democratiche, ma anche nei programmi minimi dei partiti socialisti, avendole tutti i partiti, e democra– tici e socialisti, attinte alla unica fonte della filosofia rivoluzionaria e umanitaria del secolo XV Hl e del primo trentennio del secolo XIX. (Co11ti11ua) O,\ETANO SAJ.VEMINI. (I) K1:-.o, OtJera cltnta, pag. 302 e seg.; CA:'iTlllOJH, opera citata, J)Rg, 25&. LEBIBLIOTECHE PER ILPOPOLO Il primo anno del Consorzio milanese per le Biblioteche popolari. V[I. I lettori - Istantanee. li distributore vede passnre - come in un calei– doscopio - tutto il vario piccolo mondo dei lettori dinanzi a 1 suoi occhi. Entra l'operaio giovane, il tipo semplice e distinto dell'operaio rnodefno dei grandi centri, che ha nel volto, simpaticamente commisti, i segni dell'intelligenza, clclla forza e della destrezza. Se non cerea il manual~ ciel suo mestiere o dei me– stieri affini, che perfe7,ioni ccl estenda la qualità della sua forza-lavoro, per il caso in cui dovesse applieal'ia in altri rami della produzione, quando l'industria a cui è addetto attraversi una crisi e de– cada: se non domanda il libro che gli apprenda i principii generali della fisica) della chimica e della meccanica, pcrchè gli serva come preparazione allo studio delle loro applicazioni pratiche; o l'ultimo trattato cli elettricità, che lo istruisca nella tecnica degli impianti, quasi presago dei limiti ignoti a cui si estenderanno in avvenire le sue applicazioni e persuaso che <lomnni l'elettricità invaderà tutto, muoYerà. tutto, impiegherà tutti; la sua attenzione si volge di preferenza ai libri che agitano e appro– fondiscono in ogni senso le grandi questioni politieo– SMiali - chè il giornale, il comizio e le frequenti lotte civili combattute nella sua città glie ne danno e:::eitamento continuo - e ne trova di ognì tendenza, di ogni fede, cli ogni partito (sciagurnta la Biblioteca che ne avesse o ne servisse uno); o infine, se un n,1turale desiderio talora lo porta a compiacerai, du– rante le brevi tregue della fatica, nella lettura d'o· pere d'arte e di fantasia, egli non più o non sovente come una volta si ferma al romanzo complicato di casi mcraYigliosi e stranissimi, ma si Yolgc di pre– ferenza ad opere aninrnte da un soffio d 1 arte e da un concetto di verità. l~videntemente, il gusto del lettore si eleva e si affina. Entra, subito avvertito, il vivace sciame degli stu– denti, avidi del libro in cui possano rintracciare una idea, o anche solo un barlume da cui prender le mosse per lo svolgimento cli un tema avuto in còrn– pito dal professore; o ansiosi di confrontare in una versione classica i loro imparaticci nelle lingue di Virgilio e d'Omero; o curiosi dell'opera di qualche cronista o rimatore oscuro de' buoni secoli 1 di cui il professore gittò per caso il nome alla classe, col rilievo di un attributo suggestivo; quando non si chieda addirittura un libro di testo da adoperarsi in iscuola e non lo si tenga per mesi, venendo pun– tualmente a domandare con qualche trepidazione il
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