Critica Sociale - Anno XV - n. 6 - 16 marzo 1905

94 CRlTICA SOCIALE del cane .... Disgraziatamente, noi osserviamo il con– trario. Oggi, la fanciulla è allevata quasi solo per far mostra d'una grande emotività. Sono le paure intense e irra– zionali che la rendono sopra tutto interessante. Le sue emozioni, le sue facili lacrime sono cosi coltivate io lei, che, un giorno, esse prenderanno inevitabilmente la forma di un attacco di isterismo, giacchè io sono sempre pii.1convinto che l'isterismo nella donna non è che il risultato di queste viziose abitudini di emo– zione .... La maggior parte dell'emotività della donna, oggi, non è dovuta che all'educazione del suo orga– nismo. L'emozione esteriore è un segno di debolezza, ed è bella in 11n bambino; la donna fu spinta ad ador– narsene come <li un vezzo esteriore. Ella piange con notevole facilità di una cosa per cui un uomo non versa qualche lacrima che eccezionahnente - facilità, questa 1 che la conduce naturalmente all'abuso. Di modo che le sue lacrime, sovente, non sono provocate che da sen– timenti, i quali non hanno alcun carattere penoso. Noi dobbiamo quindi consigliare pratiche alfatto con– trarie. Le manifestazioni emozionali esteriori non giu• stificate devono essere segnate a dito. Noi dobbiamo mostrare ai nostri figli questo stato di nudità morale come uno stato di nudità fisica, giacchè, in tale stato, l'individuo, qualunque sia la sua età e il suo sesso, diviene preda delle ossessioni, degli impulsi e di tutti i paralogismi che ostacolano la sua attività normale. L'emozione è un'ebbrezza che, dal punto di vista della psicologia pura, comporta le medesime degradazioni e può condurre a stati mentali pericolosi cosi per l'indi– viduo come per la società. L'abitudine, invece 1 di dominarsi è nn eccellente a.v• viamento per risentire al minimo grado le sofferenze che la vita infligge a tutti e per essere il meno possi• bile deviati dalla via che ci siamo tracciata. Per questo modo di reagire, vi sono popoli che sembrano superiori a noi: e sono gli Asiatici. Più d'una volta, nel mio lioggiorno in Cina, mi accadde di sentirmi ripetere questo proverbio, assai comune fra quei popoli:" Nelle situazioni penose, bisogna farsi il cuore piccolo. 11 L'e– spressione è pittoresca e, da un lato, giusta, giacchè, effettivamente, le emozioni toccano sempre il cuore, ciò che, per molto tempo, indusse a ritenerlo come sede delle passioni. La letteratura, con le sue opere imaginarie, ha una grande azione sulla colturadelPemozione d'una !'-Ocietà Se essa esalta il sentimento, i suoi modelli sono presto imitati nella vita reale. L'esempio del romanticismo sta dinanzi a noi. l giovani del 1830 che risentivano le passioni di Byron e di \Verther furono perfettamente autentici. Oggi, poi, noi tutti possiamo notare la biz– zarra e insolita sentimentalità di qualche esteta prov– veduto di lunghi cape\li 1 di un linguaggio incompren– sibile e di una filosofia nera e sopra tutto vuota .... Da tutto ciò, io sono portato a credere che i nostri senti– menti, così i migliori come i peggiori, sieno per una buona parte le costruzioni dei poeti, che il popolo imita. Essi sono, sì 1 un prodotto sociale - e quindi un effetto - ma essi reagiscono fortemente sulla società, come cause efficaci. Qualunque sia il mezzo usato, lo scopo, se non fa. cile, è semplice. Per poter dare tutta la propria forza, bisogna essere padroni di sè e sciupare nell'emozione la minore energia possibile .... Io non sono per questo ostile ai sentimenti; ve ne sono molti che bisogna conservare piamente, ma a porte chiuse. In quanto agli altri - quelli che non sono punto giustificati e che tendono a perturbare a ogni istante la nostra attività mentale e che ci fanno rasentare talvolta la pazzia - devono essere combattuti con tenacità. Il segreto della grandezza e lo scopo della nostra civiltà è di epurare il sentimento, di renderlo di una tale limpidezza che esso non possa più in alcun modo oscurare la luce del nostro pensiero. GUGLIELMO EVANS. Giosvè Cardvcci prosatore In un elegante e maneggevole volume 1 che alla mole si direbbe di non più che cinque o seicento pagine, e invece, per un felicissimo avvedimento tipografico, è di circa pagine mille e cinquecento 1 sono di recente uscite presso la casa Zanichelli, a cura di Alberto Dallolio, già sinclaco di Bologna, e con una breve prefazione del– l'autore, le prose di Giosuè Carducci. E sono uscite - sia casuale o voluta la coincidenza - in un momento che più opportuno non avrebbe potuto essere: nel mo– mento, in cui il Maestro, ornai vicino ai settant'anni e fisicamente, non nell,animo e nell'intelletto che ba sem– pre gagliardissimi e vividissimi, deperito, diceva un addio pieno di dignità o di tristezza alla cattedra da lui gloriosamente tenuta per quarantacinque anni, e nel momento in cui la patria, da lui tanto onorata ed amata, statuiva, alla sua volta, di onorar lui conferendogli la pensione nazionale di dodicimila lire annue già fruita da .Alessandro Manzoni. Pensione modestissima 1 al con– ferimento della quale tuttavia furono contrari, nel se– creto dell'urna, ventun deputati e sei senatori, o illet– terati o gesuiti; e per la sincerità. della cosa, mai!sime trattandosi di onorare un uomo cosl rudemente sincero, non fu male. Enotrio deve aver sorriso di questo manipolo a lui ostile nell'ombra ed essersene virilmente compiaciuto meglio che di una bugiarda e convenzionale unanimità. Chè quei ventisette legislatori, giovani e vecchi, quale si sia stato il perchè della loro occulta malefatta, hanno, in fondo, reso il miglior omaggio alla sua strenua com– battività. e confessato esser ancor brucianti cert'aspre verità da lui dette, e non finita e ancor necessaria l'opera sua .... Propizia e significativa la contemporaneità dei tre fatti, perchè essa par riaffermare e eonsacrare tangibil· mente Pideale armonia e l'unità indissolubile che vi è, nel Carducci, fra lo scrittore e il maestro e ammonire e ricordare che nè quello da questo nè questo da quello può esser dissociato e che l'uno e l'altro vanno in pari tempo e con ugual senso di devozione e di riconoscènza onorati. E propizia altresì, perchè suona come un invito a considerare, nel suo insieme, l'opera. di lui; della quale so si è concbiuso il ciclo didattico, è però ben lungi dal– l'essere terminata ed esaurita l'esplieaz.ione letteraria. Il degno vecchio con indefes!:la alacrità continua a la– \'Orare attorno alla nostra letteratura; simile nella so– lerzia infaticata a un altro gran vecchio, anche più inoltrato negli anni e che, come il Carducci la filologia e la critica, cosl la filosofia dedusse di cielo in terra volgendola, dalla nubilosa astrattezza cara ai metafisici di tutte le scuole, all'osservazione dei fatti e non altro che dei fatti: Roberto Ardigò, voglio direi il quale Ila bensì compiuto l'edificio, che fin dall'inizio della sua nuova carriera filosofica. vagheggiò e disegnò, e ba det– tato quel ch'egli chiama il suo fllosoflco testainento; ma pur séguita e a scrivere e a stampare, genialmente e giovanilmente operoso malgrado i settantasette anni che ha compiuto il 28 di gennaio. E l'uno e l'altro - il poeta. e il filosofo - possano salutare ancora molt'albe annuali e vedere più profondi e diffusi che or non sieno gli effetti dell'opera loro! Quanta. retorica, vecchia e nuova 1 rimane da fugare! e quanti falsi filosofemi, antichissimi e modernissimi, da rimuovere!.. .. . * * A differenza dal precedente volume delle Poesie, che tutte le raccoglie 1 il libro presente non contiene tutte

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