Critica Sociale - Anno XV - n. 6 - 16 marzo 1905
CRITICA SOCIALE 91 li Menger comincia il suo studio osservando - sulla falsariga del marxismo - che 11. tutti gli ordinamenti giuridici finora esistiti sono sorti, in ultima analisi, come una imposizione di una minoranza di potenti m e che 1 " malgrado i numerosi tentativi delle classi inferiori per trasformare a loro vantaggio lo Stato e la società, fino ad oggi è ancora da crearsi in teoria ed in pratica un sistema giuridico che abbia per finalità il bene della gra11de massa anzichè quello di pochi potenti ,,. Nè questa finalità può raggiungersi col metodo spiccio, ma assurdo e negativo, degli anarchici; poichè il sistema anarchico, imperniantesi sul concetto che il libero giuoco delle forze e pa!isioni umane basti a guarentire un'ar– monica convivenza fra gli uomini, urta contro difficoltà insormontabili. Già, fin dall'antichità, Aristotele aveva notato che, per far senza dello Stato, occorrerebbe che l'uomo -- animale essenzialmente politico - fosse do– tato cli qualità morali da angelo. Non è adunque sulla esistenza o meno dello Stato che si possa discutere, bensl sul suo :funzionamento, sulla sua composizione e struttura. Secondo Meuger, qualunque sia la forma esteriore as– sunta, lo Stato attuale - che ogli chiama individuali• stico e della forza - ha per caratteristica fondamentale di occuparsi quasi esclusivamente degli inte,·essi indtviduali dei 1Jote11tia danno di quelli delli classi deboli e pove1·e. " A tale tradizionale forma di Stato, che si è sviluppata dalle condizioni di potenza militari e politiche analoghe o conformi un tempo in tutto il mondo civile, noi oppo• poniamo lo Stato .iocialista, ovvero lo Stato popolare e democratico del lavoro. ,., Lo Stato moderno (mostrnoso e complicato e<liflcio, nel primo piano del quale abitano i nobili, i ricchi oziosi e i grandi funzionari, mentre le grandi masse del popolo lavoratore sono confinate nelle soffitte) deve essere a poco a poco abbattuto per far posto ad una nuova forma statale, in cui è completa l'organizzazione del lavoro intellettuale e materialo dei cittadini, e la distribuzione dei beni prodotti è fatta nell'interesse dell'intera popo– lazione. L'Autore indi illustra il concetto che un ordinamento socialista non può avere lo scopo di sradicare l'egoismo dal cuore umano, bensl quello d'indirizzarlo bene e di eli• minarne gli eccessi; analizza le idee intorno alla libertà e all'ug,iaglianza dei cittadini, dimostrando quanto effi– mera sia la libertà politica ed economica goduta oggi dalle classi povere, e quanto erroneamente pensino quegli scrittori, i quali ritengono impossibile in socia– lismo una specifica disuguaglianza economica degli in– dividui. Affaccia poi la questione dell'ordinamento della vita economica e della vita famigliare nello stato demo– cratico del lavoro. Colla sparizione della distinzione tra diritto pubblico e diritto privato, l'istituto della proprietà privata - che ha la sua origine nel diritto romano - subirà una pro– fonda trasformazione; i beni saranno divisi secondo il loro carattere economico in tre grandi gruppi : beni di consumo, O(l(JeUi d'uso, mezzi di, produzio11e. Pei primi sarà. conservata la completa proprietà pri\•ata. Pei se– condi sarÌLconcesso dallo Stato un diritto di usufrutto. Quanto ai mezzi di produzione, spetteranno esclusiv11- mente allo Stato e alle associazioni statali j il loro uso costituirà. puramente una condizione di ratto, ed av• verrà. sempre per conto dello Stato. Relativamente al modo onde i prodotti verranno distri• buiti, MenKer distingue i si.:,temidistributivi in soggettivi. ed oggettivi. La caratteristica dei sistemi soggettivi sta in ciò, che i beni di consumo e il diritto di godimento dei beni d'uso si agsegnallo ai singoli cittadini a seconda doi loro bisogni. Nei sistemi oggettivi invece la distribu– zione avviene secondo un principio generale e non già a seconda della contingenza del bisogno privato. 11 Il socialismo, che ammette la disuguaglianza econo– mica, può basarsi tanto sui sistemi soggettivi quanto su quelli oggettivi. ,., Lo Stato popolare del lavoro dovrà poi introdurre cospicue modificazioni nel diritto contrattuale e delle obbligazioni. La proprietà da parte dello Stato degli oggetti d'uso e dei mezzi di produzione e l'organizza– zione pubblica del lavoro sociale, nel mentre garanti– ranno alle masse un'esistenza d'uomini civili, toglieranno anche al contratto di lavoro l'odierno odioso carattere coattivo, per cui la libertà dei contraenti non è che ap– parente, e il locatore d'opero ai trova in istato di paleso inferiorità di fronte al conduttore. Passando alle istituzioni che ser\•ono alla propaga– zione della specie, l'Autore si dimostra contrario tanto alla poliandria o alla poligamia, quanto al matrimonio colletth•o e al libero amore. 11 libero amore aumen– terebbe smisuratamente la vita sessuale a danno del benessere fisico ed intellettuale; perciò il matrimonio potrebbe essere conservato nella sua forma attuale, u riformandolo semplicemente nel senso di renderlo dis– solubile, occorrendo motivi e ragioni gravi , 1 • Circa i rapporti tra i genitori e i figli, J\Ienger è pro– penso (per elevare un argine contro l'aumento soverchio della popolazione) ad imporre l'obbligo ai genitori di mantenere ed educare la prole fino all'età. in cui ò atta al lavoro. Nei riguardi del diritto penale, è evidente che lo Stato socialista punirà molto meno severamente i delitti contro la proprietà, 11 non solo perchè sarà scomparsa comple– tamente la potenza delle classi abbienti,ma anche perchè, col diritto all'esistenza guarentito ad ogni cittadino, la molla più potente dei delitti contro la proprietà. verrà a mancare. ,, Viceversa, l'obbligo generale al lavoro costituirà la base per una nuova figura di reato {che si chiamerà. nato d'ozio). Dalle finalità. più alte e generali dell'uman gene1·e, venentlo a discorrere della forma della costituzione dello Stato, l'Autore predice che, mentre presso i popoli latini lo Stato democratico del lavoro rivestirà la forma repub– blicana, le monarchie inglesi, tedesche e delle altre nazioni germaniche potrebbero invece, mediante una politica adatta, fare sì che anche nell'ordinamento nuovo la monarchia continuasse a sussistere per parecchio tempo e forse indeterminatamente. E la ragione di questa diversa soluzione va cercata nel fatto che " le capacità rivoluzionarie dei romani sorpassano di molto quelle delle popolazioni germaniche ,.,.In questa constatazione Menger è d'accordo con Jaurès. Se non temessimo di dilungarci troppo, potremmo se– guire l'Autore nelle sue considerazioni intorno alle di– stinzioni del potere esecutivo, legislativo, giuridico e am– ministrativo, e intorno alle funzioni dei Comuni e delle Associazioni operaie nello Stato socialista i ma amiamo invece portarci senz'altro all'ultima parte del libro, quella che offre maggiore interesse pratico, poichè tratta del " Passaggio dallo Stato attuale allo Stato democratico del lavoro ,,. Non si può certo affrontare il problema formidabile del come diviene il socialismo, senza precisa.re l'origine e la natura del movimento sociale contemporaneo; movi– mento che per molti rigllardi è un fenomeno unico nella
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