Critica Sociale - Anno XV - n. 4 - 16 febbraio 1905
CRI'f!CA SOCIALE 53 nuova scuola rh•oluzionarinj essa vedo nel Sindacato operaio un elemento capace di costituire cli~ solo, indi– pendentemente e ruori dallo vecchie forme esistenti 1 la futura organizzazione sociale, o io cib è una vera de– viazione dalla conct,ziono socialista o dal pen'liero scien• tifico. 11 Sindacato ò una rorma sociale di natura. econo• mica, che sorge 1 nella grande massa lavoratrice, spon– taneamente e non come rifte~so della presente struttura sociale e del vecchio pensiero giuridico; la sua diffu– sione in tutti i paesi 0\'8 la vita economica ha raggiunto un alto grndo di sviluppo, o l'unirormità. fondamentale della costituzìono sua o dei suoi fini prossimi e remoti, h1.scianoerodere che esso costituisca effettivameuto il germe della futl1ra organiu:n:done sociale; ma esso è ancora una forma di natura elementare, un germe, come lo abbiamo chiamato, o uu indistinto sociale, incapace, neUa sua couformazione attua\e 1 ad e.!i!plicarc le molte– plici funzioni di una società umana complessa ed estre• mamente differenziata; O!il!IO dovrà $!VOigersi, subire adat– tamenti vari, creare, per fusione o per scissione, organi di coordinazione o di specializzazione, o iu quest,) pro– cesso avrà sempre di fronte lo vecchie formazioni so– ciali, capaci, a volta n volta, di ritardarne l'ascesa 1 di piegarlo, di deformarlo, di arrostarlo anche. li Sindacato per la legge imprescindibile del minimo sforzo, dovrà. discernere fra le vecchie forme sociali, utilizzando e volgendo ai suoi flni tuUo quelle che potranno· agC\'O– largli il cammino Il supporre che nella organizzazione sociale tutto sia da rifare è un assurclo scientifico e pratico; se non nel contenuto statico - forme politiche ed economiche, patrimonio legislativo e morale - esiste nella dinamica sociale tutta una formazione atta a fa– cilitare l'integrazione delle nuovo energie e del nuovo pensiero socialo, che è i I prodotto di secoli di \'ita umana e che non potrò. eliminarsi senza distruggere la società stessa. Le veechio forme sociali erano statiche e l'evoluzione natural'J lo IHl 1·csosomprn più dinamiche. e tutto quello che In questo senso la civiltà ha prodotto e viene 1>roduconclo ò conquista po.11itirne \'itale. La nuova dottrina del Sindacato sarebbe puramente tllogica se non rosso basatil su un presup1l0sto che, seb– bene taciuto, è necessario e pale~e: la realizzazione cioè di uno stato sociale amorro di transizione. Jnfl:Ltti,sol– tanto in una convivenza. umana J)rimitha 1 senza orga– nizzazione e senza prodotti storici, può supporsi che le forme sorgenti siano f\tte ad espandersi direttamente ed a costituire da sole una società. organica; ma, se questa condizione può es~ere un'ipotesi teoricamente utile in sociologia, nell'epoca preseute ò uno stato di ratto im– possibile ed assurdo, o il supporlo attuabile, se può ri– conciliare colla logica formale la dottrina del Sindacato, la distacca completamente dal J>ensiero positivo. Un fatto recente, cho metto in piena luce quest'intimo contenuto della nuova teoria rivoluzionaria, sì è 8\'uto con l'ultimo scìopero generale. L'iltteggiamento che il pensiero rivoluzionario ha assunto di fronte a questo sciopero è veramente sintomatico; per e.3so l'afferma– zione proletaria del settembre scorso, provocata e giu– stificata dal\n. legittima indignazione contro i sistematici eccidii di lavoratori compiuti nello lotte economiche e in difesa di interessi economici, che il Oo\•erno italiano non impedisce, trascendo il significato e la portata di uno sciopero anche ge nero.le, o diventa rivelazione di una nuova arme, di una nuova forza. e di una. nu0Ya intellettualità proletaria, non solo, ma esperimento di presa òi possesso e di gestione collettiva della co.3apub– blica. Quale intimo no~so rra il fatto e le illazioni che da esso si traggono? Che co~a distingue nel contenuto e nella rorma quello !!Clopero dai tanti che in Italia e fuori riuscirono perlomeno altrettanto educati\'i e certo più fecondi di utili risultati per la classe proletaria? Esso, per la ,,·,rusione a\'l1ta e per il largo contributo di simplltia c "accolto nelle masse lavoratrici, è riuscito a ,il"u , •to una C0'!a: che la psiche pro- letaria non r1 pnL e non vibra sotto l'eccita- zione dCE!' 1mpll 1nom,1• nolitici, come sotto l'cc• citazione ;rnr)J1 li II Lt1,r .,timentalo. Dimo~tra- zione dl far.. ·t1wtn, ehtien• • nuova nè impre- veduta per que, h~t he iu.mr> 'l '1a serenità di giudizio nelle coso . rie comu non e che, se deve avere virtù di ai.. tr,\1 •.,.. <iti- molare il partito ad acc1·0s .... !otaria, la couoscenza dello CIL. wnd, che dominano il rato sociale. ll supporre che un nu0\'O intimo , ~to rlt~ll: vita collettiva. possa sorgere dopo un per,,., nella funzionalità organica della vecchia• forma:t.",– sociale, ò come supporro che il pensiero, dopo il riposo, si riatth•i con un diverso patrimonio di sentimenti, di idee, di relazioni logiche o di atti di volont.à; è come supporre che, in prima\'ern. 1 la linfa ri:1a\ente per i tronchi possa produrre roglie o fiori dÌ\'0rsi da quelli che ha reso al sole <Lelloprinuwcre pas,:mte. Ma lo scio– pero è un arre~to di vita nell'organismo sociale: è la morte appareute del granclo nemico, e, per chi que,,ta morte ritiene necessaria per far sorgere dal nulla il nuovo come creazione da atto divino, esso 11011 può non apparire come preannuncio sensibile del gran giorno della palingenesi sociale. Lo sciopero Ila un proprio campo d'azione e una pro– pria ruuziono specifica da cui non può essere sottratto; osso 1 conto fonom~no e.~~euzialmente negativo nella com– pleisa attività sociale che ò sorgente unica di S\'iluppo o di perrezio11nrnonto, non può essere chiamato che a vincere e smontare lo resistenze che la struttura sociale costituita, por legge d'Inerzia o in nome di interessi e di egoismi l'istrottl 1 oppone alla libera. esplicazione di energie e all'a.ffermazlone di diritr.i già formati e ma. turi. Lo sciopero può essere l'ultimo termine di una serie evolutiva 1 non il ))unto di partenza; come atto vo– lontario può 011porsi ad attl volontari che Bi sovrap– pongano ulla naturale J)rcs,,iono delle cose, ma il fare di es;,o un istrumento di la\'0ro sociale positivo è meta– fisica nel pensiero e 1rnò e!:lsere sorgente di regresso nella realtà. r~uori delle energie progressive e inteusiflcatrici della. vita collettiva. non esiste possibilità di r1nnornme11to sociale, e senza uno &rorzo costa11te per penetrare e utilizzare le forme fondamentali dell'organismo esistente non è azione socialista. f);LJCE CERA)IICOLA. Avete la 1" annata? UAmmi11isfrazio11edella Critica <' sempre clispost<i a 1·icamuiare co11 ltll(t qual.,;ia;,•i s11ccessira ftlllUtta, rilegata, oppure con ,m r1111w<l 1abfJ011rrn1e11tu, l'invio che le u11isse fallo cl<•lla la.awwta (1891) di Critica Sociale ili buono staio <li co11serrnzio11e. Ricam/Jieremo co11 OJ)tm·oli, a richiesta, 091111110 dei se– gue,ili numeri separali ,lello stesso 1° anno: 4, 5 1 6 1 7, 8 1 10, 12, 13, 16, 17.
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