Critica Sociale - Anno XV - n. 4 - 16 febbraio 1905
62 CRITICA SOCIALE industrie nell1Jl(t11dicii1·terbuch più sopra citato) la man– canza qua!'li assoluta di lavori e di monografie sull'ar· gomento; tanlo che por :a letteraturn. siamo ancom co– stretti a ricorrere a un libro molto mal fatto di Gregorio Oregori, intitolato II De piccole industrie dei contadi11i ., (Treviso 1891),e a un Manuale Jlocpli di Alberto E:rrera sulle u Piccole industrie rurali "' che presenta pure pa– recchie lacune. li Sombart dico che chi volesse farsi un'idea procif!a sulla ditrusio110 e sull'importau;-;a economica di queste indul'-trio in lhllia doHebbc studiare i rapporti in genere di tutta l'industria nazionale. Accontentandoci di nccen– nare sommarlnmcnte 1 diciamo che, oltre la tessitura. ca• salinga e la fabbricazione a mano della tela, diffuse, si può dire, in quasi tutte le uostre campagne, abbiamo la filatura della 1,eta che, secondo il censimento del 1881 1 occupava Hf».073 persone, mentre la tessitura della seta no impiegava circa 20.000; abbiamo la fabbricazione dei pizzi al tombolo o ai fuselli, specialmente nei dintorni di Chiavari, noi Comasco e nel Veneziano; la tessitura e l'intrecciatum della paglia 1 fiorentissime in tutta la 'J'oscana e reJ,rioni adiacenti. Noll'~milia troYiamo l'i11- du~tria dei trucioli; nel Veneto la fabbricazione cli scatole per fiammiferi, di giuocattoli, cli strumenti in leguo (quali: mobili rustici da giardino, ra.strelli 1 arcolai, forconi, trappole, ecc., ecc.); nella provincia di 'J'reviso 1 la luorazione del crine da ca,•allo e dei vimini. A Ma– niago si fabbricano i celebri coltelli. Una speciale menzione merita l'industria del legno della Brianza (falJbricazione di mobili artistici) che poco tempo fa ò stata oggetto di una l>olht monografia da pill'te della Socieli~ Umanitaria di Milano. ( 1 ) Parecchi Consorzt e Società agrarie d'Italia cercarono pii1 volte di favorire lo sviluppo cli queste piccole in– du'!trie che, come si è già visto, pos..ono esercitare una molteplice influenza benefica e tra le popolazioni rurali e tra gli operai della città. E~se, 111ratti 1 serYono a to– gllere i contadini dall'ozio forzato dei mesi d'inverno e forniscono loro una fonte cli reddito accessorio; pon– gono un arg-ine all'eccessiva rarefazione della mano d'o– pera contadina. e - ostacolando resodo dalle campagne - fanno sì che le popolazioni rurali non abbandonino troppo spensieratamente il suolo fecondato dal loro su– dore per immigrare nelle città ove, per la concorrenza che muo,·ono a corte categorie di lavoratori u11s~·illed, cau– sano ripercu~sloni dolorose o inton1nflcano i mali della disoccupazione. Presentemente esistono in Milano duo Società. che hanno appunto per i,;copo di favorire que;;te industrie rurali: la Societ(Ì ver le scuole (legli aclttlti e J}('rla cliffus{o,i,- (l,-l[e piccole inclllst,·ie nelle campagne, e la Societù Umanitaria che, tra l'altro, a norma del suo statuto sociale, devo cercare di migliorare le condi - 1,ioni dei lavoratori dei campi e alleviare i mali della disoccupazione cittadina. Senzn pretendere di volere qui tracciare ad alcuno qua.\iiia;;i linea di condotta, ci pare che queste Società, nell'e;;plicazione della loro opera a questo riguardo, potrei.Ibero con vantaggio uniformarsi allo seguenti norme : raccomandare agli agricoltori la conservazione delle piante industrio.li, poicbè le piccole industrie rurali fioriscono specialmente li\ 0Ye è abbon– danza di legname da lavoro; eseguire ricerche pratiche sulle piccolo industrie di una determinata regione di prOYincia; promuoYere, di tratto in tratto, speciali espo– sizioni o mostre di tali industrio, stal>ilendo premi e distinzioni poi migliori produttori; distribuire sussidi di (1) J/tndustl"lfl dd fttJIIQ 11611(1 B,·um.::11, Mllruio, 100(. incoraggiamento a gruppi di contadini che attendono alla produzione di oggetti di con~umo localo, allo SCOJJO anche di render loro por.i-ibile l'acquisto di macchine ed utensili perreziooati; provvedere alla istituzione di conferen1.e ambulanti sopra argomenti tecnici riguar– danti l'esercizio delle piccole industrie, con particolare riguardo alla natura della produ1,ionc e del consumo locale i trovar modo di favorire lo spaccio doi prodotti fabbricati; fornire i produttori di piccolo col\e1,ioni cli modelli o campioni, adatti alle varie località e facil– mente imitabili i premiare, infine, quei proprietart e conduttori di fondi i quali saranno riusciti ad indurre i contadini a lasciare le proprie stalle per riunirsi in un a?posito od unico locale di lavoro, convenientemente e igienicamente riscaldato. CONCLUSIONI. Col quadro che nbbiamo rapidamente abbozzato, cre– r'liamo di avere dato un'idea genera.lo dell'importanza economioo-socinle e dellu forLa vitale delle piccole in– dustrie domestiche in genere e rurali in ispecie. F'orse qualcuno - dato l'odierno rigoglio della grande indu• stria. - potrà rimanere sorpreso della capacità di resi– stenza e della estensione di questi piccoli mestieri; ma, per chi bene O<iservi,in que .. ~to fenomeno non v'ò nulla che possa destare il nostro stupore. Pur facendo astrazione da tutte quelle innumerevoli iudustrie che sono difficilmente sottoponibili a procedi– menti meccanici e che sfuggono per loro indole al do– minio della grande indu!ltria (quelle artiHtiche e quelle istituite per riparare e riagi{iustare strumenti già usati sono nel novero), non Ya dimenticato che, se è vero che le piccolo economie sono continuamente assorbite dalle maggiori - come disgero 11arx ed altri economisti che lo precedettero -; parallelamente a questo processo di accentramento se ne produce un altro 1 centrifugo, che è il diretto contraccolpo del primo o che consisto nella creazione ininterrotta di nuovi rami di produzione, i quali cominciano sempre sotto la forma di piccola in– dustria. È il ritmo eterno di attra1,ione e di ripulsione che anche qui si maniresta. Ogni grande industria - come pianeta cui girino d'attorno i satelliti - comporta Papparizione di un numero più o meno grande di pic– cole; in parto per supplire a' suoi di\'er:ii bisogni 1 in parte per facilitare a' suoi prodotti una trasformazione ulte– riore. Per non cita1·e che un esem1>lo: i progressi della fllatura hanuo dato luogo a una domanda considerevole dì naspi e di filatoi, che gii operai dei distretti dei laghi inglesi conrezionano generalmente a mano e a domi– cilio. Inoltre la grande industria dà origine ad un nu– mero cospicuo di piccole (1), creando nuovi bisogni in mezzo ai consumatori. Così, il buon mercato delle ~toffe di lana e di cotone, della carta, dell'ottone, ecc., ha rRtto nascere centinaia di piccole industrie novelle, i cui pro– dotti, di recente invenzione, ingomlJrano le nostro ca.-.e; e mentre taluni di qu.e:sti piccoli accessori dell'arreda– mento e dell'ammobiliamento, ecc., sono già entrati nella fase della rabbricazione in grande, tutti hanno aYuto il loro periodo della fabbricazione in piccolo. Dieiamo pe1·tanto che ~ a nostro avviso - errano coloro ì quali - osservando un solo lato dell'evoluzione capitalistica - credono alla completa sparizione della piccola economia; in ogni ca-,o pensiamo che l'avvenire non potrà esclusivamente appartenere alla grande in– dustria accentrata nelle mostruose metropoli. La produ- ( 1) SI ,·uo\c c110,più una nazione hn genio teoulco Inventivo, più eeu, ()OSSlelln Ili quoste plCIOOIO Industrio ll,USll!l\l"IC.
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