Critica Sociale - Anno XV - n. 3 - 1 febbraio 1905

38 CRITICA SOCIALE affermando che egli non intende ricondurre l'Inghilterra ai tempi anteriori all'instaurazione del libero scambio, e sofisticando sulle parole. La quale cosa ò tanto più significativa in quanto la Lega per la riforma dogauale continua per suo conto l'applicazione delle prime idee estreme del maestro, affaccendandosi a preparare un di– segno cli tariffa JJrotetti,·a generale. Siffatta contraddi– zione è, per certo, uno dei lati deboli della causa neo• protezionista. Le primo constatazioni dianzi aceennate conducono adunque Chamberlain a proclamare la bancarotta del liberismo e la necessità di una nuova politica fiscale fondamentalmente ispirata ai principi del protezionismo, di cui canta la ,,ittoria in tutti i paesi civili. E qui al prote;donismo si innesta l'imperialismo. L'Inghilterra ha in tutte le pnrti del mondo Colonie, che rappresentano per la madre patria un vasto mercato per il colloca– mento dei suoi prodotti. Rappresentano, non del tutto però; chè la concorrenza si è infiltrata anche nelle Co– lonie, e il dominio commerciale dell'Inghilterra non è più sicuro e incontrastato. D'altra parte, le Colonie banno molto anch'esse da esportare; necessita. puro ad esse un buono e sicuro mercato cli sfogo. Dall'incontro di queste due necessità, Ohamberlain fa sprizzare l'idea dell'Unione clo~anale del grande Impero britannico, nei termini della reciproca ii preferenza ,,. L'Inghilterra. offrirà il libero ingresso a.Ile merci provenienti dalle Colonie, mentre imporrà dazt alle merci consimili di altre JWO\'enienze; ocl offrirà alle prime, a seconda. dei casi, una tariffa assai piì1 ridotta, u a 1Jrefere11fial tariff ,,, di quella im– posta. alle seconde; in compenso le Colonie faranno uguale tratta.mento all'importazione delle merci inglesi in confronto di quella degli altri paesi. Per tal modo 11Tmperobritannico diventa una immensa Lega difensiva contro lo industrie e i commerci dei paesi che ne stanno fuori; si stringono vicppil1 i legami che uniscono le Co– lonie alla madre patria e le Colonie tra di loro, perchò l'Jmpero costituirebbe un solo grande territorio doganale, la cui anima sare1Jbe 1 per ogni elemento che lo costi tuisce, il criterio della reciprocanza; vivificata così dalia comunanza degli interessi materiali, la tradizione impe– rialista riacquisterebbe l'antico vigore e splendor nuovo• Naturalmente in tutto questo deve entrare anche il pa– rere .... delle Colonie. Quale ò il loro pensiero su di ciò? Lo ,•edremo in seguito. ... Un altro aspetto, sotto cui si presenta. la questione sollevata da Chamberlain, è quello dell'interesso della classe operaia. Nel suo discorso di Londra, egli, basandosi s'ull'auto– rità del prof. Ashley, che ha scritto un importante la– YOrosull 1 argomento, intese dimostrnre che il migliora– mento delle classi operaie tedesche, dacchò fu adottata in Oermauia. per opera di Bismarck la politica. prote– zionista, fu molto più grande, pili rapido e permanente che non quello del proletariato inglese sotto il regime perdurante del libero scambio i e che questo regime è antinomico con qualsiasi forma di protezione d~l lavoro. La concorrenza delle merci estere, a miglior mercato che non quelle inglesi, finirà. - egli disse ~ per abbas– sare i pl'ezzi e con essi i salari, determinando altresì in larga misura la disoccupazione. E, dalla critica alla li– bera int.roduzione delle merci, Chamberlain passa alla critica della libera importazione della. mano d'opera. 1\nchc in questo campo bisogna instaurare un prote– zionismo curensivo, ed egli invoca i più energici poteri di controllo sulla immigrazione, esercitati dal Governo. Ma, comprendendo l'insufficienza e l'odiosità di tali mi– sure, è pronto a esibire una ricetta pure per sif– fatta malattia, ricetta che il ctott. Jlertzel gli ha con• segnato prima di morire. Si tratterebbe di deviare verso l'Africa dell'~~st la corrente migratoria i:::haora volgesi all'Inghilterra; là sono centinaia di migliaia di chilo– metri quadrati di terre occupa.bili, che potrebbero egre• giamontc servire allo scopo di sFollare l'isola superba e di tenere alti i salari dei suoi lavora.tori. Poi ritorna a meditare sul fatto singolare che, malgrado i progressi ciel commercio estero e dogli affari in generale segna– lati dalle itatistiche degli ultimi anni, il posto che oc– cupa l'Jughilterra nel mondo non è più quello di un tempo, e le condizioni del lavoro sono tutt'altro che mi– gliorate, se è Yero che tredici milioni di persone in In– ghilterra siano sull'orlo della miseria e della fame, come affermò Oampbell Bannerman, un amico, badate, del li– bero scambio. Questo è il colmo delle contraddizioni per Charnber– lain: riconoscere un tale ratto, e conservare, ciò nondi– meno, fedeltà al libero scambio! La spiegazione dell1e• nigma gli è fornita da un tedesco, uno studioso di cose coloniali, il dott. Cari Peters, che ha scritto:" L'Inghil– terra è ancora una grande nazione. Essa ha intelligenza e prosperità meravigliose; ma ~i avvia per uua nuova strada. Mentre un tempo fu il pilt grande dei paesi in– dustriali, ora il suo popolo è ognora più impiegato negli urttci di flnanza) di distribuzione, nel servizio domestico, in cose cli questa specie. ,, Questo potrà significare, ag– giunge Chamberla.in, più ricchezza ma meno benessere. E scongiura il suo popolo a comiderare se gli effetti di questo stato di cose non siano, 0, 1 0 desso perduri, la di– struzione di tutto ciò che ebbe di migliore l'Inghilterra, che le diede re1)Utazione e potere nel mondo. Dovrà PTnghilterra ridursi ad essere una specie cli Olanda, ricca sì, più ricca di quello che un tempo fosse, ma fattore trascurabile nella storia del mondo? Gli soccorre nl pensiero anche l'esempio dell'Irlanda, la quale, dopo l'introduzione del libero scambio che ne sacrificò l'agricolturai la sua industria tipica, ha visto sì aumentare in sè considerevolmente le ricchezze, ma diminuire nel medesimo tempo la popolazione quasi del cinquanta per cento, fl decadere l'antica importanza. Il grande Impero britannico è l'ultima, !'unica àncora di salvezza . " Voi -- dice Chamberlain ai suoi uditori con conci– tazione oratoria - sarete tenuti responsabili dai vostri dbieendenti di essere stati troppo deboli, troppo egoisti, di non aYer saputo conservare la grande eredità lascia– tavi dagli antenati. Se qualcosa oggi avvenga che la distrugga, tutta la gloria che avvolge la nostra. storia, la continuazione delle grandi tradizioni in cui viviamo e ci moviamo, la nostra influenza nei Consigli del mondo, tutto questo sparirà con l'Impero a cui apparteniamo. Obi ci assicura. che, nei momenti di crisi, che possono molto probabilmente sorgere, i legami cli sentimento che collegano le varie parti del\ 1 Impero siano più sufficienti da soli a mantenerne la compagine, di fronte all'incal– zare dei DUO\'iImperi che si vengono formando e alla loro concorrenza? ,, È importante rilevare subito, e le 1>arole testò citate ne sono una prova suggestiva, che l'imperialismo inglese bandito da Ohamberlain non è un movimento di espan– siooe di forze crescenti e invadenti, come si dice e si crede generalmente dagli ammira.tori di tutto ciò che sa di imperiale, ma un movimento difensivo, una corsa ai ripari di un edificio che minaccia di sgretolarsi da tutte

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