Critica Sociale - Anno XV - n. 3 - 1 febbraio 1905
CRITICA SOCIALE 45 La mente positiva di Aiistotile 1 opponendosi nella sua Polirica al progetto dell'idealista Platone di ugua– gliare la proprietà ed abolire la povertà 1 avverte che esso non è attuabile, eccetto che lo Stato eser– citi un serio controllo sull'aumento della popola– zione. Come vedremo nelle ultime lezioni, anche al giorno d'oggi i propugnatori di un nuovo assetto sociale urtano contro la stessa difficoltà, e, per dimostrare possibile una nuova organizzazione economiCfL della. società, sono costretti a porre in luce tutti i difetti cli questa produzione anarchica di uomini, che si verifica in base alla famiglia quale è costituita at– tualmente, e sono spinti quindi a proporne una trasformazione radicale, urtando la morale, il diritto e i principi religiosi oggi imperanti, e sostituendovi una morale, un diritto e una concezione religiosa razionalista, conformi alla nuova costituzione econo• mica, che, a loro credere) si va delineando. * * * Perchè il principia da noi posto risalti in tutta la sua importanza, ci sarà necessario vedere come esRo trovi sostegno nei fatti. 'E i fatti ci sono forniti dalla storia, dalla statistica e dalla fisiologia. In questa prima conversazione io non posso na– turalmente che accennare a volo i principalissimi argomenti che più tardi verremo man mano svol• gendo. LE PROVE STORICHE. Per bene intendere quanto verremo dicendo e ri• levare l'importanza che i fatti economici hanno nella evoluzione dell'amore e della famiglia, è opportuno tener presente la verità, trovata dal Loria, sulla di• versa costituzione sociale a seconda che la terra ò li hera o viene appropriata. Nel primo caso, come è noto, dei tre fattori della produzione uno solo sovrabbonda, proporzionalmente agli altri due: la terra. In tali condizioni sarebbe impossibile l'esistenza del profitto da una parte, del salario dal1'altra, se gli uomini non si costituissero in società a tipo guerriero e non si creassero i sa· lariati mediante l'istituto della schiavitù. Ma la società a tipo guerriero, in questo periodo in cui gli uomiui sono scarsi di fronte al suolo, in• nalza ad importanza fondamentale la procreazione, specialmente dei maschì. Ebbene, noi vediamo che in questo momento storico l'unione dei due sessi ò determinata unicamente cla questa necessità e che ad essa si informano unicamente tanto la sostanza quanto l'esteriorità del vincolo matrimoniale. 'l'erra libera, produzione illimitata di uomini 1 schia– vitù, soggezione della moglie e del figlio: ecco i feno– meni concomitanti. La donna è definita e considerata nelle società primitive come un "animale immondo" : essa viene apprezzata solo in quanto procrea, e, ac• cessoriamente, in quanto compie, unitamente allo schiavo, quei mestieri che il marito, dedito alla caccia e alla guerra, sdegna di adempiere. * * * Lo forme del matrimonio primitivo. - Un primo quesito che si impose ai ricorcatori delle forme ma– trimoniali dell'antichità fu il seguente: la forma primitiva di matrimonio fu la poliandrica, la poli– gamica o la monogamica? Solo da poco tempo la risposta definitiva è stata data: tutte tre le forme hanno coesistito, con prevalenza delle prime due: la ragione del vario evo!versi di tali forme presso i vari popoli è determinata in buona parte da motivi economici. La poliandria, ad esempio, si trova presso tribù isolate, alle quali torna difficile il procurarsi donne. 'l'ali tribù vivono su terreni poveri, dove quindi non possono coesistel'e molti uomiui contemporaneamente. Essi sono costretti ad emigrare per turno, ma, par– tendo dalla loro tribù, la.sciano a casa, insieme alle donne 1 qualche uomo per continua.re la specie e per difenderla nei primi anni di vita. Questa forma di matrimonio ha due conseguenze : L 0 rarifica la specie, perchè la donna che appartiene a più uomini è cattiva riproduttrice; 2° i rari figli che nascono hanno garantita la massima protezione, perchè, essendo figli di tutti gli uomini della fa. miglia, tutti sono ugualmente interessati al loro al• levamento e alla loro difesa durante le temporanee emigrazioni a turno dei genitori. La forma tipica di questo sistema la vediamo presso parecchie tribù antiche, ma si è conservata anche nei tempi odierni come una caratteristica nelle regioni montagnose del 'l'hibet, verso l'lfymalaja, dove appunto concorrono tutte le condizioni sopra accennate. Ed è strano che molti scrittori abbiano ricordato questo fatto tipico, rilevando invece come cosa me– ravigliosa che nelle regioni meno monhwse del 'l'hibet stesso, dove la vita è assai più facile e socievole, questa. forma d'unione sessuale non esiste. La ra• gione di questa differenza è unicamente economica e la vedeva il ,vilson, nella sua opera 'l'he Abolle of Snow, dove scrive: " Vi è una tendenza nella po1)olazione a crescere in una ragione maggiore della sua capacità. a produrre 11:l sussistenze, e a reprimere siffatta tendenza pochi mezzi sarebbero più efficaci del sistema thibetiano della po– liandria, connesso ai monasteri di monaci e di monache del Lama. Probabilissimamente esso non ru mai delibe• ratamente adottato, e discende da uno stato in sommo grado rozzo della. società; ma, in ogni caso, ha dovuto essere soprammodo utile a reprimere la popolazione in quelle, che Koeppen chiama così bene regioni nevose dell'Asia. Se quivi la popolnzione rosse cresciuta come ò cresciuta in Inghilterra in questo secolo, ne sarebbero derivate conseguenze terribili o per i thibetiani, o per i loro vicini immediati. Allo stato presente, ognuno quasi nell'Hymalaja ha un pezzo cli terra o una casa di suo, ovvero partecipa nella proprietà del terreno e della casa, onde trne protezione e sussistenza. " Fui alquanto sorpreso nel sentire che uno dei mis– sionari moravi difendeva la poliandria dei thibetani, non come cosa buona in astratto o tollerabile fra cri– stiani, ma come cosa utile ai pagani di un paese tanto sterile. A questo modo di vedere era indotto dall'os– servazione, che una popolazione sovrabbondante, io un paese sterile, dev'essere una grande calamità, e produrre perenne guerra e perenne miseria. 'J'urner aveva la me– desima opinione. " Abbiamo detto che il matrimonio poliandrico ha la sua ragione economica nella sterilità naturale del suolo e nella difficoltà per gli uomini della tribll di procurarsi donne dalle tribù vicine. Quando quest'ultimo elemento soltanto influisce, mentre il suolo è buono e la tribù è relativamente ricca, allora noi vediamo che non esiste la poliandria, ma, per avere un numero sufficiente di figli 1 le sin– gole leggi e religioni ammettono il matrimonio fra parenti immediati. Così, nella Persia antichissima, presso alcuni in– diani dell'Est e in alcune isole dell'Arcipelago 1n· diano, è permesso il matrimonio tra fratelli e sorelle, genitori e figli, specialmente fra il padre e la figlia. A Ceilan era lecito il matrimonio con la sorella più
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