Critica Sociale - Anno XV - n. 2 - 16 gennaio 1905
so CRITICA. SOCIA.LE demia. delle Scienze fa una curiosissima proposta (1); tutt.i gli statisti fanno rnffronti paurosi o chiedono· ad alta voce figli alle madl'i francesi; i preti tuonano contro l'immoralihì di questo unioni infeconde; iola fa una esposizione di donue incinte nel suo romanzo " P'écomlitf 11 ; e gli uomini di Stato pongono melan– conicamente a raffronto la misera natalitfl della Francia, con quella elevata della Germani:1 1 sua. ri– vale. Come vedete, il sacro e pudico velario della ca– mera nuziale è sezionato: gli operai francesi devono produrre figli per far dispetto ai tedeschi, incomodi vicini, e per diminuire i salarì, a maggior profitto dei capitalisti francesi. (Continua). AT'rll,IO CABTATI. (IJ Olà nol 188:>,un conrronto del rtl.J)ldo aumento òella JlOpola– zione In Germania <'011quello òclla t·rancln era stnto li motivo J)rln- 01p1llo di llnft dOIHJcrnzlono della rnmorn rrnnecse, ohe si (lO\'CSsc pron<'ùcro u. SJ>esc<lello fltato all'cducnz!onc e nll'l111ptego di ogni settimo Hgl!o nelle famlgllo più l)!soi;rnosc. Xci 1sr.o poi l'Actrdlmit dts Sr•ell(;ts si occupò assai di proposte conshn\ll, unn. delle qun.11 è caratteristica: dare n ogni J)Rdrc cl! ramlglln due, tro o qunttro voti, a seconda della gramlcz;,.a ctoua ram1glla stessa! L'ARTE DELLA VITA Soltanto l'igiene - fisica e morale - può indicare la regola di un'attività. normale. Vi ha un'arte di vivere, che conferisce scelte maniere di pon~are, di agire, di reagire alle eccitazioni esteriori e interiori, le quali ror– mano la superiorità. sociale dell'individuo, la sua forza di resistenza e di condotta. Chi sa essere sobrio eviterà certe malattie. Vi ha una tecnica per mangiare, per respirare, per dormire, che servirà assai a colui che la possiede. Noi dobbiamo anche soffiare il naso con una suffi.cente attenzione, giacchè una certa violenza abituale può dilatare la tromba di Eustacchio e aprìre la porta a malattie dell'orecchio in– curabili, che creano la sordità.. Su queste materie, non basta sapere ciò che è bene, bisogna essersi avvezzi a praticarlo, giacchè qui, come in ogni esercizio, nell'equi– tazione, per esempio, e nel ciclismo, le conoscenze teo– riche non possono in alcu,1 modo sostituire la pratica. Yi ha una educazione fisiologica che non può darsi ai fanciulli, nè ammannirsi ex cathedra, e che si ottiene soltanto con degli esercizi. Vivere fisiologicamente, tenersi correttamente, svilup– parsi armoniosamente, essere forti, resistere alle ma– lattie e sopra tutto e\•itarle, tutto ciò è un'arte; e colui che la possiede è ben superiore agli altri; nella mischia sociale, egli li batterà. facilmente. Quest'arte si applica alla vita mentale, e appartiene in certo modo alla medicina. . • * La misura della forza morale di un individuo consiste nel modo con cui egli reagisce alle emozioni. Jn ogni ora, noi siamo assaliti da sentimenti, ognuno dei quali tende a trarci fuori di un'attività moderata ed equili– brata. La nostra vita. è, in questo senso, una lotta con– tinua contro i nostri impulsi emotivi. L"istinto sessuale e l'istinto di consel'\'azione, sotto forme primitive o de– rivate, ci sollecitano piì1 o meno fortemente. E noi dob– biamo giungere a dominarli, giacchè solo a questo prezzo saremo realmente superiori. I poeti banno generalmente esaltati i sentimenti 1 e, secon(lo la loro etica, le grandi passioni olevarono l'in– dividuo. Romeo, che si uccide sulla tomba di Giulietta, ò il modello che gli scrittori tirarono in più esemplari più o meno corretti. Queste sono false concezioni dei no.~tri doveri reali. Sovente, il desorittore 1 che si com– piace d'una grande passione, è un buon borghese che non rischierebbe mai il minimo amoretto per timore di vincolare la propria libertà. li sentimento amoroso fu molto riscaldato dalla letle– ratura moderna. Su questo capitolo, gli antichi e anche i nostri classici erano assai pii', freddi. Forse che gli uomini si sono falti più appassionati? È possibile? In ogni modo, è certo cbe la letteratura ha sviluppato assai questo sentimento. La passione spinta all'estremo è una malattia mentale. Nessun sentimento deve squilibrare a tal punto l'indi– viduo normale. Rice\·etti un giorno la visita di un amico che mi raccontò il dolore in cui l'a\~eva. piombato la sparizione d'una donna amata. Egli aveva. appena co– minciata la narrazione degli incidenti del suo intimo dramma, che già piangeva. Fu un racconto <li singhiozzi o di gemiti. .. Dopo alcuni giorni, lo rividi: egli non aveva punto mutato. J suoi occhi erano sempre pieni di lacrime. Nell'impiego cbe occupava, le continue crisi cli lacrime, che lo coglievano, lo distoglievano dal suo la– voro e lo rendevano ridicolo .. Passarono sei mesi 1 e non cessa\'a di piangere. Egli non aveva altri segni di disor– dini mentali all'infuori d!Lquel dolore acuto e persistente 1 ch'era un vero delirio che reclamava legittimamente il soccorso del medico. Questo caso, certo, avrebbe potuto illmtrare l'influenza d'un'educazione viziosa, in cui tutti i sentimenti, liberamente manifestati, erano stati esa– cerbati da una coltura letteraria intemperante. Una grande passione rende sempre l'indi\•iduo pii', sottomesso a tutte le altrilj le quali, in fatti, si trovano generalmente associate. l grandi innamorati sono alla mercò di tutte le ecci– tazioni passionali. lo ne conobbi parecchi ch'erano dei giocatori impulsivi o dei bevitori incorreggibili o <lei morfinomani. Con ciò, certo, io non penso che occorra sopprimere il sentimento dalla nostra vita mentale. No. Esso è l'in– segna della nostra attività morale. Ma occor1·e canaliz– zare l'onda e dirigerla Yerso i territori oh'essa deve fe– condare, e in proporzione della sua utilità.. L'istinto di conservazione viziosamente sviluppato con <luce a un'esistenza penosa. Obi è pusillanime e si abitua n. temere esageratamente il dolore non è capace d'una vita normale. T,a maggior parte delle malattie, che ci assalgono, si complicano di rappresentazioni mentali, che ne esagerano i sintomi subl>iettivi. Basta portare un'at– tenzione inquieta sul polso o sulla respirazione perchò cambino di ritmo e si precipitino. Nelle affezioni croniche dei polmoni la tosse può es– sere pi\1o meno intensa, non perchè l'irritazione sia real• mente pii', o meno viva, ma 1rnrchè il paziente o sta nell'apprensione d'una crisi imminente o non vi pensa punto. Conobbi, non è molto, un vecchio bronchitico, convinto che, ogni sera, dopo pra.11zo 1 dovesse avere una crisi di tosse così violenta e penosa che lo lasciava quasi privo di sensi. Jo gli consigliai ili avvicinarsi alla sera un amico per discorrere e giocare. E la. crisi di tosse, che l\unmalato dimenticava, non si produsse pili. Un individuo ha un'emorragia cerebrale e cade in apoplessia. Quando ritorna alla lucidità, egli rimane paralizzato in una parte del corpo. Certi segni mo3trano che questa paralisi non sta in rapporto con una lesione organica; e, di fatti, essa scompare non appena Pamma– lato vien convinto ch'egli ha edificato semplicemente
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