Critica Sociale - Anno XV - n. 2 - 16 gennaio 1905

CRITICA socr ALE LaCOIIC8Zi0118 COIIOlllica ùo la fami~lia '" ,..._·,ynori, due parole lii g'i11stificozionc per questo titolo, chr ha scandalizinto nlrunc nnirne pie. 'l'uHo ci() che si studin, o elle forma un complf'SSO logiro di dottrine per RÒ slanli e legate fra loro dR C<'rti rnpporti cosbrnli e cnrnUeristici, si chiamn srirnza. l'na scienza isohtln, per sè sola, non esiste in ,·in lii fatto: è un'astrazinn<' eh<' l'ingegnosa brama di snpere ha crearo, 1,cr 11upplire, con certe conYen– zioni, alla innata po,·ertà cl('ila no~tra mente, inca- 1mct•di abbracciare tutto lo 8tihile e lii ,·edernc In stcrmirrnta uniHL ('osì, se noi prendiamo come oi::-getto delle nostre Ol-lSOn·uziouil'uomo, noi donemo limitarci a studiarlo, o sotto il punto di vi!-lbl del regoliu·o funzionamento dei !!!UOi organi vitali, e nvremo l'uomo fis iologico, o sotto quello delle lesioni di questi suoi orga.ni 1 o 11vremo l'uomo patologico. Oppure lo osseniamo quando, spinto dal bisogno ciel lucro, contratta, compra e ,·ende: e abbiamo l'homo teconomicus; o lo studiamo nei suoi vincoli con gli altri esseri della sua specie, e considereremo l'uomo giuridico, l'uomo mornle, il criminale, ecc., ecc. In realtà, non esiste nò l'essere puramente fisiologico, nè il µatolo:rico, nr l'rconomico, nè il giuridico, nè il morale o l'amo– rnle: esiste l'uomo, che è un misto di tutte quelle qualità e tendenze. La nostra suddh'isione è un mezzo scmplificativo per le nostro indagini: bisogna diffe– renzinre, per poi integrare. l~hhenc, io davanti a voi incomincio oggi a fare - con le mie povere (orze - qualcosa di simile per la fami,:rlia, considemta come un organismo per sè stante. Yoi certo sapete par rrrw· i concetti religiosi, giuridici e morali che circondano e rinforzano questo istituto. Jo quindi prescindo da tutti <1uestielemC'nti, lii rui ripetizione sarchhC' oziosa, f' lo osseno carne un agitrrt'gato .(lui genl'rl.i, romposto di indi,·idui rhf' tlJ)Jlrofìttuno di un vincolo naturalr per stringersi in 1111:1 unionr di difef-n <' di sviluppo t•conomiro. I. 0hc la. famiglia abhia an<·h<'uu'importanza crono mira non &i può negar<' dn aleuno. Bt1~ti considerare tuttn l'odierna legislozione chilo che regola quel– l'istituto, dall'isrante in cui si stringe il con/ratto di nrntrimonio, giù giù sino alle norme sullo stato dei fil,!li, A\'endo in ,·ista principalmente la continuitit delln unitil patrimoniale, per rui, ~econdo i ci"ilisti Hm•ccssori dei romanisti l'crrdc non è consi- dernto nltrimcnti che comr una eontinuazione dello IH'l'!Wnnlititeconomica del defunto. .Noi però andiamo ancho un passo piì.1 in I~. Stu. dhtndo la storia e cercando di interpretare i fatti, rrediamo di poter dimostrnre che la fami"lia non è Re non il ri~ultato, spontaneo e mutevole ;el tempo, ,lei gran pr111cipiodella lotta per resistenza, che n :-.è <•ollegn tutti i ratti della , itn 1 basando i fenomeni morali, giuridici e religiosi su elementi economici. E qui pure non crcdiumo di dire nulla di nuovo (' di strano per tutte quelle menti thc si sono abi– tuntr a C'Onsiclerarc i fenomeni dC"lla ,·itn. sulla loro lutH<' rrnturnle e che c or1osc ono dnllu fisica quale im monsf\ npplicazione in tut.ti i fatli naturali, dalla luC(' ul cnlore, diti calore itlla e lctLl'i('W1,abbia il principio del minimo mezzo. A noi la famiglia aj1pnrirf't come il portato di unn evoluzione, in cui tutti gli elementi hanno concorso lntroduzlont' a un Couo rii ~rl lt>ilonl. trnule "ll que'lto 111rro mf'lllO IIIIIAl'nh'E"r"-llà Popolare di Torino. n creare l'ambiente piÌI favorevole per lo sviluppo della specie umana Essa llf)pariri1 come il risultato ultimo e più perfetto di una serie di adattamenti, clurnntc i quali la famiglia ha mutato continuamente di forma e di contenuto mornlo, religioso e giuridico, C'd ora pure, con l'evolver;:ii delle condizioni ccono miche, i11comincin.n. prcso11t11redirotti, che si farnnno sc111p1·e più acuti, e elle sono destinati a trasformarli, ancora, non appenR. le condizioni economiche, clH' reggono l'attuale societiL CRJ>italistica,sì saranno mo• dificatc in quel senso qualsin~i, che lo stato odierno della scienza non ci consente ancora di determinare i,~ modo rigoroso. . . . Ak1111i esempi. - t.:1H\ scrio di esempi vale n mo– Mtrarci l'affermazione sopra svoltn. Prondiamo, così a caijo, uno degli elementi tipici o pili altamente morali e religiosi, che noi, figli dei nostri tempi, siamo av\·ezzi u considerare come hasc essenzialissima dellR. famiglia, quale oggi la concepiamo: l'elemento della fedeltà coniugale. Ebbene, noi vedremo che questo principio non (l sempre stato osserrnto nella storia come costitutivo della unità morale della ramiglia. Xon solo, ma ve• dremo ancora come il marito non fosse tenuto n questo ,·incolo, alla osservanza di tale do,·ere, mentre lo era la moglie, ma solo eri in quanto ciò piac·eva. nl coniuge maschio, il quale considera,·a la sua com– pagna puramente come uno stromento cli utilità eco– nomica. Nella Bibbia, dove ò la storia di uno dei più grandi, illuminati e ispirati popoli che vanti 11umn• nità; in questo libro, in cui si l'itrova una maturità cli senso politico, un soffio ardente di rede purissima e una concezione poetica della vita, quale forse non fu mai più uguagliata nè ragg-iunta più tardi noi vediamo esempi che ci dimostrano a chiara luce c~me nei primi tempi della stessa storia ebrea, la (edeltà <'Oniugalc fosse intesa in un 1110110 affatto strano per le nostre signore d'oggidì : <', ciò che a prima vb1ta vi parrà curioso, tulra la div(•rge11za è basata su un motivo unicamente r prcthtmcnte economico. Chi non ricorda, nella, flP1te,~i, il dolce episodio dpgJi amori di J11coh e Httrllclr':' Jucoh ama la SC'– <'011clog(•11ita di Lahano <' rn a trovarlo e glie h1 chit•dr in isposa. Quegli impone nlPinnamorato, quai.i come dote, sette anni di lil\'oro n suo profitto. t•: Jaroh acconsente: questi anni saranno men che nulhl - <',!?liesclama in uno slancio di passione ormai in dì~uso se premio di essi sudi il possesso della cloh'C' lhtchele. E pa~snno difatti: senonehè la sera ilelle nozze il vecchio Ltthano, du huon capitalista <'hr<'o , imhroglia il giovnrw cong'iunto e gli mnndn nel.la tonda la primog('nibt Lt•11," dugli occhi lippi ,,. C ln rompe paga, e, quo! cho ò peggio, i cocci sono ~~\?~;.c~•àc~1tii s~e\~:1·~~; 1 ~~ C', se vuol proprio Rachele, Senonchè, dopo, cominciano le note dolenti per Lea e 1>erRachele, e il terzo, Jacob, ci gode. Poichè "' Rncl~el~, ~'e~gendo che non foce\'a figlioli a J acoh, portò 11n·1dtaalla sua sorella; o disse a Jacob: dammi dei figlioli, altrimenti io sono morta. E Jacob s'accese in ira contro Rachele<' disse: sono io io luogo di Dio il quale t'ha clinegato il frutto cl('l ventre? Ed elhL disse: ecco Bilha, mii, serva, entra da lei ed ella partorirìt. sopra le mio g-inocchi!~ cd io ancora anò prog-enie eia lei._ Ed ella diodo n J·acob Billrn, sua sorvn, per moglie, ccl egli entrò da lei. E Bilhn cou– ccpetto e partorì un figlio a Jacob .... E Lea, vcg– gcndo che era restata di partorire, prese Zilpa sua scr"n, e la diede a Jacob per moglie. E Zilpa ;erva <li Lea, partorì un figliuolo a Jacob. E Lea 1 disse: I Quest'è per farmi hcnta; poirh(' le donne mi <'hia• nwranno beata ! ,,.

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