Critica Sociale - Anno XV - n. 1 - 1 gennaio 1905
u CRITICA SOCIALE dall'una Ad altre industrie, dato il basso livello in fatto di iniziativa, di audacia, di slancio del capita– lismo nostrano, avverrebbe incompletamente e, in ogni caso, lentamente, grado a grado. E poi, con tutta probabilità, non sarebbero gli affamati dalla crisi marittima che ottf'ITchbero da questa. traslazione sollievo alle loro miserie; ma altre categorie di la– voratori, fors'auco viveuti in condizioni discrete, per ragioni territoriali e tecniche assorbirebbero ogni fabbisogno di mano d'opera creato da questo hrusco sconvolgimento industrialo. Forse la classe lavoratrice nel suo insieme, dopo un certo numero di anni, non vedrebbe peggiora.te le proprie condizioni, ma, nell'interesse della stessa, una delle categorie, in cui si divide, verrebbe an– nientata. Ora, la. politica cli classe da. un lato, la scienza ecouomica dall'altro non possono più seguire esclu– sivamente l'interesse generico e collettivo di ciascuno dei ctuc grandi aggruppamenti umani: proletariato e borghesia; ma devono contemperare questo inte– resse con quello dei singoli gruppi, cd anche degli individui che compongo□o i due ;1ggrupparnenti. Ma due ragioni clccish•c, al disopn-1. di quelle finora esposte, militano contro l'adozione del sistema libe• rista. L'una riguarda la naturn stessa del liberismo 1 l'Hltra invece la concezione socialistica de!PeYolu– zione economica della società. Il liberismo, per il suo carattere stesso di sistema intenrnzionale, presume l'accordo nella rinuncia ai provvedimenti protezionistici per parte di tutte le nazioni, o almeno di quelle piì.1 fortemente interes– sate in ciascun ramo d'industria. Ora, il Supino stesso 1 che è fervente liberista, deve ammettere (1) che ora– mai il protezionismo, o apparente o larvato, fu adot– tato da tutte le nazioni, perfino dall'[nghilterra. Nè vale obiettare che alcune nazioni hauno adottato 11n protezionismo dai limiti ben ristretti, perchè l'effi– cacia delle norme stabilite da ciascuna nazione sta in diretto rapporto coJ\e coudizioni attuali economiche della nazione stessa e più SJJecialmente con quelle dell'industria marinara in ciascuna di esse. Cosi è probabile che il mutuo al 2,75 '/, fatto dal Governo Inglese alla Società <li Navigazione Cunard e il sussidio dallo stesso Governo assegnato a due soli piroscafi della stessa Società, come il prestito senza interesse di 3 milioni di corone dall'Austria fatto al Lloyd Austriaco 1 mettano in migliori condi– zioni di concorrenza i piroscafi inglesi ed austriaci di fronte ai francesi e agli italiani 1 che godono, dai propri Stati, di aiuti - in linea assoluta - più im– portanti. Ora, se tutte le nazioni ricorrono a misure di protezione per le proprie marinerie, dovrebbe l'Ctalia sola amdarsi al liberismo? · L'adozione di questo sistema non potrebbe che casere l'effetto di un accordo internazionaJe, il quale per ora ò ben lontano. Nè si ripeta il confronto fra lo sviluppo della ma– rina nelle nazioni a protezionismo attenuato, come gli Stati Uniti) la Norvegia, la Germania, e quello avvenuto nelle nazioni a protezionismo più accen– tuato; perchè la diversità di questo sviluppo dipende da una molteplicità di altri coefficienti (eccesso di produzione nazionale, proprietà di colonie, sviluppo di coste, posizione g·eografica, predilezione per le arti del mare nella popolazione, ecc.); e, in secondo luo70, un errato sistema di protezionismo - come i premi di costruzione e navigazione - non può invalidare il principio della prote6ione e far rinu,.1- ciare ai possibili benefizi di un sistema migliore. rnfine, se ò assodato che, non ostante la forte pro– ter.ione, alcune marine, come la francese, non si sono di molto sviluppate, non si pensa a ciò che sarebbe (I) Protezl<mlsmo mw·.tHmo, nella .Rtvlsta MarHtlm<1 del luglio 100,. avvenuto di quelle stesse marine, se si fossero se– guite le norme liberiste. Il secondo argomento, che milita contro un regime cli assoluto liberismo, discende, come accennai 1 <lai concetto socialista del futuro ordinamento della pro– duzione e degli scambi, commisurato al fabbisogno di ciascuna merce e sottratto così all'arbitrio cieco e sfrenato delln, iniziativa individuale, che genera, con alterna vicenda, crisi di carestia e crisi, non meno funeste, di sovraprocluzione. f: ben vero che allora l'interesse sociale internazionalmente orga– nizzato p1·ocurcrà che ogni merce si produca col minor costo possibile e quindi laddove le condizioni territoriali siano le più favorevoli. Ma a questa or– ganizzazione mondiale, che regolerà. anche qualila– fivr,mente la produzione delle varie nazioni, come arri va.re se non precedano organizzazioni nazionali, che comincino a regolarla quantitativamente, limi– tandola ai bisogui effettivi? come arri\'arvi fìnchè un illimitato liberismo, acutizzando la guerra della con· correnza, aumenta ovunque il disordine e la confu– sione? Avverrà bensì che la protezione alimenti qun e là lo sviluppo di industrie in condizioni meno favore\•oli, ma la. limitazione quantitativa, che essa consente, oltre essere intanto un beneficio per se stessa, agevolerà poi a un regime collettivistn la pos– sibilità di trasferire e sostituire quelle industrie, con tutte le cautele e col minor danno dei pili Jiretta.• mente interessati. La necessità generica di una. protezione di Stato per la nostra marina mercantile non mi persua1le per altro ad accettare alcun sistema di premì: nè quello vigente, nò l'altro escogitato dall'on. Bettolo. A parte la pessima prora fatta dai premi in rtalia, e, peggio ancora, in Francia; a parte lo frodi cui danno luogo - dal trucco delle società estere che, per lucrarli, s 'incocca.rch1.no di etichetto nRzio• nali, alla manovra dei finti ,·iaggi di navi cariche di sem1,Jlice zavorra! - certo è che cotesta largi• zione in contanti, diretta a porre in grado i nostri c,tpitalisti cli vincere la concorrenza straniera, non è che dell'empirismo, quasi direi della beneficenza, incapace di suscitare gagliarde iniziative Anche l'ingegnoso congegno dell'on. Bettolo - - che ha il pregio di assegnnre le doti, anzichè ad una o poche Compagnie, a tutti gli armatori che movano alla conquista di singoli mercati - non è scevro di gravi dif-1ìcoltà .. Anzitutto, la scclttt. dei mercati e la commisurazione degli assegni si pre– stano all'arbitrio, tanti sono e tanto variabili, di momento in momento, i criteri che si dovrebbero seguire. Così, se un 1 industria da noi fiorente troverà il mercato che ne assorba i prodotti, l'armatore che ve li trasporta sarà premiato per il merito 1 in realtà, degli industriali procluttol'i, mentre rimarrà senza premi' un altro armatore meno fortunato, che pure avrà fatto anche maggiori sacrifici per sviluppare un'altra linea di traffico. La commisurazione delle doti a111aumcnto del traffico sulle singole linee ha. poi il vizio fondamentale - riconosciuto anche da.1- l'on. Piag-gio -- di aiutare coloro che, in realtà, hanno minor bisogno di aiuto. Più profittevole alla marina e men gravoso all'e– rario sarebbe - vi accenna anche l'on. Piaggio - il riservare alla bandiera italiana, con le opportune cautele, il trasporto degli emigranti e la naviga– zione di cabottaggio. Già notammo che oltre la metà dei nostri emi– granti è imbarcata da navi straniere, che incassano a questo titolo circa 40 mivioni di noli. La legge sull'emigrazione, così minuziosa in quanto riguarda Ja concessione delle patenti di vettore, l'importo massimo dei noli cli ciascun viaggio, le norme igie•
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