Critica Sociale - XIV – n.21-22 - 1 e 16 novembre 1904
CRITICASOCIALE 329 strro dclln i~truzionC' romt• gr,tllino u 1>iìt alti de– stini, se ne 8Cnhn JICr orgunizznre e stringere in– torno n sè una. larga rlientpln. di delinquenti. Le nrnlc azioni drl Xasi noi ~llfl<''"nmo hrnc rta,-,ificarlP secondo le orig'ini e :,.t"li scopi: erano fa"oritismi tra ptmesi, mn~sonici (1111JJfmn1tr ora~iOIII'), giornalil:itil'i, parlnmcntari, serondo cli(' mirnrnno a laYorare il Collegio ckl ministro o ,vi moiirurnrgli hL complicit:'t della. mfls~oneriu, dei giornalh1ti, dl'i dermtati (yrmu/1 applau.-;i). 1,; non avcv11mo modo di far argine alle ingiustizie, non lwevnmo modo neanche di denun– ciarle. L:i lllosofla della miseria. rn quc.:;to str1to d'animo arrivnmmo al Congresso di Firc•nzr, che fu la prima IJ('ttu. ed energica. mani festnzionC' della nostra rinnovata cosdenza di classe. A l( 1 irc11zo noi ri11ffornrn111mo ron voto u1rnnime la ncccsRitìL cloll'aziono politica o dcll1intervento attivo nello lotte olottorali 1 e lnnciammo il grido ammoni– tore: Chi non sarà con noi ~nri\ routro di noi. E tracciammo le prime liner dd nostro J>rogramma professionale. E parlammo delle nostrr condi.doni economiche. Sis• signori, pnrlammo delle no!'ltre C'ondizioni economiche, perchè la prima. carità deve comin(•inr da noi :,tessi, romc dire san Francesco d' As~isi (ilttnlù/, perchè noi non siamo 03scri eterei che si cihino di hacche d'1tl loro o si librino a ,·olo su lo 11lettine d'oro attac– cate nl dorso, nò viviamo nei l'it•li 11zzurri a disputar lo ~pnzio agli angeli o ai J);\!JS<.'rotti; ma siamo uo– mini undll." noi, che mangiamo, <lormi1tmo e vestiamo 1>anni, <" abbiamo figliuoli, sissignori, anche noi pro– fe:-sori 8iam buoni ad u,·or fiJ,:liuoli, e anche i figli nostri hanno la perverda uhirucline di mangiare (ila– ,·,1à). On,, prcndC'tc un uomo che, non e~"lrndo ministro della publ>lica istruzione, ò C08tretto a considerare come tutt'ultro che meschine lo questioni economiche; riempit<.'g-li il capo di prcoccupuzioni m artirizza nti per il conto del fornaio che 11011 si può paga.re, per le scarpe rotte ohe 11011Hi f)0!:!~0110ratto1>pare, pC'r Pinv<•rno <'ho 1:1iavvicina milrncc·ioso; costringetelo Rd imhc8tii-tlirsi e ad ammozznrMi in le1.ioui private pC'r trornr quel dC'naro che il pubhlico inseg"namcnto non J?li procura; togliett>gli il frmpo e la forza fisica !lCr continuare a !ltudiare o ~t',!!uirP il progres1Jo della scienza; to~lietf'J?li og-ni SJ>Cranza lii mig-liorar ,·it1, 1 s(•orag-giatelo, soffocatelo sotto I(• prh•azioni e gli stenti, t.' poi mettetelo in presenza di trenta ra gllz,d e ditrgli: Eccovi trenta 1>kcoli hnrbari, date ad es.si un'anima, cn•uh• in loro un 1wn~iero, dC8tate in loro una. co:n-ienza, educate la. loro volontà (lu11ghe, (nt– fJm·os, arrlm,lflzifmi l. Qursto ò il mimcolo che gli uomini di Stato d'lhllia han prC'tPSO1>cr quarant'anni da noi. Oh! <1uando noi chiNliamo un meno iniquo COlllJl<'ll80 ul rhJstro lan1ro 1 noì non ri,~eadichiamo solamente i diritti nostri co11culeati, i diritti Òei figli nostri, che 11011 ci è lecito ahha111lonare a una vita di miserie, ma noi riv('ndichitlmo contro tutto e contro tutti anche i diritti delln scuola, che troppi chmni lut polito per la misrriu dC'i imoi lavoratori. S0111.ari~oh·ere il prohlenm ('<'onomico degli inse– gnanti è vana. og-ni riforma lil'Olu!òltictt (nrissimi a])– ))(aus,); nò d'altra partr è V('n.:-o~nu. in noi chiedere maggiori stipe111H 1 come por Popomio non ò rnrgogna esigere più alti snlari. restali offese. Siccomr p<.'rò a Firenze, nello stesso tempo che chied<.'mmo mugg-iori stipCIHli afl'<'rmammo la neces– sità. dell'azione politica pt'r In ri\•cndicazione dei diritti della scuola, ne 11uc<1ue che fin d'allora la cater\"a dei pennivendoli ul1irio!'ìi 1 cui Xunzio Sa!ò!òi i'lopronura l't•~tro coi SU"l.,irli ri:-ervati <.ilristru1,iorw n_!!rorht e ai rnncRtri <•lt•nu•nturi 1 landò contro di noi l11H'('U"'n, l'ho il Prr!-ìhl('nt<' di•I ('on~i~dio riproduri•,·1-1 n1>ll11H.elat.ione 111 He, chr <·ioi• noi ei ,·emliamo a quel 1mrtito, che ci u-i:-iit·uru ~tipl'mli mag-giori. ('o- 8toro scumhinno la 1·011tc•mpor1111ritàmateriale con un le,l.{ume log-ico. Hupponrtr, infatti, risoluto in ml\• nit•ra soddisfucente il problrma economico dei J>ro– fessori; ne na.;c('rÌ1 cht 11ursto che noi ci meneremo a dormire <-'eh<.' la FNlcrnli•rne finiril di esist<'rc: ~(• i p1trtiti consernttori hanno di i'<iffatte illusioni, i,:ono in grande ing,rnno nr, fl)JJJrumzioni). Prohl('mi 11110-ri. lfomluto il prohlrurn (•conomico cho ora agitiamo, altri prohh•111i noi ag-iton.'1110eh<' richiederanno speso molto 11111g-g-iori. I uostl'i <.'difi:r.i scolustici vanno qunsi lut.ti rlfiltti. Quitndo Ri f(•cc la grande razzìa dei monustcri e delle chiPs(•, lo ('ostruzioni migliori fu– rono odihite n. rnsermr (ilanlù), e fu hene, pNchè è• cnrnr vivu nostra quelln che lr ca.::ierme ogni anno int:hiottono; g-li altri Nlifìcì meno scadenti furono chui alht giu-.tizia, r anch(' (llWSto fu bene, perchè J,!'liilll{'gerrimi magis1r,1ti non dc,ono soffrire i reu– nmti•uni per camm clt•i drliuqucnti ilarilcì). Il resto fu duto :Ilio scuolr: le h.!,!!naie gelate, i corridoi 11rnidi 1 g-li sgnhuzzini bui, lr lntrinr profumate. Ecco, dunque, un problema rhc• noi hen presto a~iteremo. g ci occuperemo dei gnhilwtti scientifici, in cui llL fisica s11crimenhlle s'ins<':.rnu senza esperimenti per manctrnzn di nrnterinle lHlatto 1 e le scienze natur;.11i s'inSC',!!nono SN1za modelli o tutt'al più SOJ)ra (1uattro YN'rhi U('Cell11cci imhal!-lamuti da chi sa quale mon,wo del Mf:Colo<lecirnottiH'o. C'i occuperemo delle biblio– teche, lr quali non bruciano tutte come quella di Torino sol perchè il raso ha per i nostri tesori s(•icn– tifici mn,!!giori ri_!!uurdi che non ne abbbiano i nostri uomini di Htato. Ci occ111,rremo dei musei, in cui si ruha lib<.'l'amente per mnncunzft cli 1>er::1onale.~:sige• remo millr riformo did11Uid1e, dalla istitm;ione lii l•'aroW~ di filologia. rnodcrno. nlln. creazione di nuovi tiJ)i di ~cuoh.", <"he tutte ri1·hiedernnno fior di quat– trini. I◄; allora saremo duvvero prepotenti, allora nlzl'rl'rno In voce più dlC' non fncciamo adesso, perchè og-:,ri in ,·('rità ci s(•ntiamo 1111 po 1 imbarazzati a do– vt•r chiedere per noi; C' sun•nw pertinaci, e temp<'– st(•r(•mo i J)nrtiti, ed l'IHNf'lllO srmpre il nostro :rrido di 1,.tt1Nru: Chi non i• ('Oll noi(.• t•ontro di noi (lungn,. (rugnro:.;o applm,.~·n). E ne~suno j>Otr:,accusarci ,1llorn di venderci nl mi,!!lion· offerente•. Mn che ,•olete: 11u1111do St'nto quest'accusa, io non posso 11011 ripcnstue u quella lrggC' psicologica, se– condo la quale il medesimo fenomeno produce sui diversi soggetti imprc!-lsioni clh•crse secondo le pre– di:31101,i1,ioniJJC'rsonali di ritt!;Cuno. Per esempio, dalla clolc•e Yisione primavnilt' di una pura fanciulla, Dante tr1tC'l'ispir.11.ionf' al sonetto: .. 'l'auto ge11t1lee hm/o ow sta pare ,,; Jul'k lo svt•ntrntore le salta addOS!-10e In , ioltl nt•,!!li NJ>a:-.imidell'agonia. Xon altrinwnti, nell'azione ,,oliticn della nostra cla~se org'lll1i1.1.nta noi ,·odiamo lo strumento necessario a promuovere la soluzione di un prol>lema n1sto e complcNsO di MOmma imporllrnza nuziona.le, dC'I quale fil pnrte (•Om<-'elemento pro,i.riudiziale - e ce ne duoli• - il nostro prohlrnrn. ('Co110111ico;mentre l'o– norcvolC' Oiolitti 11011vede se non uno di quei tRli conlrntti di compra t• vendita, che soleva. fare ai suoi hei tempi Bernardo 'l'anlongo, senatore (rfris• S/n/(' flJIJ)l'()r<lZi011i). Gli C:,lremi si toccano. Il curio!ò!òo ù che l'on. n iolitti, quando ha voluto lanciare su di noi unu manata di fango, non ha do- *
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