Critica Sociale - XIV – n.21-22 - 1 e 16 novembre 1904

330 CRITICA SOCIALE nito far altro che raccathula negli scritti cli quella frn1.ioue elci ~ocialismo itnliano, che si afferma la unica e nutC'ntica 11.\vcrsaria del presente :\[inistero C' :si crcdr (le positnrin dolio :spirito rivoluzionario 1>Uro.Ci han chianrn.ti leccasti pendi! Eh, già! In questo hnsi:-o mondo, 1 '11iu11que ,·h•c del proprio la– voro dC'Y<' prr llC'C'<'~sit.'l di COii<' contentarsi di leccare-, non potcndo 1 a somiglinnza di chi ,•ive ùcl lavoro degli altri, dhorarc-. Xoi sinmo leccastipendi come gli operai sono lccrasnlarì, e chi non appartiene alla C'losse dei hworntori lf'cchini, appartiene Alla. clat'ise degli oziosi succhioni (ilartfù, applmtsi . fai 11c1·crprnzione ciel laroro. Xoi, dunque, n li'irenzr affermammo la neccssWi di migliora1·r lo condizioni economici}(' cle::!li ins('– g-nnnii. )In dov<' trovarr i mC'izi finanziari indispen– ~ahili ad attuare l'invorata riforma~ Lrna parte dr! drnaro orcorr('nto si puf> trovare riducendo il per– rnnalc, eho ò HUJ>f'rioreai bisogni rm1li dell'insegna mrnto, e lo ('C'0nomio co-.ì ottenuto possono andare a nu1h1,!?giodt•lla mns~a. )r(•no professori e meglio pagati O/JJJrom;:io11i1. )In, su rirca 7:;00 insegnanti, non MC ne>1rnssono aholirt' rh<' un migliaio," le eco– nomi(' COl->Ì ott<'nllt<' san•hlwro in~uflì.cienti a risolYerc il prohl<'ma; anzi, nel primo periodo di applicazion<' dC'lla riforma, poirhC non (' lecito buttar a un tratto snl lastrico millt> ))Ndone clo1>0molti anni di hworo 1 si imporrebhl"ro <lt>ipro,·vedimC'nti <li indole transi– toria, rhl' annullerehh<'ro quasi ogni economia. Xon re:,;tavano pertanto <·hl' due Yie: o aurrn~ntarc le tasse srolastirhe, o chieder<' il rontrihuto del bilancio ge– nrrale tlcllo Stato. 'l'nsse s!'oln,ticl,e. Il ('ong-rC'sso di l•'irC'n?.C' rrspinsc alla unanimità l'au11wnto dt•llc tass<' scoln:-1tichc, pcrchè convinto rh<' in rtalin rssc ahhiano ragg-iunto il limite mas– simo e rllC o~ni ulteriore aumento ricscirebbe fatale allo scuole pubhliche laiche <' utile solo alle scuole private confessionali (appla1rni). :Non è vero poi che le tasse scolastiche sieno pa– gate dalla horghl'sia in generale, perchè nelle nostre scuole l\dta e parte della media borghesia non man– dano i loro figli ~lllc puhhlichc sruole: li mandano alle scuole dei preti; i nostri alunni proYengono qua!-li tutti dalla Jll('(lia <' ,lalla 1>ircola borghesia. Aumentare le ti1ssf' scolastirhe significa, dunque, re– sping-ere dalla !ilC'uolaque!ilta rlasse, che (' la forza animatrice della vita sociale e politira della nazione; significa restringere nel campo delle professioni li– berali la concorrenza della. piccola horghcsia contro l'alta e media horghe-.ia, respingendo gli studenti piccolo-horght'~i nelle file (lei proletariato manuale ad aumentare la offerta di lavoro e a deprimere il 1--ag-~io dei salari. 1,:ccoperchè i partiti consen·atori, quando si tratta cli tasse scolastiche, fanno della de– magog-ia anti-bor,!?hese, che in realtà non è che eg-oi8mOanti-piccolo borghese; ed ecco perchè noi a l 1 'irenze, e poi unchc n. Homa, abbiamo respinto l'aumento delle tasso (uJJJJlausi). Aumento del bilancio. E allora? Allora non rimaneva che chiedere il contrihuto del bilancio dPllo Stato; cioè contrapporre il bilancio della pubhlicn istruzione, che finora era stato il pii, trascuralo di tutti, ngli il.Itri bilanci, nello cui voragini erano spariti a centinaia e a cen– tinaia i milioni; affermare la maggiore produttiYità del bilancio nostro in t·onfrouto cli tutti gli altri bi– lanei, compresi i hilanei militari, rhe non assalivamo io 11101l0 !i!pcrinlc, prrl'hl• non nei soli bila.nei militari ri sono le Rpeso improduttive -- basti ricordare il hihmcio del culto nrn dinanzi ai quali dichiara– vamo di non ,·oler foro nessun salamelecco di ne:-.– suna sorta; chiedere una pili equa distribuzione delle entratt' fra i bilanci dello Stnto in ragione ciel grado di J)rofiutth·itì, di rht~cuno di CS:3Ì. Così noi ri tron1xamo tratti rlalla forza inelutta bile dl'lle co~e sul terreno politiro della democrazia. g i giornnli ('OnSC'rrntori lo srntirono così hene, che l'.\uhito !Si precipitarono rahhio~amencc addosso a noi, dcscri\•endoci MO\'\'Cr~ivi,tmime vol4ari, disonore del 1>aei,e.Ji'u la prima rrociata contro la Federazione, in consl"g-uenza della quale la Federazione da 2~00 soci snlì in pochi mesi a lOOO (lungo aJJplauso). ,I llcanze 11at111·nli. l 1 !d pra 1utt11ral€'che fosso rosì. L'afferma:...ione de– mocratica 111'1 Congresso di F'ircnze non poteva pro• durrr, comp i ron8crnttori speravano, lo sfasciamento della lt't'dC'l'azione, perchè la psicologia professionale della no8trn. cln~so ci di8Jlono natu.ralmente a una intensa sim1mtia verdo gl'idcali democratici. La s<'il'nzu educa il nostro pensiero al eone-otto df'lla tran~itoriC'tà di tutti i fenomeni, comprrsi i fatti politiri o sorinli; <' nulht è più alieno dal no– stro modo di f><'mrnreche la f(ldc nella immobilità ('onsC'rn,trir<' ,telle co:-;<'.La scienza ci rende rritici s1>r<'~iurlicatif' inesorahili: ci comunica l'irre:\i!iltihile ronsuetudine dC>llalog-ica e la lo::rica applicata nlle questioni socil11i è lihf'rtà, è uguaglianza, è giustizia,(' insomma democruzia (uJJJJ/m11.-:i). Xoi ci troviamo per necessità di coso ad C'ssere il piì1 forte baluardo della società laica, uscitn dal ffanco della rivoluzione, contro il clericnlismo. Noi siamo anticlericali, non nel senso pette~olo e hottc~11io dell'anticlericalismo Yolgare; siamo nnticlcricali in <1uanto siamo i rappresentanti della sril'nzn rHzionalista, in quanto poniamo a base del nostro ins(',!?ll!lmcnto non il dogma) ma la santa liht'rtù. clc>Ipensirro. l•Mè questa la nostra funzione sociale: ch1rc ;1lle gcnorazioni che sorgono il bisogno di tutto comprendere per poicr tutto dominare; dare ad ess<' la pnssiono della lihertà, un senso incrolla– hile di fiducia nella forza progressiva 1 emancipatrice, della lihcm rngiono. J◄:cco perchè il partito cleri<.'alo ci detesta i\. morte; ecco perchè i partiti conservatori dcYono odiarci quasi quanto i clericali, perehè i con– ~en-atori non vedono nel la scuola una fonte di lihc– rnzione (' cli prog-rcs.:-o, ma uno ::;trumento di difesa. elci privilegi soriali; non ,·eclono, come ha detto C'Ufe– misticamcnte 11011. Giolitti nella. Relazione al He, che un mezzo per ov,·iare ai pericoli della libertà; mentre noi siamo del pnrcre che per ovviare a. certi pcriroli clc•hhonoservire i carahinini, e a funzionare da. filosofi salariati in dif<'sa degli interessi coo~er– vatori non ci presteremo mai. Per CJUC'stonoi siamo naturalmente orientati verd0 i prinripi e ver'i\O la pratica cli una sana ed equili– brata de-mocrazia; e le delibernzioni del Congresso di l•'ir('llZ<'trovarono lu pii', larga adesione nella im– mensn maggioranza della nostra classe (gcuemli fra– gorose rtrdamazwni}. Corr11zio11e Parla.montare. Nel Congresso di Firenze noi trattammo di un altro gravissimo problema, che, se pur sembra inte– ressar dirottamento la sola nostra classe, non intc-– rcssa per questo meno gravemente la gcnen11ità delht nnziorl('. Noi chiedemmo una legge sul nostro ~tnto giuridico 1 la quale c-liminasse l'arhitrio dei po– liticanti e dell'alta burocrazia nello nomine, nei tra– sferimenti, nelle promozioni, nelle punizioni cleg-li insegnanti.

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