Critica Sociale - Anno XIV - n. 20 - 16 ottobre 1904

CRITICA SOCIALE 313 111.La questione di competenza. I. "L1n... scmblea inoltre chiedo conto nll'avv. 1laironi " delle frasi contenute nella lettera e nel telegramma "(a Gatti), rrnsi che vengono da taluno interpretate u come offensive per il Circolo ori eccepenti la compe– " tenza del Circolo, come assemblea giudicante. 11 'l'auto por cambiare, siamo da capo col erimenlesej prima. era la lesa maestà proletaria - ora, perdonatemi ma ò proprio cosl, la lesa maestà del Circolo. Questa su– scettibilit,'.\ ,·eramente morbosa è stranissima in un par– tito di libertà - lo è tanto più nel nostro e, posso anche soggiungere, dll parte cli quelli che non risparmiano sempre ai loro compagni dell'altrn riva il vilipendio più grossolano e aggressivo. lo però, per qunnto ha tratto alle frasi pretese da alcuno " oflensivo pel Circolo ,,, ri– fiuto ogni spiegazione. Cho io risponda al Circolo in merito nlle accuse che il Circolo formula, bene sta; ma che io mi occupi anche dell'interpretazione che tal1mo - nientemeno - ha dato alle mie frasi. .. ! Eh via! JI pretenderlo oltrepassa i limiti di ogni pili larga, più condiscendente tolleranzn. Pormottotomi ch'io calcoli il signor 'l'alwio cosi poco come il signor .\'essw10. lla rispondo quanto alla questione di competenza, perchè questa non vien fuori dalle interpretazioni cli 'l'alww, ma l'ho sollevata io, con frasi le meno ambigue, lo più precise. B veramente cosl come ho telegrafato al compagno cd amico Gatti: 11 Disconosco nel Circolo, per "rispetto a me stesso, agli elettori, all'ufficio rivestito 1 " al senso comune, la competenza o l'autorità di pren– " dere proHedimenti a carico del deputato del Collegio " di Bergamo "' 2. Prima di fornin·i la dimostrazione della mia tesi, permettete ch'io vi ricordi duo fatti che non potete a,•ere dimenticati: J. li primo è che, impostato il 28 1 mi ò giunto la sera del 29 un aHlso di cou,•ocazione del Circolo per la sera del 30 (termini abbre,'iati per l'ur– genza del giudizio) 1 nel quale avviso ò dotto al n. 2 del– l'ordino do\ giorno: "ProHedimonti riguardanti il dc– " putato dol primo Collegio sul suo atteggiamento di " fronte allo sciopero generale. " - 2. 11secondo ò che i promotori dei provvedimenti intendevano proporre la intimazione a me di rinunciare agli ufllci pubblici di cui sono ri,•estito, non so poi di Jlreciso, so con espul– sione o meno dal partito. (Al quale intendimento, va senza dirlo, non si è rinunciato). Ora vi vengo a dire il perchò della incompetenza del Circolo a prendere provvedimenti a carico del deputato del Collegio, che sono io. Non sollevo alcuna eccezione sui!a ca))acità intellet– tuale o morale del Circolo, cioè della sua maggioranza (porchè ò questa che decido), a giudicare, anche più di questa, Jcllcate e intricate questioni. Se cos1 ])iaco, io sono pronto a proclamare che Il Circolo ò un Areopago ideale, il che non è poco. - Ma la incompetenza, di– remo cos1, giudiziaria, per la natura della questione, per lo pon,onc dei giudici e per lo qualiti~ dell'impu– tato, ò evidente. 3. Pe,· la nal!tra clelhi questio11,·. f,'atto da mc compiuto - che a diritto o a torto è qualiflcato sostanzialmente di fellonia - tanto pii, grave per lo circostanze in cui si ò verificato, ])Cicriterì che devono presiecloro alla sua valutazione, per 11impressiono che ha destato all'infuori ancbo del Collegio, non può non rientrare, quando mo se no raccia una colpa, nella competenza delle supremo autorità del 1>artito. i: atto eminentemente politico e si riattac~a a questioni, che una decisione locale, so anche dettata da uomini saggi e impar1.lali potrebbe forse pregiudicare deplorevolmente piuttoito che degnamente risol\'cre. E: ciò senza avere riguardo al fatto che, da una decisione del Circolo, mi MreblJe sempre aperto un ap1>cllo - o tanto fa venire senz'altro all'ultima istanza. 4. l'c1· le persone dei yiudici. lo non sollevo eccezioni di indegnità, mi limito a richiamare un principio, che non so se sarà adottato noi codici della Comune prole– tarla di dolce stil nuovo, ma che ò santo nelle leJ,?gidi tutti i popoli civili: la ricusazione del giudice per ra– gione di inimicizia. Ora amo credere che la diJ>lomazia rivoluzionaria 11011 si spinga a tanto da negare queo:;to,che non è in Ber– gamo ignoto ad alcuno, che cioè io sono, da parte dolia maggioranza del Circolo, oggetto della phl ,•ivace avver– sione personale o di un'ira tonl\Ce e sorda - non so se giustificata - che non ha trascurato mai occasione di manirestarsi, anche nello formo meno simpatiche. Sfido uno per uno tutti quelli, che hanno chiesto i provvedi– menti riguardanti il deputrilo del Collegio e concessa 1>oi a stento una dilazione, meno 1>erchòmi potessi difendere, che perchè le con\'enienze fossero salve, ad affermare nella loro coscienza, che Il loro animo nell'assumere la vo~tc di miei giudici è pacato, sereno, equanime, non turbato eia preconcetto in prevenzione, non dirò politica, ma personale. Ma v'ha di più. Se anche si voglia ritenere che il de– tentore di un mandato socialista ò soggetto alla giuri– sdizione locale del suo Circolo, io nego di detenere un mandato qualsiasi dal Circolo che voi dirigete. JI Circolo che ha proclamato la mia candidatura politica non fu l'attuale. r-'a maggioranza odierna di questo era allora un Gruppo a sè, dal quale io non ho mai avuto altre attestazioni fuorchè di rancore. So poi nella imminenza dei Comizi, pur pubblicando dichiarazioni pregno di animosità, quel Gruppo ha obbedito a un monito della Direzione del partito e si ò rassegnato a \'Otare per me ciò non riguarda mo affatto, ma esso e la coscienza dei suoi membri. lo non ho dalla maggioranza attualo alcun mandato e le disconosco formalmente rautorità di sopprimere o coartare con proprie deliberazioni, in un modo qualsiasi, la mia attività politica. 5. Per ltt qualità dell'imp11fato. Sl, miei signori, 1>er– rnettote che a voi, così gelosamente curanti della maestà del Circolo, io ricordi a mia volta la maestà del Parla• mento, al quale ho l'onore, oggi, di appartenere e la di– gnità augusta dell'ufficio che gli elettori mi hanno affi– dato sulla designazione dei miei vecchi e cari comJ>ngnl di lotta e di fede. Malo ])r0Heclorei per mia 1>arto a quella maestà - per la cui tutela sono scritte disJ}osi– zioni !òltatutarie, che, non a titolo di prhilegio, ma in omaggio alla sonanità ])Ol>0laro,arrestano perfino, da– vanti al deputato, l'azione del diritto comune - se lo mi abbandonassi consenziente e senza protel:ita a un giudizio 1 che accenna ad esiere pii, che altro una ese– cuzione e non 1>re-;e11ta certo garanzie, che non sia per c~soro manomessa nella persona di un deputato la di• gnità parlamentare. Immagino che queste mie con~idcrnzioni non sieno per commuovel'vi gran fatto - ò di ultima moda. vilipendere il Parlnmonto. Ma non ,•i paro almeno che io ,·erroi meno al mio clo\'ere pili preciso, se, raJ)presentnnto alla Camera di un grande partito nazionale, con.sentissi a un Circolo di quel partito 'IOanche del mio Collegio - di re\'OCarmi o <le:,tituirmi a libito di una sua mag– gioranza per ragione di politica indegnità? No, non cre– detelo: della mia condotta politica voi potete bene opl-

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