Critica Sociale - Anno XIV - n. 20 - 16 ottobre 1904
812 CRITICA SOCIALE vuol farmene carico pensi cho egli ò restato in onta a.nche alle intimazioni di tutta la Estrema Sinistra. Non solo. Pensi anche che è restato non ostante le intima– zioni solenni e categoriche di coloro che guidarono lo sciopero generale. l~ sì che non hanno scherzato! ?-ton dichiararono forse fin da principio che lo sciopero du– rerebbe fin cbo l'uomo di Dronero non se ne fosse nn· dato? Ma non se ne andò. - K sì che avevan la, forza; lo sanno le vetrate infrante, i negozt chiusi, i vètturini detronizzati (accogliamo il fausto auspicio) - ma l'uomo di Dronero non se ne andò. Se ne anelò invece lo scio– pero generale. Meditiamo, amici - la lezione fu dura 1 ma può esser preziosa per chi la intenda e si rlomandi - quel che è assai pratico - se il giuoco valse la candela. ... La parte me110debole della mia letteru at " 7'em1Jo " come ha avuto un mio amico la bontà di esprimersi, ha pur bisogno di essere spiegata, per quanto JJii1succfirta– monte, e perchè ne sia chiaro il senso e per una difesa di merito. 1. Perchè 1ie sia chiaro il senso. Credo c1i aver parlato così che a chiunque il mio concetto fosse evidente, ma non ho avuto la fortuna cli essere inteso da tutti. Così qua.Icono che invano si sforza di assumere un cipiglio da Bruto - mentre è solo un petulante - mi oppone di avere invocato nuovi provvedimenti a garantire la i1U1ipende11za dei magistrati. Per quanto io stesso me ne senta umiliato, devo quindi ripetere in altre parole quel che è la mia idea. lo ho espressa la convinzione che in Italia la giustizia sarà sempre cosi ferocemente reazio– naria1 come è, e pronta a rendere alla causa della rea– zione qualsiasi pili repugnante servizio, ftnchè la nomina. dei giudici rimarrà prerogativa regia, invece che essere affidata al suffragio pubblico. li che - lo si riconosca - non ha nulla da. fare colla famigerata indipendenza. Chi non sa poi che questa, poi magistrato di nomina regia e inamovibile, è in effetto una vera o propria irresponsabilità, che ripugna, come qualsiasi altra irre– sponsabilità, al pili chiaro criterio morale? Ho soggiunto per di pili, in quella seconda parte men debole, che non può essere giustizia senza pubblicità. completa, a cominciare da\1 1 istruttoria dei processi pe– nali. L'idea, lo comprendo, non è nò eroica, nò tribu– nizia; non è il bel gesto; non prelude all'insorgere delle masse colla "(ì,accolain pug110e colla scure; pur tutta.via mi pare modestamente giu,ta, e8atta, e questo è tutto per me. 2. Anche nel merito, cioè in sè e per sè, messala nei suoi termini precisi, la mia. idea. non era. inopportuna o meno opportuna. di altre. Ilo già. detto quel che io penso dei demeriti del Oio– litti1 ma chiunque ha senno vorrà riconoscere che la cacciata di Giolitti non potrà mai avere una tale in– fluenza sulla politica itallann. da mutarne radicn.lmente, essa sola, l'indirizzo e gli istinti. L'attribuire a un uomo la responsabilità cli unn. situazione complessa 1 che vien su dal fondo clelle cose, è errore n.ntico, rua una volta la dottrina socialista ci metteva in guardia dall'incap– parvi. Si diceva un tempo, con immagine assai chiara, che non basta prendersela col bastone, anzi Yale a poco - è il pugno che lo string0 1 elle noi dobbiamo para– lizzare. E un ministro ò poco più di un bastone in pugno alla borghesia. Cacciato il Giolitti, non per questo io credo si sia fatto un gran passo avanti. Yi fu alcuno che propose un omnibus di riforme da far vola!'e al Parlamento in ventiquattro ore sotto mi– naccia di ostruzionismo e di sciopero generale - pardon: \•Olevo dire di dimissioni generali. A parte l'omaggio reso all'idea riformista, la proposta, che era ri\'oluzionaria, ha fatto scrollare le spalle ai pili ed è sperabile che, quando se ne parlerìt a miglior tempo, il contorno rh•oluzionario sia lasciato da parte. ).la è chiaro, comunque, che con quest 1 altra proposta si cacle nel vizio opposto a quello che abbiamo or ora veduto: si risale tant'oltre che ormai non si vedo pili un rapporto preciso fra il punto di partenza e lo scopo preordinato. Rinforzare Porganismo è bene sempre in ogni caso; pur tutta.via, se qualcuno si rompe una gamba, prima che pensare ad una cura ricostituente, ò oppor– tuno pensare a racconcia:- la frattura. E nel caso nostro il punto era questo: rendere impossibili fin d'ora le so– praffazioni sanguinose della forza nei conflitti economici. Si propose infine di imporre che d'ora innanzi alla forza pubblica sia impedito di mostrarsi là dove ferve un conflitto economico. Ma siamo sinceri! Nessuno può credere che una simile legge sin per essere votata mai, come nessuno assumerebbe mai a un simile patto il Governo, se non col proposito o colla tacita intesa di violarlo. Perchò mai, so il pericolo o il perturbamento dell'ordine pubblico è generato da un conflitto econo– mico, di là dev'essere bandito l'inter\'ento dello Stato? Quel che si deve ,•olore e ottenere è che la forza la fl. nisca di uccidere, di ferire, di violentare, di coartare i cittadini, perchò lavoratori, nell'esercizio del loro diritto. E solo il magistrato pOJ>Ola.re, cioè eletto dal popolo, io credo che possn. darci una simile garanzia. t la forza pubblica posta a. tutela del diritto di tutti e non della prepotenza di una. classe; è la giustizia eretta a difesa dei cittadini contro la Yiolenza di tutti, compresi i depositari della forza pubblica, che noi dobbiamo in– vocare. In certi momenti ò lecito anche non ragionare, ma, qun.ndo l'eccitamento è calmato, no. Ebbene, mi si dica: Se domani - già se ne è \'Oduto qualche caso - i pa• droni armeranno i krumiri e questi risponderanno colle rivoltelle alle pacifiche esortazioni dei compagni sc(\n– giurautili a non tradire, cosa sarà? o se dopo domani 1 come già si è fatto in America, i padroni recluteranno i Pinkerton contro gli scioperanti? Non si griderà contro il Governo che lascia i lavoratori in balìa alla ferocia padronale? E non si troverà che tardi intervenne la. forza a sangtlo versato? Ma no anzi, chè non potrà in– tervenire: siamo in Conflitto economico. Convenitene, per dio; quel che importa è che la forza rispetti la legge - è che tutti rispettino la leggo. Vi ò una lacuna in quella seconda parte men debole della mia lettera; a far delln. forza in Italia la tutela del di– ritto, ò urgente non solo la riforma. giudiziaria, ma la riforma di tutta la così detta Pubblica Sicurezza. Alcune Yolte, leggendo certe cronache, assistendo a certi pro– cessi1 vien fn.tto di domandarci se per avventura in Italia i depositari della forza sieno pili che altro educati, eomo i mastini dì Bernabò, ad addentare ai polpacci la povera gente. E perchè non si dovrebbe intendere ogni sforzo per pronedere anche a ciò:' Sarà una piccola riformetta, ma in fonclo val sem1Jre pili che la. cacciata di un mi– nistro e ci avvicinerà sempre pili alla attuazione del principio che lo Stato dev'essere una grande educazione e una grande tutela.
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