Critica Sociale - XIV - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1904

278 CRITICA SOCIALE e ad accrescerli con una savia logislnziono 1.rormatrice. La libertà non poteva essere fino a sè stessa. A questa politica ratta di lavoro e di accorgimento non era preparato l'operaio italiano, ancora troppo bambino; oncle ru ngHolc, a quelli che si fanno servi dell'ignoranza popolare a srogo di basso nmbizioni, di ro\· esciar.si maleducatamente sui pochi cho \'Olevano piegare il Governo, allora liberale, ;tlln politica delle riforme, per mezzo della forza unita dell'Estrema Si– nistra, allora formidabile. L'Estrema Sinistra non fu unita o non volle; il Governo nou fu riformatore. Ln. liberti\ senza le riforme diveniva un'irrisione per la J)O\'Cragente e un pericolo pei con-.en-atori. .I termini 11 reazione., o II rivoluzione" ripresero a corrispondere. Con quella ch 1 ettò il Governo, <'Onquesta il socialismoj ora il socialismo, che è giovine, ha ayuto fretta e ha creduto di aver conchiuso le nozze con la ri\'Oluzione. Jnfatti, lo sciopero generale ha mostrato l'indole sua rivoluzionaria. Sarebbe stata una semplice dimostrazione politica di protesta, so avesse nvuto il solo scopo cl1in– durre il Governo e la forza pubblica a faro uso men prodigo delle armi; sarebbe stato uno sciopero tran+ quillo, una specie di " primo maggio n a data fissa e di breve durata. Così lo inten<liamo noi. Ma la moltitudinC', nella sua grande mrggioranza, lo intese nel senso di un moto rivoltoso, indirizzato alla conquista <li un bene im– mediato per tutti, al conseguimento delle riforme già sperato e poi fallito. Dunque losciopero fu l'effetto di una causa rivoluzionarin erisultòdn.quella" preparazione ps:;icologica delle plebi,, onde si vantano i socia.listi rivoluzionari e gli anarchici. Noi, che siamo detti rHormisti, vi fummo costretti i per– chè il turbine travolge a un modo stesso tutte le foglie. Ma non nascondiamoci la \'Crilà.: questo sciopero fu una vittoria dei ri\'Oluzionarì. E non parlo cosl, per il gu~to di poterli incolpa.re poi degli atti vandalici compiuti qua e là da alcuni rh'oitosi. Qualora .~i ammetta lana– tura rivoluzionaria dello sciopero generale, quello è a.rgomento assai meschino, giacchò in tutte le rivolu– ;doni e pur nelle gloriosissime, così in quella francese come nella nostrn. per nndipenùenza italia.na , si verifi– carono atti di obbrobrio, d:1110strazio della contessa di Lamballc a Parigi allo squartamento del colonnello .An– \•iti rl Parma; mentre oggi, in conclu~ione 1 l)i sono rotti molti vetri e poche teste. E d'altrondc 1 teppa per ter>pa, mi pare molto pili spregevole quel\111ccozz11gliadi gio– vinastri eleganli che u Genova ,·igliaccamente imprc+ carn ai monelli ammauettati 1 sfilanti 11er la via tra due aie di carabinieri. Nò, dicendo che lo sciopero generale fu vittoria dei rivoluzionari, voglio dire che lo sciopero gener:llC po– litico (quello economico è assurdo) non sia da.to per possibile ccl utile anche da noi o che noi rigettiamo i propositi di violenza in ogni tempo e per ogni r:lgionej ma dico che, nel caso presente, la nostra logica e la nostra onestà non potevano risica.re la pelle e la for– tuna proletaria in a\'\'entura tanto incerta. I! llne che i-i pote\'a proporre lo sciopero non era ben precisato. Si doreva protestnro contro l'impunit;\ consentita agli uccisori degli operai. lfa con quale risultato? Col ri– sultato, per ora, di una semplice promessa, di quella i>romessa che il Giolitti fece al Sindaco di '.\lilano (" Kon 10 farò più! ,,), come un ragazzo che, piagnucolando 1 proo1ette nlla mamma di non fare più malestri. i-: poco; è così poco che la folla, ~guinzagliata nel vasto campo dello sciopero generale, non poteva :lJJp:lgarsene o an– dava tentando, alla cieca, di scopriL·e altri fini più tnn- gibili e, mossa dall'impulso ri\ 1 oluziona.rio, correva ab– bacinata dietro lo fantasie che saettano noi cervelli dei <lis11crati. Lo scioper·o generalo non ò cosa nostra.; ò cosa loro, negli utili e nei danni. ~ vero, tuttavia 1 che 1 se lf\ pre– parazione psicologica di questo molo fu compiuta dai rivoluzionari 1 i mezzi materiali vennero forniti da quella grande rete di as.~ociazioni operaie che i riformisti isti• tuirono e guidarono per la maggior parte, mentre i ri+ voluzionarì no schernirnno il paziente larnro. Il cuculo, trovato il nido bell'e fatto, ci la.sciò l'uorn. E per tre qunrti l<l colpa è nostra. Eravamo tutto nelle associn– zioni proletarie e og~i sinmo poco; potevamo contaro molto nell'aziono parlamentare, dove ni moltissimi, che a chiacchiere si dicono rirormisti, sarebbe stato facile conferire al Gruppo socialista e anche ai radicali e ai repubblicani la nostra tattica, e abbiamo il valore di zero; perchè fuori e dentr0 )lontecitorio non abbinmo mai voluto separare l'azio11enostra da quella dei rivolu– ziouarì, l'opera dei quali fu sempre spe<,a. per dislrug• gore via via il nostro modesto la,·01·0; perchè, confon– clendori, abbiamo creduto di fare i furbi o di cono~cero bene il giuoco delle opportunitò. E, con tutta la nostra. forza. e tutti que~ti pcrchè, nella confusione siamo ri– masti di sotto e g'i altri ci iiono monta.ti in groppa. I rivoluzionari quando furono violenti e qu;111do nuche ipocriti; ma i nostri furono ridicoli i e nella politica <lei ridicolo, che è la politica del becco contento, proseguono bonariamente. - Quanti gram:fli dì vitti'\·';\ ~pcttano 1 al riformismo? A ta.li computi da alchimi~ti sono i11- tenti ora, a sciopero finito. Oh, come i rivoluzionari hanno ragiono di cantar vittoria! Perchè, nell'atto che hanno dato .s,,olgimcnto al loro metoclo 1 hanno asservito i nostri al loro carro, pii1 o meglio di prima. I riformisti, per la. concorrenza, per la brama <li spartire il bottino, sono entrati nell'accampa– mento dei t'iYoluziona.rt. Credono, confondendosi) di mac– chiare e sono macchinti. 8i \·ergog-nano sopra tutto di non aJ)pnrirc abbastn.nza rivoluzio11ari o però si lordano il viso di cipria e di belletto. Questa nostra politica, punto decorosa, non serve a smuovere un solo rivolu– zionario o ci diminuisce nell'estimazione pubblica. Xon soltanto fallisce la propagand:l, ma vien meno l'azione pralica che il riformismo si propon<'. Propa– ganda ecl azione vogliono C!-lSCre srnlte con metodo, cioè con una serie di ntti logicamente uniti e con animo concorde. Or questo non è possibile, dove sia il baco rivoluzionario 1 anche ~e un ri\·oluziona.rio solo sia tra cento riformisti; per~hè quell'uno basta per interrom– pere il lavoro altrui e per costringere tutti alla dlscus– sione senza fine. E chi discute non fa. Ponete che do– mani i socialisti rngliano di~cipli11are il conlrnlto di lavoro con norme favorevoli al lavoratore\ le quali vanno prima studiate, scelte, propngate tm le classi operaie, per essere poi autorevolmente portato alla discussione parlamentare. Pochi rivoluzionari, che stanno con voi, negli stessi Circoli, in cnsa vostra, e che, moresolito, ,•i si oppongano) saranno piì1 che sufficienti per rendervi im– possibile anche il princiJliO di tale azione. So i distur– batori, pochi o molti, fossero lonfrmi da \'Oi, avversari conosciuti come gli auarchici e i contie1·rnto1·i, non vi distoglierebbero <lai lavoro, perchè voi non badere~te al chiasso che si fa in istradn. :'Ila come potete fingere di nou vedere e di non udire la suocera che vi sta in casa e vi pesta i calli? E quel che è vero per noi non è vero pei rivoluzio– narì. Questi, uniti con noi o disuniti, possono sempre

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