Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

CRITICA SOCIALE germanico, per l'assenza di Vollmar, e la sua giu– stificazione dottrinale che nessuno avrebbe dato ron pHt eompctenza cli 13ornstcin al quale la " chiu– sura., tolse il diritto alla parola - non ebbero voce nel Congresso. Leµ,~cndo i discorsi che sC'guono, i lettori saranno tratti inevitabilmente a fare spesso dei ravvicinamenti, a notarC' delle !:iimilnrit;\, fra le idee che essi espri– mono e le varie rorrenti che dividono il socialismo in Italia. Certamente questi rav,·icinamenti vogliono esser fatti col lcgg-cnclario :,rrano di sale. Così, m11l– grado talune ,urnlogic nella ostentazione di una in– transigenza ullrn, sarebbe fare ingiuria al Guesdc assimilar.lo ai nostri rivoluzionari dell'Avanguar<lia. Di comune fra essi, chi ben guardi, non v'è che la violenza della frase e lo spirito settario. Mentre il Ouesdo è, por così dire, pii1 marxista. di Marx, il nemico piil fiero degli anarchici, è l'uomo poi quale il collettivismo ò un dogma o una prcgiuclizialo, i aostri Arm1gum·disti sono in fondo dei piccoli bor g-hesi, liberisti, anticollctti\•isti confessati, e intinti cli anarchismo. 1,;mentre questi pongono la repub– blica in cima aì loro pensieri o dimenticano per essa anche hi loro intransigenza, il Ouesùe - eccessh•o in senso opposto non ha. per la repubblica, o in genere per lo forme politiche, che accenti di pro• fondo disprezzo. Jaurès nella Commissionedella tattica. ( J)al resoro,110 ste11ogra{ico}. Fra breve H.o~a Luxembourg tradurrà. le mie parole: ed ecco la prova manifo:-.la che si può combinare la lotta e la collaborazione (Ilarità). Il miglior mezzo, per me, di rispondere alle veementi requisitorie che avete udite sta nelre~aminaro il complesso della situazione. Perchè, se voi seguite il consiglio di Rosa Luxembourg, voi non con$aCrerete i-tOltanioiu modo definitivo la scissione da lungo tempo prodottasi in Francia, ma aprirete ufficialmente la scii::isionosocialista in molti altri paesi. Da tro giorni odo dire tante cose sulla frazione del socialismo francoso alla qualo appartengo, che non mi è agevole rispondere a tutte e vorrei condensare il più possibile. Malgrado h\ molteplicità dei rimproveri, mi ingegnerò di e.-.ser co~i breve quanto Bebel (>·isa) ('). Lrt questio·ne. Non si traila di una questiono di persone. Io non capirei infatti come :-i potrebbero porre questioui di persone nel partito socialista internazionale. Xon si tratta di u&ar rig-uar<lo a intere:-.si cFamor proprio nè ad ambizioni. E fra noi non è lotta personale, ma otta di idee. Invero, ciascuno di noi tiene assai più alle proprie ,lee che alla propria per;-;ona, e ciò che sarebbe per noi la cof-lapiù triste sarebbe il con-;tatare che, sia pure per un istante, non v 1 è accordo fra noi e lo spirito del socialismo intornazionale. ~on si vuole, è vero, tagliare la nostra testa, ma soltanto lo idee che vi son dentro. Dopo di che la no!'ltra te~ta diverrà quello che potrà. In questa prova, io ebbi tutta.via un conforto e al tempo :-.tesso uua grata sorpresa; quella cioè di constatare che il nostro eminente compagno o maetitro Kautsky era, a modo suo, pili miuistorialo, piu favorevole alla parteci– pazione al potore, che io non pote':lsi i magi nate. lo non voglio, in questo momento, porro dei problemi che gli eventi non pongono più davanti a noi.Ma quand"io intesi Kautsky ripetere che egli accettava la possibilità. (') Bebel aveva parlato ,,er più di un'ora della partecipazione dei socialisti al Governo centrale in caso di pericolo nazionale; ch'egli accetterebbe il comunista Blanqui nel Governo cli una repubblica bor– ghe':le incaricala di respingere l'invasione, io mi chie~ devo se il mini!flerialismo diventa ortodosso a patto di complicarsi col nazionalismo, e s 1 è più scuc:abile che un proletario sacrifichi la lotta delle cla-:si per collaborare alla difesa cli quella ll.alria che pure è amministrata e sopratutto è sfruttala dalla classe borghe,-e. Io mi chie– devo se la libertà politica, la libertà intellettuale, la 1>ossibilih\ di organizznro il proletariato non presenta un interesse almeno altrettanto essenziale quanto la pao·ia di oggigiorno. J~ io sonio, che in taluno circo– stanze, non potrei seguire fino all1ultimo il ministeria– lismo nazionalista del nostro compagno. (Applatw). Non 8i tratti~ dunque cPuna questione di persone e neppure d'una questiono particolare a una nazione. So si ò parla.lo a~fJai clolla Francia e del socialismo francese, 1100 è che :-.i pretenda applicargli un regime speciale; nò che il problema sia poRlo e la crisi sia aperta escln i.ivamente in Francia. In molti altri paesi, in diverse mi,;ure, vi hanno sintomi dello stesso disagio, forme dello stesso problema. lo riconosco dunque che il pro– blema. presenta un interess11 internaziona1e e, se si rife– risce specialmente alla Francia, è perchè in Francia le speciali condizioni politiche, lo speciale meccanismo della sovranità nazionale moltiplicarono pei socialisti le occasioni o, se volete, le tentazioni di partecipar.e direttamente o indirettamente al potere governativo parlamentare. ln Francia, la democrazia ha offerto il caso piit estremo, il caso pili tipico di un problema, che va assai al di là. <lolla frontiera francese. Io non nego al Congros.r.iointernazionale il diritto di discutere e di risolvere que:;to problema. A torto quindi mi si oppone che io adottai noi 1900 quella mozione Kaulsky cho trattava, lo riconosco, una questiono d1 tattica. i\fa quelhL soluzione era. e.stromameuto prudente, poichè, pur ponendo una massima, prevedeva eventualità e ipotesi varie e lasciava a ogni partito nazionalo la cura cli decidere le condizioni e circostanze nelle qua.li convenisse derogare alla regola. Ciò che dissi, e mantengo, è cho, quanto più in ogni paese la vita socialista si sviluppa, ed esercita un·aziono più diretta sulla nazione, colla 11uale fa corpo e nella quale si evolve, e si mescola più profondamente alla sua vita, essa ue prende anche, più o meno: il carattere, ne !:lubisce le condizioni. E, mentre era facile ai socia• fo,ti di lniii i paesi formulare i prìncipii generali che son comuni a noi tutti, proclamare che il proletariato non ~arà emancipato se non mercè la trasformazione della proprietà capitalista in proprietà sociale 1 mercè la conquista elettorale o parlamonlare del potere politico; diventa invece, non dirò impossibile, ma difficilissimo controllare, nella vita nazionale di ogni paese, !°atteg– giamento .speciale cli ogni frazione, in mezzo alle circo– slanzo complicato o vario.bili nelle quali ogni paese !-i evolve. Dacchò il partito fJocialista penetra profondamente nella vita. di ogni popolo, che diventa il Congresso in– ternazionale? Un parlamento, che è tentato di legi– ferare r>er i pael'li o gli ambienti i pili diversi, e che deve quindi, in que~la determinazione internazionale della tattica, portare quella stes.;a prudenza che do– vrebbe t\clottare uella /iua legislazione, all'indomam dolltl vittoria univenmlo del socialismo, un parlamento socialista internazionale, che avesse da regolare la vita e l'azione di paedi cosi numerosi e cosi varii di razza,

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