Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

CRITICA SOCIALE 260 Banca, una buggeratura al pubblico, che'si affidasse a chi di fiducia ò indegno, sarebbe il trionfo piì.1 lieto della libertà ,Ji concorrenza. anche nel campo bancario; e ltota 1 alm<'no, aveva il merito della ori• ginalità e il coraggio delle conseguenze: nè aspet– tava una catastrofe peL' realizzare un programma al quale il Lal>riola ci rinvia fra mille anni. J<~ intanto, cosa si fa? Ah! Pimbecillità riformi– stica, esclama 1\rturo Labriola. Io mi limiterei sern– pliccmcnte a dire, per conto ciel proletariato, che quando può domanda un po' pili di pane e delle scuole laiche pei figli: Ahi i pregiudizifliuoli! E poichè il nostro rivoluzionarismo si augura, con Sorci, che la società. socialista provveda presto " ad espellere con energia dal suo seno gli uomini di pensiero ,, 1 io mi domando se la prima categoria di pensatori da mandar a carte quarantotto non debha essere, per avventura, quella dei professori di Eco– nomi3: politica! Il libero scambio. li riformismo è dunque respinto in blocco (non faccio il tol'to al Labriola. di credere che egli pigli sul scrio la buffa di$.tinzione tra riforme che si co11- cedo110 e riforme che si strappcmo; distinzione la quale - se aveva forse lo scopo di permettere ai nostri amici dissidenti di assumere un 1 attitudine più esteticamente rivoluzionaria clclht nostra modestis– sima di 'J'ravetti ciel proletariato - porta con sè il terribile effetto di lasciar elle la borghesia faccia a modo suo quelle leggi sociali che potremmo faro a modo nostro) - ma, pur respingendo il riformismo in blocco, vart compagni nostri sentono il bisogno di entrare nelle Leghe liberiste organiz7,ate da!Ja borghesia italiana. E proprio in questo solo caso, i nostri interpreti· autorizzati del sillabo marxista non sentono il bi– sogno di dimostrare nl popolo con Marx - vedi il suo " Discorso sul libero scambio ,,, - che anche il libero scambio è una riforma che ricasca sempre sulle spalle dogli operai, gincchè - diminuendo, col discendere dei dazi 1 il costo delle merci (per esempio del pane) - diminuiscono anche i salari degli operai, tondenclo questi a scender sempre al minimo neces– sario all'esistenza. :rn vero che Marx non ha dato valore al fatto che, fra il momento in cui si sopprimono i dazi e il mo mento io cui si compie la discesa conseguente dei salari, intercede un periodo piìi o meno lungo, nel quale l'operaio ha il vantaggio della diminuzione dei clazì e noa sente ancora il danno della legge ferrea sui salari, i cui effetti sorvengono pitt tardi; ma a questo fatto noi diamo appunto l'importanza rnlativa che diamo a tutte le riforme; lo quali - se in prosieguo lascian libera la strada allo sfrutta– mento normale che il capitalismo esercita sul pro– letariato - temporaneamente offrono al pl'Oletariato una tregua più o meno lunga che lo rafforza e lo eleva. Che lo rafforza, perchè ogni eleYamento nel tenore di vita, sia pur temporaneo, è veramente lie– vito rivoluzionario - imperocchè ~olo chi sta me– glio si ribella all'idea di dovere star peggio, mentre chi sta or<linarbunente male non sente stimolo di rivolta; - così le ottenute riforme, quante volte stanno per tornare a danno del proletariato, altret– tante volte provocano i11questo, che no ha gusbtto il breve beneficio, una resistenza, ·di cui in condi– zioni di miseria ~b1bile non sarebbe stato capace, J,a stabilità delle condizioni è essenzialmente anti– l'ivoluzionaria.: il contactino, che viYc con una lira sicura, è meno disposto alla lotta, dell'operaio che si veda il salario abbassato eia cinque a quattrQ lire; e quindi l'abolizione doi da'l.1 è fattore riYolu1.io– nal"io - come tutte le riforme in <1uauto, dopo aver cl('vato il tenore di vita delle masse, lo riah– bHssa, se non nl punto cli prima, tanto prrò eia pro– vocAro una enrrgica reazione puhl>lica e un maggior appetito di riforme. Ma non è per questo che il Labl'iola entra fra i liberisti a propugnare al loro fianco questa tiforma, sibl>ono ... por affrettare la catastrofe borghese. E i borghesi sono tante CJeopatro innamorate, che per amore del signor Arturo - liberista - si met– tono gioconclamC'ntc in sono la serpe-catastrofica! Dunque: il punto sul quale possiamo oggi inten– derci non è ncll'cconomi11, ma nella politir1t demo– cratica; e possiamo anelar d'accordo fra noi per un pezzo ancora -· ahimè! PI talia è lontana tanto dal comunismo statale quanto dai lihcri Sindacati - come possiamo andar d'accordo, cd è errore non esserlo, sul terl'eno politico coi repubblicani. L'esercito della rivoluzione Corrispondente alle due divel'se concezioni è puro la tattica delle due fra1.ioni sochtliste. Noi non lottiamo soltanto per i proletari del braccio, ma per tutti i lavoratori, favoremlo il loro continuo elevamento nelle attuali condizioni della società, difendendoli dalle ingiustizie di ogni g-cnore, e additando a tutti come fino supremo da raggi un - gersi, il comunismo. Da questa concezione si::endouo, per noi, diritti uguali per tutti gli uomini, non per i soli proletari a danno dclPumanità. Noi non vogliamo creare una categoria di privile– giati nel momento stesso in cui stiamo per soppri– merli tutti; i lavoratori autentici (cioè il salariato effettivo) sono lo strumento storico pel quale tutta l'umanità, non essi soli, sarà redenta. Da ciò il nostro comunismo a produzione unitaria; e dall'altra parte il liberismo (da voi accettato e sviluppato) a produzione cli libera concorrenza fra i soli lavoratori del braccio, che col primo è in per– fetta antitesi. E se a questa lotta di liberazione dalla. borghesia come classe capitalista non devono concorrere che i salariati, delPofficina o del campo, isolati - come li vuole il Labriola nei suoi articolii per esempio, contro g-li insegnanti che chiedono giustizia e mi– glior retribuzione - dai bottegai, dai piccoli pro– prietari, dai magri professionisti; quale esercito resterà, nella lotta politica, dietro la nostra ban– diera? .U'orse trentamila operai a Xapoli) su seicento mili cittadini; o cinquantamila a Milano su cinque– centomila. Potremo fare - lo dico por mettermi sul terreno metafisico - una rìvolu7.ione con questo numero di combattenti, quando la società intern - composta cli disperati non meno di essi - :;ospetti di essere esclusa dai benefici della vittoria? O dovremo attendere - prima di ingaggiare la lotta - che il processo di assorbimento del capita– lismo proletarizzi, cioè renda salariati, i cinquecento– settantamila artigiani, hottegai, intermedial'I cli Na– poli e li scinda nettamente dai pochi capitalisti sahtrianti? [n qual anno del secolo trentesimo sarà matura questa netta separazione ciel popolo, favo1·eyolc alla rivolta teorizzata dagli economisti? Ohimè! Oli stessi compagni cli Napoli - ottimi discepoli cli .Arturo Labriola - han capito ianto bono che si andrebhe troppo por le lunghe. che, al– l'atto pratico, han sentito il bisogno cli accogliere sotto la propria bandiera, nelle ultime elezioni am– ministrati,•c, precisamente tutta quella massa che, non essendo salaria,ta 1 ha nondimeno concentrato Je ultime an:tosciose sp0ranze nel partito socialish, j cd i nostri compagni, nell'accog-licrla e ncll\ ~lloar.si ai

RkJQdWJsaXNoZXIy