Critica Sociale - Anno XIV - n. 14 - 16 luglio 1904
220 CRITICA SOCIALE conquistato la loro indipondcnzll. senza vincere la po– tenza dominante, solo perchè, insofferenti al giogo stra– niero, insorgevano continuamenie, minacciando la pace e lo slafu quo. In questi casi le grandi potenze ·- non potendo spartire la preda, sia per la enorme difficoltà dell'accordo, sia per la non lieve diflìcoltà di assogget– tare per proprio conto elementi ribelli a qualunque giogo - favorivano la soluzione pili ovvia: la forma– zione di nuovi staterelli autonomi. 1'ale l'origine della autonomia della Serbia, della Bulgaria, della Gl'ccia, e ultimamente dell'isola di Creta, - tale sarà 1>u1·e la c1tusa della non lontana autonomia della Macedonia e dell'Albania, nonostante, anzi meglio, in virtù delle cu– pidigie a.ustriacho e delle italiane. E P.ltalia 1 come si è costituita a na;,.iono indipen– dente? Come lo precedenti nazioni 1 cioè non ostante le varie sconfitto sofferte; e le cause stesse, c110 hanno presieduto alla sua formazione, presiedono tuttora, come si è visto, alla consen,azione della sua integrità. ~Ja il movimento d'indipendenza continua ancora. Alla morte del \'Occhio Jtrance~co Giuseppe, assai probabilmente la parte tedesca dell'Impero s 1 incorporerà 1 por sua costante aspirazione, nella Confederazione germanica, mentre la Ungheria e la Boemia, e forse anche qualche territorio slavo, acquisteranno completa autonomia: che ne sarh allora di Trento, di 'l'riesto o dell'Istria? Gioverà forse - come affermano i militaristi - di prepararci bene armati a questa evenienza? - giO\'eranno forse le bande armate di Ricciotti Onribaldi? No, risponde la storia suaccennata. Non la forza ci gioverlL; o poi quale forza? Contro la Germania ultrapotente? J~:un'utopia, anzi una pazzia solo il pensarlo. Se sarà per la forza, la Ocr• mania, già forte ora, pilL forte allora 1 ùopo \!ingrandi– mento, \'Crrà ad assider$i tranquillamente a 'l'riestc sul i\lare Adriatico. .Ma appunto perciò insorgeranno le g.-andi potenze, gelose e diffidenti - la Francia e la Russia e l'Inghil– terra - a frenare l'eccessivo appetito J)angermanico; - e le provincie irredente, dato anche le loro antiche aspirazioni nazionali e quindi la maggiore garanzia di pace futura, o passeranno all'.Ltalia 1 e ciò, in riguardo al Trentino, è anche la soluziono più ovvia; - o reste• ranno :tutonome, data la promiscuità di altre nazionalità insieme, specialmente per ciò che riguarda il territorio di Trieste e dell'Istria. Passeranno dunque all'Italia per la nost1·a forza, o non forse per la 1tostra debolezza, elle non suscita irH'idia e diffidenza eccessive? Concludendo, vediamo quali forme di politica estera può seguire l'ltalia. 1 ° Di 1·accoglime11to consen;azioiie delt'integrilù ter• 1"itoriale. - Jn questo cai:io la storia c'insegna che non abbiamo bisogno di armamenti, perchè il J>rincipio di equilibrio 1 cioè a dire la diffidenza internazionale che salva la 'l'urchia, salverà. <i fortiori, l'Italia. Del resto lo stesso guerrafondaio e crispino F'ortis ammetteva, nel suo discorso alla Camera, che nessuna potenza anebbe mai pensato a toccare l'Italia, se questa badasse solo a sè, cioè se rimanesse neutrale; 2° Di aspettazione e vreparnzione per l'annessione vio• lenta delle provi11cie iriedente. - Abbiamo visto or ora che tale sistema può compromettere 1,iuttosto che ser– vire lo scopo. 3° Dl aggressio11e. - Si tratterebbe cioè di far la guerra a una grande potenza, come l'Austria, per impe• dire il turbamento dell'equilibrio europeo in genere, del mare Adriatico in ispecie? k una pazzia il solo pen– sarlo. Perchè o l'Italia non è abbastanza forte da sola, oppure, per fa.re un'ipotesi ultra ottimista, è tanto forte da vincer da sola: e allora l'Austria a,,rebbc facilmente qualche altra potenza interessata e quindi alleata a frenare lo strapotere italiano, come già fece l'l◄:uropa occidentale uel 1854-55 per frenare lo strapotere russo. Non restano dunque che gli accordi diplomatici; per essi noi potremo impedire al nostro aner:mrio di allar– garsi in nostro danno; anzi per essi noi gli abbiamo già imposto recentemente - e con esito felice - per mezzo di pressioni della Germania e della Francia dR. noi sollecitate - di trattarci da pari a pari nella que– stione balcanica. D'altra parte, questi timori di preponderanza austriaca sull'Adria,tico presuppongono il perdurare indefinito del• l'attuale assetto dell'Impero vicino, mentre invece esso à. la tendenza, - riconosciuta ormai da tutti e impli– cita nelle aspirazioni dei nostri focosi irredentisti, - a scomporsi in parecchi staterelli autonomi e quindi di così piccola influenza politica da non dare ombra a una grande nazione come la nostra. Quale forma di politica estera viene seguìta oggi dai nostri uomini di Stato? Quest'ultima di aggressione, senza confessarlo, s'in– tende, anzi sotto il manto della prima e magari anche - ora è di moda - un po' della seconda, cioè in nome del 1>atriottismo più vel'O e maggiore. .Ma il male si è - e male assai grave per lo sue conseguenze - che il paese non s 1 inte1·essa ancora ab• bastauza di politica estera, e poco se ne occupa lo stesso partito socialista, che ha la funzione di tenerlo desto, e così il detto giuoco del militarismo e del vecchio con• servatorismo ba. ingannato e inganna, non solo il groi:iso del pubblico, ma benanco molti di partito avanzato e parecchi deputati di Estrema Sinistra, compreso lo stesso nostro valoroso Rissolati, il quale à sentito il bisogno di dichiarare che anche i socialisti italiani sono sempre pronti a difendere la patria dall'invasione straniera. (') Sarà dunque necessario di far capire alle masse, specie ora nell'imminenza delle elezioni generali, quali sono le loro vere condizioni rispetto alle nazioni straniere: e quali i veri pericoli che ci vengono, non dalle nazioni straniere, ma dal militarismo nazionale e nazionalista, il quale mira, poi suoi fini, a comprometterci con quelle. ALESSA:-.DRO V~;('J.:LJ,10. Btlll/11() 1 :J9 fliUQIIO 1904. (1) Cl Jli\rcche la dichiarazione di Bls~oll\tlnon av1>s~e J)rOJ)rloAie un rnpi,orto colla tesi sostenuta nel pres<1ntc 11rt1colo.Altro l- dlchla• rare che, so un'lnva,;lone tl\'"eu\sse, I soelallstt, In omai;:glo nll'1111UÌI della 1rntrla e al J)rlncl1llO cli nazlonallhÌ, nccorrereblJero alla difesa. altro è ammettere co!(!,itri. ln\'astono eome probalJllc, o n1Mhc soltanto come possibile. (~ola (I\ Crili.c(1 Socillle). Abbiamo estratto in 01mscolo: Prof. FRANCESCO COLETTI LABASEECONOMICO-SOCIALE DELPAR'l'l'l'O RADICALE Centesimi 1.0. Presso la II Critica Sociale ,,
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