Critica Sociale - Anno XIV - n. 11 - 1 giugno 1904

174 CRITICA SOCIALE coi suoi piccoli, non :-1i avventa fnribonda, non attacca, uon cerca, ma sfugge la lotta; solo se toccata nei suoi nati si difende con rabbia e con disperato vigore. Chi dunque cerchi in questo ultimo volume le irruenti im• precazioni e invocazioni, e tutlo l'armamentario di vio– len'l.a verbale dei suoi fratelli maggiori, rimarrà deluso. rl'ali accenti sooo rari, e, ciò che è sovratutto signifi– cativo, là dove e!-si risuonano formano il carico di za– vorra - piccolo per fortuna - della raccolta. Non è da dirsi per questo che la sua psicologia sia cambiata, ma e soltanto logicamente evoluta. Ello. ri– mane sempre, è anzi più che mai 1 il poeta delle riven– dica:.doni sociali, ma lo è in modo diverso. Obbedendo alla legge di natura che ci conduce per gradi dalle impetuose irruenze dell'adolescenza al sentire più in– ten:so e meno apparente degli anni :successivi; dalla visione preponderaute del mondo esteriore alla cono– scenza sempre più profonda e alla sempre maggiore di– mestichezza dell'io interiore, anche la sua lirica è an– data. per gradi facendosi sempre più intima e personale di es:senza, pur rimanendo altamente sociale ~nel con– lenuto. Alla visione della folla, o:-:cura 1 sterminata, con– fn~a, che urla il suo ~elvaggio dolore anonimo nelle pagine di Fatalità, in Maternità si sostituisce quasi sempre l'imagine dell'individuo. li gigantesco carie(• di miserie di tutta l'umanità. in genere, enorme e cònfuso incubo, assume la crudele precisione di contorni delle cento forme di miserie non più imaginate soltanto, ma conosciute, vedute, pas:sateci accanto, compatite ed amate in viventi esseri umani, in questa o quella mad1·e sopratutto, e in questo e quel bimbo. Giacchè lo spirito generoso di Ada r egri ha subii• malo la ammirabile tirannia dell'istinto ai supremi ver– tici dell'ideale. La maternità. non ha rappresentato per lei un diritto di proprietà da esercitare, una gelosia cieca in cui rinchiuclersij non la esclusiva, aogusta cristallizzazione, non l'inaridirsi cli ogni sentimento in un senso unico, ma piuttosto la rugiada che feconda e vivifica ogni possibilità di bene per espanderla in magnifica fioritura d'amore. Assetata cli tulte le giu– stizie, anelante verso tutle le forme di umanità supe– riore, ella non si ò arrestata alrassorbente adorazione per la creatura della sua carne, bensì l'affetto per quesla ha esaltato il suo spirito a comprendere ed a cantare la più anti,;a e la più nuova, la più santa di tutte le religioni: la maternità. Naturalmente, da questo processo di elaborazione, la :.-:ua lirica è uscita purificata, elevata, ma insieme meno veemente e più tri:ste. Giacchè è l'intelletto che conce· pisce le astrazioni e generalizzazioni, ma é il cuore che sente e comprende !"individuo Ora, la visione cerebrale di qualunque genere, e per quanto possa essere deso– lante, conferisce di per sè una specie di esaltazione, direi quasi di ubbriacatura intellettuale, nou priva di godimenti, appunto per la elevata coscienza della pro– pna superiorità psichica che essa implica. Ciò che ab– batte invece, ciò che desola, ciò che l'a acutamente, in– tensam~nle :soffrire è la miseria, il dolore individuale lancinante e opprimente il cuore, traverso la tesUmo– nianza di tutti i sP:n::;i.Così, la, mu:-a petroliera dnl frigio berretto, che squassava la fiaccola della ribellione e sapeva gli émpiti di tutti gli ,trdori e di tutte le au– dacie, ora, come una mistica figura cl'augelo trecentesco reca diffusa sul volto un·aura di infinita malinconia, meno fosca però, meno torbida, più mite e più conso– lante di quella, e rischiarata da un 1-orriso di. divina speranza, che ha nome: " pietà 71 • ... Non sempre però, questa evoluzione si palesa ben chiara e ben definita. Matei'nità è ancora un libro di tran~izione e perciò sposso disuguale. Qua e là, ancora, l'autrice si mostra perplessa, esitante, desiderosa quasi di rifare il cammino a ritroso, di ritornare a.I pnnto di vista già superato. Ella ripete allora parole già dette in modo definitivo, si atteggia con inconsapevole sforzo in atteggiamenti già estranei alla ma anima, sino a sembrare .... una imitatrice di Ada Negri, per la e:sage– razione della maniera e dei difetti e l'affievolirsi delle q\rn.lità che li compensavano con tanta larghezza. In Ninna nanna cli Natale, per citare uu esempio solo, quante volte non Pabbiamo già incontrato, reso banale dai soliti facitori di versi, il cliché della madre operaia che in una gelida soffitta, nella notte sacra a Gesù bambino, intesse il suo lavoro di, confessiamolo, retoriche declamazioni intorno al tema obbligato del buon Redentore, la cni pace è ancora 1 ahimè, così lon– tana dal giungere, in terra, per gli uomini cli buona volontà? Invece, nell'ultima strofa e nell'ultimo verso, dove la poetessa si dimentica per un momento di dis– sertare e di teorizzare, dove la visione immediata ri– prende il sopravvento sulFastrazione, l'eterno contenuto umano della leggenda non appare più come un gene– rico e freddo simbolo; vivente realtà, essa le prorompe dal cuore in uua calda nota vibrante: Cristo del saoguc mio, ti benedico! Nè questo esempio è isolato. Dovunque ella si lascia governare senza resistenze - perchè ella è sovra.tutto creatura di istinto e d'impeto - dalle forze nuove della sua anima, ella ritrova Fusata potenza poetica, con iu piì.t, oon sempre, ma spesso, una stringata sobrietà e talvolta una squisitezza d'accento, completamente nuove per la sua arte. Così nelle strofe soavi e dolorose di " Vengo, Nini ,, è soltanto una madre che parla. pia– mente e pianamente. Il figliuoletto morto la chiama: Mamma, la terra è amara se non mi sei Yicina ! e, prima di raggiungerlo. ella s'indugia ancora un poco a. disporre il fuoco nel camino e i fiori nei vasi. Ohe il babbo trovi ...... ogni sufl.cosa linda 1 anche in questo giorno; o i crisantemi in torno al tuo ritratto rosa .. Cosi in Martha 1 sen'l:a bisogno di intervento, com– rneuti, amplificazioni, la tragicità. immanente di certe maternità operaie si esplica intera in poche quartine di severa semplicità. Il ripetersi dello stesso motivo o dello stesso vocabolo nei due primi e nell'ultimo verso Sopportò gli urti dell'acerba dol!'lia ritta, bianca, silente, al suo telaio. .. Cosl disfatta ritornò 111 telaio, rinserrando in ferreo cerchio il breve episodio del parto d'un morticino, suggeriscono ineluttabilmente, per la loro sobria efficacia, l'imagine dell'ine:sorabile dominio, del giogo tirannico della macchina sulle vi– venti creature ad e~sa asservite. Gli e:sempi potrebbero moltiplicarsi 1 in questa e nelle altri parti del volume. 'rra le Acquafo1·li, specialmente, basta talora un SllOoo, una tenue ombra, un nulla, per generare l'emozione poetica. Basta il suono scordato di un organetto 1 che chiama Rosa e Ninetta in cortile i un

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