Critica Sociale - Anno XIV - n. 9 - 1 maggio 1904

Critica Sociale f?/V/ST.11 QUINDJC/N.1/lE DEl SOCI.IIUSMO Nel Regno: Anno L. 8 . Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 . Semestre L. 5,50, Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E. 23 Anno XIV - N. 9. Non si vende n 1uim.e1·i separa.ti. Milanoi 1° maggio 1904, SOMMAl~IO Attualità. I ll"t ti (LA CRITICA SOCIA!,~:). /'agl11(1 a, lll(l(IQl-0: Il p1·Lmo 80(11/Q Clt/1(1 stradll (OUSDO llALAOODi), l'i:-W c1 1 oi-lqi.11t: CIie cosll et a~pettiamo tutti dal Ptwl<mumto (Dottor 1.!JIOI )IOSTEN,\RTISI). - l'OSU/10 (l,A CRITICA). Studi sociologici. I professori. cltllt ~c1101emtdlt e U disegno di lt(l(lt QrlamJo, 1 !Pro– fesso:- o. ll!CCIIIJ:RI). u, Ugge 111,llt Scuole tltmtnho-L: Il. I pro1111tdlme11ti- per i 111ootrl Proressor GM!TASO SAL\'F.lll:SI), l.tg (IL soclaU '" (ltStazlO'lt': Lfl lt(IQtSlll /m:or-o ,·lslc,,10, Ili (Dott. GIULIO CASAl,11'{1). Filosofia. letteratura e varietà. Frtl Ul>rie Rlvl-stt: Com'è Il~ D!l.nte" (Il G. À, ('Q$l(IIIZQ {lt CIIIAlt\), - " Il momento a1tu11,lc ., di C. J~om/woso (};. PA»n:TTIJ. JJlblloteca di. p,·opagm1da. Iu cerca della Oriticci t• ge11na,io. Coloro che 110n tengonoalla raccolta (lella Critica ci faranno un vero favore rinviandoci il 1° numero (1° gennaio) di quest'anno. Lo ricambieremo, a richiesta.,con alcuni nostri opu• 1,coli. .E' grazie .I I tre 8 Sissignori! l'abbiamo scritto per il ':L'empo e ripe– tiamolo qui. li L 0 maggio italiano può ringiovanire. Forzato dagli avvenimenti, in questi quindici anni, ha fatto un po' tutte le pari.i : fu protesta, lamento, anelito a libertà; vestì abito borghese, abito demo– cratico; partì in guerra contro l'Africa, contro Crispi e contro Pelloux i e quando queste cose tramonta– rono, si sentì disoccupato, invecchiato, esausto, inu– tile, ridotto a una festa " come tutte le altre "' sì, a una festa idiota come tutte le altre, candidato alla giubilazione. 1(;invece non aveva cominciato a vivere. Deve rientrare nella propria pelle; cominciare a.d essere lui: il primo maggio proletario; quello che uscì, pensato formidabilmente, dal Congresso di Pa• rigi dell' 80 j l'affermazione solenne, mondiale, del proletariato che ascende, per l'erta delle proprie ri• vcncl!cazioni, verso il sole che indora le vette delle emancipazioni definitive. l!'u mai cosa che potesse essere più grande? Una classe, la classe innumeL·e,·ole,Ja sola.classe necessaria - quella che può tutte distruggerle assorbendole in sò - si affaccia alla storia e dice alle altre classi: eccomi, esisto, ho capito, e <livento io la padrona dei miei destini e dei vostri! Pure, corno <1uesta cosa immensa sembra - fra le nostre miserie - divenuta piccina, stolida, incon– cludente! Le otto ore! Una formula quasi dimenticata. La legislazione sociale del lavoro! Una riformetta, una manciata di erba trastulla, un tranello teso dalle classi dirigenti. Sicuro! fl Congresso di Parigi non voleva di pii1. Voleva che il proletarhito ricuperasse, ogni anno, sulle usurpazioni del capitalismo, un tanto di vita, di benessere, di istruzione, di forza, di fede, di li– bertà. Aveva fiducia in questo cose. Chiedeva - ah I il vile opportunista! - leggi ai parlamenti borghesi, trattati ai presidenti di repubblica, ai re ed agli imperatori. Non si domandava se avrebbero " intac– cato il meccanismo fondamentale della produzione capitalistica n· Non farneticava di " atti risolutivi " e di " colpi di mano n· Si contentava di sottrarre la donna, la madre, al logorìo delle 12 ore nell'opificio. Ci teneva - come un soprintendente scolastico dei partiti popolari - a mandare i bimbi alla scuola. Pretendeva che i lavoratori potessero godere di un giorno di riposo ogni settimana, e la sera frequen– tare le loro società, le conferenze, le biblioteche po~ polari 1 non esausti dalla fatica 1 col cervello ancor fresco ed elastico, capace di ricevere e fecondare i germi del sapere e della solidarietà. Diceva: abbiamo dei bruti, dobbiamo farne degli uomini. .Il socialismo non sarà fatto che dagli uomini. La lotta di classe, per essere vittoriosa, esige una classe, cosciente di sè, non un'orda, non un armento. Bisogna che l'ofti. cina. renda una parte della sua preda quotidiana. Oh! una piccola parte, non più che un frammento. )fa un frammento ogni anno. Al primo maggio, da buoni massai, erigiamo l'inventario. Vediamo quanto s'è conquistato, quanto rimane da conquistare. S'ò sbagliato? ci correggiamo, traggiamo partito dagli errori. S'ò riusciti'? perseveriamo. Quei sognatori imaginavano una schiera di primi Maggio, ciascuno dei quali fosse più grande, piì.1 forte, più sapiente di quello che lo precedette e avesse nella propria bi~accia uu tante pii'.1di viaticù per la nuova annata da sbarcare. Brano - dio per· cloni! - degli evoluzionisti. Pensavano che, per giun~ gore alla meta. conve11isso metter.si in cammino. Non avevano ancora scoperto che si potesse arrivare per altra guisa. ~on parhwano di tendenze. Avevano appreso da )[arx che il segreto essenziale del dominio capitalista, il suo fondamento economico, la roccia sulla quale s'innalza) consisto nel tempo di lavoro non pagato al lavoratore. ~ dicevano: corrodiamo questa roccia; quando l'avremo sgretolata, al privi– legio mancherà il terreno sotto i piedi. Del pnro empirismo, come si vede! E, come formula immediata, foggiarono i .fre otto. - Otto ore cli lavoro: ossia meno gente abbrutita, mono disoccupati, meno ribassa-salarì; le crisi di sovraprocluzione provenute o rinssorbite; la concor– renza delle bracciit, il fa.tale krumirismo, fatto meno necessario e meno feroce. - Otto ore di riposo: ossia una razza sana, riposata, alacre; dei cen'elli svegli quundo, all'alba, il gallo ha cantato. - E otto

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