Critica Sociale - Anno XIV - n. 8 - 16 aprile 1904

120 CRITICA SOCIALE PALEONTOLOGIA POLITICA (A proposito di un'agitazione per il suffragio universale) Pubblicando questo articolo del nostro Crcspi 1 noi non intcndi1tmo sottoscrivere a tutte le opinioni in esso mnnifestate: alcune e del resto sembra ammet– terlo lo stesso autore - se possono aver fondamento per altri !:empi o per alti·i paesi, ci sembrano averne pochissimo per l'rtalia, dove non vi è proprio nulla che somig-li, per esempio, all'aristocrazia inglese. 1\dcrh1mo però al concetto fondamentale del nostro rollahoratore: che cioè corto riforme - a marca de– mocratica - dovrebbero essere, pel partito socialista, soggette a revisione secondo critcrii nuovi e nffotto diversi da quelli della democrazia aprioristica e tra– dizionale. In p11rticolarc crediamo che nulla vi ~ia dì più fatuo che affastellare propositi di agitazioni politiche, una su\Faltrn 1 che poi 11011 si recano ad effetto. P hanno solo per conseguenza. di disrrarre da quelle ngita– zioni più sentite, pili pratiche, piì1 urgenti, sulle quali dovrebbe, per determinati periodi, concentrarsi instancabilmente, finchè non abbia ottenuto il risul– tato propostosi, lo sforzo del partito. L'agitazione pel suffraµ-io universale - in quest'ora - ci sembra appunto uno di cotesti diversivi destinati alla. steri– rilità. E quando nel Gruppo parlamentare esprimen1mo questa opinione, ci 1>arve che la maggioranza fosse del nostro parere. f. t. Allorquando recentemente discorremmo in queste co– lonne dell'opera dell'Ostrogorski sull'organizzazione dei partiti nella democrazia, non credevamo di dover così presto ritornare sull'argomento e di ritornan•i per mo– ~trare come di alcuni di quei concetti dovrebbero i de– mocratici italiani in prima flla tener conto. L'occasione cì è fornita dalla notizia che il OrupJ>Oradicale si è riunito per esaminare la proposta i\lirabelli pel suffragio universale e che esso l'ha approvata; naturalmente il Gruppo socialist,a 11011poteva restare indifferente alta cosa e, quantunque cli malavoglia, o con indifferenza, vi aderì. Gli appunti che seguono, nel mentre vogliono essere una chiara esposizione de' motivi per cui, a parer nostro, si può e si deve essei· contrari a quella proposta, hanno però sopratutto per intento di combattere alcuni pregiudizi ancora radicatissimi in ltalia sulla vera na– tura della democrazia. Non è storicamente possibile sollevar dubbt sul ratto che i principt fondamentali, a cui s"ius1>irano tutti i moderni partiti democratici e sensibilmente i J)artiti po. polari in Italia, risalgono alla dottrina ottimistica e semplicistica ad un tempo di Gian Giacomo Rousseau, per la quale la volontà umana, essendo per natura por– tata al bene 1 non ha d'UOJ>O che della libertà di seguir la ragione per reali?;;mre la relicità. 1n essa la società. è considerata come costituita d'individui autonomi ed equivalenti, la somma delle cui volontà rappresenterebbe la volontà generale nel medesimo tempo che la libertà. di tutte e di ciascuna. La teoria. del suffragio unh•ersale puro e semplice ne è il pili naturale dei corollari. Una veduta intimamente connessa a questa, e che ne è come u11 1 ulteriorc conseguenza, gli è l'altra che concerne la. natura del regime rappresentativo. Posta la natura fon– damentalmente buona. e razionale della volontà, lasciata libera, dei singoli indi\'iclui 1 ne segue immediatamente che gli eletti dal suffragio universale sono i naturali e legittimi rappresentanti della società. 'l'utto ciò è psicologico.mente e sociologicamente falso. I/aver considerato nell'uomo la sola ragione e l'aver negletto i coefflcienti del tempera.mento, del carattere, della razza, del momento economico, ecc., ha condotto ad errori pratici e teorici colossali, primo tra i quali quello di trascurare la elaborazione preparatoria del suffragio stesso, della volontà. nazionale medesima. Si è creato così un dis::.iclio tra i risultati della scelta. elet– torale e quelli della scelta naturale; vale a dire che i rap)lresentanti eletti non sono spesso i rappresentanti naturali. A nostro parere, la questione fu ben posta. dal Taine allorchò scrisse che rappresentare una persona o una società. grande o piccola è renderla presente <IO\'C essa non è; è decidere, compren<lere, faro al suo posto 1 ciò che, ))Cl' insufficienza, per ignoranza, o per altra causa qualsiasi, essa non può fare che sostituendo 1 alla sua volontìL incapace, la volontà capace del suo rap– presentante. Un \'61'0 e naturale ra))presentante sarà in conseguenza quello 1 le cui decìsioni si appoggiano su una adesione ferma, spontanea 1 qu:.tsì istintiva e irri– flessa. 11 suffrogio non crea quindi il rapprc~e11tante; questo è una formazione naturale, che esso presuppone i il suffragio può solo riconoscerlo, come può anche disco– noscerlo ingannandosi nelle proprie designazioni; può benissimo darsi che Peletto della scheda non sia l'or– gano naturale ché da.ti bisogni si sono a poco a poco fabbricato per l'espres3ione dei loro bisogni ; gli elettori non sono più infallibili del papa. Insomma il voto non è che una delle forme di riconoscimento dei rappresen• tanti della società, cioè dei suoi organi direttivi, e \li– denlo sarebbe che il risultato della scelta naturale avesse da coincidere con quello della scelta elettorale. Dato questo concetto posith•o sulla portata. del suf– fragio, ne segue che un vero e perfetto regime rappre– sentativo non può realizzarsi se non nella misura. in cui alla elaborazione della rappresentanza concorre il mas• simo contingente di forze psicologiche, Panima totale e integrale clella :1azione; e nella. misura in cui a ciò concorro l'intera educazione del paese. Xon ostante il suo feudalismo formale, l'Inghilterra è tuttavia il paese che J>Ossiedeil regime piì'1nippresen– tativo ciel mondo. Fin dai primi giochi infantili, il fan• ciullo inglese apprende la necessità - ciò che è più della ragionevolezza - d'un certo grado di disciplina o di gerarchia j la scuola è già. per lui una piccola sociefa organizzata, in quanto i meno pronti progrediscono per lo spezzettamento che i pili intelligenti lor fanno della lezione del maestro; cosi contemporaneamente ognuno d'essì impara che a tutti in diritto è concesso di ec– cellere sugli altri e che, in media, se ciò non avviene, gli è perc-hè di ratto ognuno non può permanentemente tenere una funzione suJ)eriore alle sue capacità. Per una ginnastica quotidiana si im1>ara.chc 1 se ogni cosa è cer– tamente migliorabile sotto più aspetti, certamente nel suo complesso è il meglio che fin qui essa abbia potuto essere, e che nessuno sforzo di menti geniali o di una eccezionale generazione d'uomini potrebbe, dopo uua radicale sovversione, riedificare il tutto non diciamo già fatto migliore, ma anche soltanto com'es:;o ci venne dal sovrapporsi di miliardi di piccoli atti d'attenzione, su infinite cose in ap1rnrenza trascurabili, da. parte di mi– lioni di membri d'una razza, ciascuno dei quali ebbe una vita operosa e gagliarda di lotte vittoriose o di amare sconfitte. 'l'utto ciò riempie la lacuna tra la scuola e la vita ed ha risultati politici e sociali importantissimi. La scuola della liberti\ non solo quotidianamente apprende a tutti che solo in loro stessi è, in grandissima parte, la causa

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