Critica Sociale - Anno XIV - n. 2 - 16 gennaio 1904

CRITICA SOCIALE 29 le istituzioni già esistenti, " metteudo in contatto le istituzioni di beneficenza con i bisognosi, accom– pagnando questi nelle loro richiesto di soccorso, sus– sidiando quello e liberandole dai bisognosi di pro– fessione ,.,. Per raggiungere il primo intento il prof. Osimo propone: 1 ° l'istituzione di Uffici rionali per accogliere le domande, i quali "servono a rendere più agevole e pronta la beneficenza per i cittadini ; permettono, poichè servono per tutte lo istituzioni di beneficenza, di assistere al momento voluto, sotto la forma vo– luta, con l'energia voluta; producono, col procedere del tempo, un'inevitabile economia e semplifirazione di organi alle opere benefiche che di essi si servono,., ; 2° il protocollogenerale, che toglie il pericolo che dall'esistenza autonoma degli Uffici rionali po– trebbe derivare, il pericolo di « a1'roser la misè;·e et la (aire ffe1wir ,, 1 anzi uno dei maggiori incon– venienti portati dall'isolamento in cui vivono le isti– tuzioni cli beneficenza: quello dello sfruttamento loro da parte dei bisognosi di professione, i quali non potranno più mostrarsi, come oggi a,·vienc, sotto diversa veste, con dimore diverse, accusanti mali, bisogni diversi e spesso contraddicentisi, per otte– nere aiuti temporanei da parti diverse; 3° il corpo unico clei delegati - per la verifica delle condizioni dei postulanti, vcl'ifica che, essendo fatta non in relaziono alle attitudini che, a pro,,vc clero ad un dato bisogno, possa o non avere una de– terminata istituzione, ma, invece, in rela,:ione al bi– sogno in sè stesso, nella sua natura, 1wlla sua gra– vez7,u e nella sua urgenza - rende coordina.bi l'a– zione della henefìcenza, toglie di mezzo o attenua l'inconveniente dei bisog-11osidi professione. Con tali mezzi si vuol ra1tgiungere lo scopo im– mediato dell'Ufficio: sg-ran1.1·0 il fondo per le opere caritatevoli dal bisognoso di professione. 1,: se anche qui doveste limitarsi l'azione dell'Ufficio progettato, sarebbe già di per sè questo scopo altissimo e tale eia spingere gli enti henéfici privati e pubblici a ope– rare pcrchè l'idea. sia presto tradotta in realtà. Ma - come nota il prof. Osimo - l'Ufficio ha ancora altri fini più mediati e pii, lontani che no accrescono l'importanza. e l'utilità, anzi, secondo noi) gli danno la ,·era ragion d'essere. Bsso sarehbe necessariamente - attraverso il corpo unico dei delegati e mediante il protocollo genernle - un Ufficio di rilevazione della miseria nella sua composizione qualitativa. o quantitativa, ricerca non già sterile nè accademica, ma destinata a illuminare gli Jstituti benéfici sulla natura ciel nrnlc, a permet– tere loro di risalire alle cause e guidarli allo studio dei rimedi piì1 opportuni, eccitando la crea• :dono cli quei nuovi istituti che si dimostrassero ne– cessari. Di rimedi universali, cli erba medica, la scienza moderna non ne conosce più. L'uomo medio, 11uomoastratto lo troviamo nei libri, per opportu• nità di ricerca; ma nella. realtà si distinguono tante diverse nature d'uomo con caratteri speciali, con particolari virtì.l e vizi. E i mali sono di diverso grado e devono essere curati differentemente a seconda della natura e della gravità loro. La miseria non ò pili considerata il castigo di Dio, la conseguenza del peccato originale, di una malaugurata degu– stazione di un piccolo frutto restato, per tutta l'e– ternità, nel gozzo dei cliscendonti dei due primi im– puri. La scienza umana distingue. C'entrerà il pomo primitivo, ma la miseria è sopra tutto determinahi da cause di ordine fisico, morale ed economico. Ed, a seconda della causa, dovranno essere varii i rimedi. Così, differente sarà il trattamento di un in• clivicluo impotente fisicamente al lavoro o che deve, 11ccessariarnente, essere a carico della società, come consumatore, non potendo essere produttore, eiaquelle che si cloHà adottare 1>erun mendico per cause pre• valentemente morali ed intellettuali, sia il suo stato dovuto a dcficenza morale costituzionale od acquisita in seguito a disoccupazione prolungttta, o derivi essa da JJOCa. abilità tecnica. I~ di altra. natura dovranno pure essere i sistemi di cura dei disoccupati per cause prevalentemente economiche, e diversi a seconda che la disoccupazione sia dovuta alla concorrenza dei la,·oratori della cam– pagna che immigrano in città, o al g-ioconormale e continuo delle forze economiche, e quindi di durata prevedibile, o a seconda che essa sia cli carattere tempornneo, senza però che se ne possa prevedere la durata, o periodica per 11organizzm~ione partico• lare cli certe industrie, o in fine sia dovuta ad un eccesso permanente delle forze di la,·oro in certe industrie o in tutto il paese. 1\nche in l:talia 1 come altrove, si manifesta una tendenza della beneficenza verso una pili illuminata e piÌI complessa azione a favore dei poveri, che, mentre tende ad adattarsi ai singoli cHsi, segue sempre piì1 il concetto di prevenire anzichè rcpri mere e - guidata da un senso pii.1 illuminato di economia dei valori umani - impiega una somma sempre più considerevole in quelle forme benefiche che permettono al povero cli resistere meglio alle forze dissolvitrici dell'ambiente e rendono meno fa. cile la sua caduta fra le scorie sociali. Essa aspira a ridurre al minimo la perdita secca che la società fa col rovinarsi di ogni umana energi.1 1 e cerca di far in modo che ogni individuo - considerato una, ricchezza - possa produrre tutto quanto di meglio ha in sè a favore della collettività. 1ra, come dicemmo, piì:1 che un reale progresso, si può notare, da noi, una tendenza ,,erso queste nuove forme. 1/nzione è essenzialmente atomistica e disorganizzata, mossa puramente da ideolo1Iie e mancante di ogni conoscenza esatta. dei bisogni reali nel loro complesso, nclht loro entità, nelle loro manifesta7,ioni concrete. J;: così 1 mentre ci sono ec– cellenti tentati,·i isolati, ogni forma particolare di ca– rità, non illuminata e non controllata dai fatti reali, vede soltanto i bisogni di cui essa si occupa, e - come la chiesa medievale - crede di possedere tutta la verità. e il rimedio unico. Tiene - di regola - moltissimo alla proprietlt letteraria ciel suo principio, non ammette rapporti, relazioni, contatti con altre forme di bisogno j si arresta a certe manifestazioni ciel male le pili immediate e considerate dà sè e sotto un solo punto cli Yista, e non sa scorgeme i rapporti lontani e le cause mediate. Nel complesso, insomma) madonna. Pietà fa qui in ca-;a nostra le cose ancora all'ingrosso. Come Donna Prassede, fa il bene come vien viene; segue certe idee, a cui ò molto affezionata e che, per esser poche) non sono, perciò solo, tutte buone. Anzi, come Donna Prasscùe e come tutte le madri pietose, ama, di prefer,mza, i figli discoli) le idee pill storte. Ua una particolare predilezione per applicare a tutti i casi rimedi unici - vedi le Congregazioni di carità - e si cura poco dei risultati. Le basta, per lo più, <li dare, presa da un sacro ardore di 1>ietàevangelica: la t,rn destra non deve sapere quel che fa la sinistra. ~ la sinistra, di regola, non sa mai qurl che fa la destra. nessuno sa mai come vengono impiegati i soldi distribuiti, e nessuno si cruccia di pensare agli effetti della ca– rità, sia in moneta, sia in cose: quest'ultima_,_ come tutti sanno - delizia. somma dei Comitati benéfici <lolle signore cattoliche, desiderose cli combinare il " desiderio d'éclat ,, con un senso illuminato di eco• nomia. « Quanti siete, ilomcmdo,buona gent ?,... Siamo vent'u11 1 risponde11,llccellenza! Caspita I molti, t·e-plico... l'e11t'1m ?.... Nou :J·erve .... .-t11selm, dC(jhon quattrili per m1. 'l

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