Critica Sociale - Anno XIV - n. 1 - 1 gennaio 1904
CRITICA SOCIALE vantaggio immediato e trattenerli colla continuità. di questo vantaggio. Poco alla volta, Yivendo accanto a noi, leggendo i nostri giornali, partecipando a tutte le forme della vita socialista, li persuaderemo della bontà del nostro movimento e della sua finalità. Cn concetto non dissimile dovrebbe guidare noi. La nostra azione politica ccl economica, la conquista di riforme, possono essere altrettanti mezzi di attra– zione. )[a tutto ciò non de,·e avvenire a vanvera, seguendo i piccoli interessi di tutti quanti, in tutti i sensi. Il nostro partito deve avere una nozione chiara e precisa di ciò che vuole, di ciò che occorre alla creazione delle forze economiche, intellettuali e morali, da cui solo può dipendere la buona riuscita del presente moYimento proletario. JI nostro partito deve coordinare le. riforme in modo che siano come rftmi che si impiantano in un medesimo tronco, im– pregnate di spirito socialista e coordinate allo scopo finale. InYcce, il nostro partito, che dovrebbe essere il nucleo direttivo e cosciente del proletariato, finisce per essere un partito di empirici, in balìa degli in• teressi immediati di quelli che hanno l'audacia di farli valere . .t.\.d esempio - nelle agitazioni delle varie categorie di operai e di impiegati - non ci domandiamo mai se le loro domande siano o no coordinate allo fiualità e ai caratteri specifici del nostro partitfl, ma le sosteniamo in blocco, anche so qualche volta si contraddicono. Così finiamo per cli– \'Cnire un partito generico, sentimentale, di oppressi, una specie di confraternita di sofferenti, perdendo una individualità spiccata, perchè a darla non bastano i cardini teorici della lotta di classe e del colletti– vismo, ma occorre la presenza dello spirito socialista in ciò che man mano chiediamo. Per costituire questa salda colonna vertebrate al nostro movimento, per creare una direttiva socialista - dì versa da quella degli altri partiti - è necessario non fermarci alle generalità, ma scendere all'esame, allo studio delle realth. vive e doloranti. Per parlare con efficacia al proletariato - in modo non da ge– nerare i fuochi di paglia dei vani entusiasmi, ma. la ragionata persuasii)llc, base positiva della fede - è necessario conoscerlo bene e mettere le nostre ri• forme in rapporto coi suoi bisogni veri e non con quelli supposti, è necessario che cessiamo di essere degli ignoranti o degli empirici, m; diveniamo dei ternici e delle lame diritte, che sanno quello fanno. Questa è opera nè facile nè lieta. Dall'alto della piattaforma tonare su una sottostante moltitudine ardente ed entusiastica, può dare lampi di poesia e di gioia. Chiudersi nel proprio studio e paziente– mente esaminare ciò che altri ha tentato e speri– mentato, scendere nella vita e ricercare, interrogare, conoscere, può e~sere lungo, monotono, noioso e non dà. le vertigini dell'ambizione e della gloria. Ma è qui il nostro dovere. 11 pericolo è nell'ignoranza, nell'impreparazione. Quanti, tra noi, sentono la responsabilità che pesa au quelli che vogliono essere i rappresentanti intel· lettuali del proletariato non mancheranno di portare il loro contributo di meditazione e cli ricerca. Ren– dendo noi stessi inte1lettualmente pili aggucniti e preparando intellettualmente e moralmente il pro letariato) saremo sicuri che il socialismo non sia - come temono gli avversari -- un salto nel huio, ma un salto nella luce. Quello che qui abbiamo scritto è come un esame di coscienza. Come tutti gli esami di coscienza dogli uomini che guardano innanz.i, fu acerbo. ft(a poichè le campane stanno annunziando una nuova alba, non parrà, ai lettori, una rampogna, ma un fraterno invito. llitlln, 31 dlrtmbre 190:J. Ornr.ro ÙASALl~I. LA FtNE D'UN PERIODO Jn tutti i vasti movimenti sociali, la varietà e la per– sistenza della vitn non permettono mai una soluzione di continuità. Così, anche nel momcuto attuale, mentre un periodo della nostra storia politica si chiude e un altro incomincia, il distacco è quasi inavvertito e si pa• lesa soltanto per sintomi. lta. quanta. messe di sintomi in quest'ora così gravida d'avvenirn ! Ecco qui, recentissimo, il caso cli .,rantova. A Mantova, due anni addietro, si doYeva conquistare alla democrazia il Consiglio provinciale. Dopo una lotta di un decennio, in cui tanti Comuni erano stati esJHI· gnati dalle forze popolari, quella conquista pareva il coronamento e il suggello. E il proletariato consentì a combattere l'ultima lotta con un fervoro adeguato alla importanza dell'impresa. Anzi, poichè noi - gli ad<10- mesticati1 i codini - dubitavamo che le sole forze del proletariato non bastassero a comporre un'amministra– zione così vasta e complessa, Ferri e Oatti ammonirnno che quelle prudenze erano eccessh·e e che la situazione avrebbe creato gli uomini adatti a dominarla. La vittoria, traYerso molte vicencle, sorrise ai radicali e ai socialisti. L'alleanza, rifiutata durante i Comizi elet– torali, fu, per la necessità. delle cose, ben pili forte del dogmatismo intransigente 1 stretta nel Consiglio. Una amministrazione radico-socialista iniziò la stia difficile e paziente opera di riforme, e attestò all'Italia che i partiti popolari, dopo pochi anni di vita, potevano de• guarnente tenere tutti i poteri pubblici di una 1>rovincia. Senonchè, oggi - dopo meno cli due anni di esperi– mento - il proletariato è già stanco. Ha giocato abba• stanza con questi balocchi o li getta come fasticlito. E Gatti -- quello stesso che incitava lo baldanze speusie• rate di due anni prima ~ fa ,·otare dalle Leghe e dai Circoli del Mantovano che il Partito " ò immaturo per la conquista. del Consiglio pro\'inciale ,, e che quin– dinnanzi dovrà limitarsi alla monotona funzione udi sen– tinella ,,igile o sicura degli interessi proletari ,, di fronte all'antico nemico, a cui preJ)ara con le proprie mani la agognata rivincita. 11 caso di )lantova. è 1 mutatis mutandis, quello cli Mi· Inno. Qui alcuni socialisti dovettero entrare nella Giunta, ma vi entrarono col cappio al collo, più per obbedire alle necessità di una situazione che non per rappresen• tarvi la. volontà del proletariato socialista. Anzi i socia– listi rivoluzionarì se ne lavano le mani, ponendosi alla flnestra in attesa del capitombolo. Dopo, a cose com– piute, quando con la loro cliffidenza e la. loro opposi– zione avranno provocato il crollo, usciranno a gridare anche qui che il proletariato è immaturo a conquistare sul serio i poteri pubblici, che occorre tornare al comodo metodo della protesta, e che la miglior cosa è ancorn ... il regno dei moderati. Dovunque, in Italia, vi è un po' di .Mantova e di Mi– lano. Anche là dove le amministrazioni popolari o so• eia.liste riescono a tenersi ritte, debbono lottare contro una diffidenza e un'impazienza che minano loro il ter• reno. Qui ò la riYalità. dei diversi Gruppi politici che fa. risorgere la vecchia rormula delPintrausigenza, ria• cutizzaudola con qualche storiella di diserzioni o di tradimenti; lù. è il dissidio fra rivoluzionari e riformisti che si giova delle difficoltà. di un'amministrazione per creare divergenze di metodo; da per tutto è nn senso di disagio, di stanchezza, di noia, che fa desiderare la
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