Critica Sociale - Anno XIV - n. 1 - 1 gennaio 1904

CRITICA SOCIALE quali esso farà di tanto in ta.uto giustizia. Roma si ri– volge ai II libernli .. o si sente rispondere con Posposi– zione finanziaria ciel principe Colonna 1 che la pone fra le città pili indebitate del mondo. Passa. ai giornalì, e ai "diur11alia 11 romani, che parlavano delle conquiste dei regni, vede sostituiti i periodi di Chiovctto 1 che c:sul– tano per la conquista d'una Uanca. Si rigetta al1 1 indictro clisperata 1 verso il Yaticauo, e invece dello lettere di ~\.lessandro Vl a Cesare Borgia 1 leggo la pro3a morbida e borghesuccia cli Pio X. La decadenza non potrebbe essero più completa e desolante. Da " c<1p11t mwuli ,, Roma si vede ridotta. a qualcosa di meno di una città di provincia: essa ò rigettata II e.rll'a m1111dumm fuori della vita, ruori della scienza. Pel parfl.Ssitismo della spada ò troppo debole: quello della mossa comincia a render meno. Non c'è pili scampo: per mnngial'e bisogna proprio lavorare ! ... ì,; proprio così. Che la Roma regia valga pochino, non fa pili bisogno dimostrare, E la. ltoma papale? Chi non ricorda, 1>oraverlo letto sulle istorio, l'effetto immenso che produceva, ai suoi tempi, un messaggio del Sommo 1--'onteflco? Per uno di essi. vergato in bre\•i note e in cattivo latino, i re cadevano, i troni crollavano, gli uomini abbassavano o prendevano le armi, si precipita. yano ruinosi in paesi ignoti, poveri di oro, poveri di vettovaglie, non curanti dei precipizi, deì Magelli della fame, della sete, dei morbi. .. ~ D••us lo i;olt,, era l'unico sostegno 1 l'unica ragione, pili che sumcicnte ... Oggi una Enciclica pili non turba i sonni del mortale. I fogli quotidiani la riportano per conveniouza; un breve commento; quindici giorni dopo nessuno la ricorda e il mo1Jdo ... il mondo ha pro.seguito per la suo. strada. Malvagifa superba di miscredenti, o distacco della coscienza clericale da quella dell'umanità sofferente? 11 Breve di Pio X, il nuovo Pontellce, che ha voluto con esso inaugurare il suo Papato o chiudere il 1903 che muore, può risolvere il dilemma. JI Congresso cattolico di Bologna faceva prevedere la parola rlel Papa. Cosa insolita negli annali dei convegni cattolici, in quello si era discusso sul serio,con un calore e una vivaci fa da disgradarne le riunioni della fu Fede• razione socialista milanese. Canuti J>relati, dalla parola melata e misurata, si erano trovati di fronte l'eloquenza, rude come un pugno di villauo, di focosi e giovani preti, che dalle officine della città e dai campi arati della camJ)agna portavano nei polmoni qualcosa di quell'os– sigeno in cui si nasconde un vago profumo di salnitro e di zolfo. Tutto il movimento che 1Hmetra ovunque e che scuote e rovescia le coscienze e le menti, movimento forso in J)Ìll ILlOghi non bono distinto, ma sensibile nelle sue manifestazioni esteriori di una irreligiosità crescente, non era sfuggito ai giovani preti, che la conquista del pane quotidiano s1Jinge rra lo turbe: ed essi chiedevano di dare al Vangelo un'interpretazione meno anelastica e pili cristiana, di valersi delle armi stesse dei nemici dellà Chiesa 11er riconquistare la massa sfuggente dei contribuenti all'obolo di San Pietro. l<'are della Chiesa uno strumento democratico di conquista, un propulsore di riforme di giustizia e di morale morlerna, un orgnniz• zatore di masse. Prendere i benefizii del progresso eco• nomico, impadronirsi di tutti i suoi pilt delicati stru• menti e piegarli alla necessità della conquista delle coscienze attraverso alle maglie possenti del migliora– mento materialo dei corpi. Ala.far questo era rende1·e Pomaggio pili bello e com• 1>iuto al materialismo storico. Era un riconoscere la bontà intrinseca della propaganda. socialista; un 1>rocla– mare l'errore della tattica e dei principi a cui sino a pochi anni fa aveva inrormato l'azione sua tutto Porga· nismo chiesastico. Di qui l'irritazione, lo scando.lo dei " laudatoi·es tem1,oris acti ,,. La disputa annosa, che da pili tempo la p:~rto pili giovano e combattiva del clero porta\'U. avanti con opuscoli, conferenze, articoli o che ba reao noto il nome di don Romolo Murri, risorse a BologDa inacerbita e inasprita dalla presenza di quegli uomini, che sino allora non si conoscevano se non per l'acre bile soffocata nell'animo con le polemiche della stampa. A quale delle due parti avrebbe dato ragione il Pon• tefice, il sommo e dispotico regolatore di queste dispute, il rappresentante dell'infallibile in terra? Il Breve scioglie il dubbio: le 19 regolo in quello con• tenute ristabiliscono l'ordine, almeno in apparenza: le ardite presunzioni dei novatori ricevono il colpo di grazia: l'antica Chiesa conserva la sua immutabilità, da oui probabilmente non si muoverà mai pili. La condanna del nuovo non appare tanto dall'ordinamento che il Pon· teflce dà al l'azione organizzata del la democrazia cristiana, quanto clalle prime IO regole, che fissano, nella forma pili rigida e dura, qua'3i angolosa, i principi teorici su cui, per la Chiesa cattolica, deve basare la società mo– derna. È questa angolosità. indizio <!.igrande nettezza e ))recisione dì mente, oppure di poverti\ di idee? Esr~miniamo brevemente questo decalogo. Veramente, ))Or ogni cervello appena mediocremente istruito delle conquiste della sociologia moderna, la sua semplice espo· siziooe potrebbe bastare . .Ma siccome, disgraziatamente, a que:ito mondo il 1>iù delle volte le idee acquistano importanza, e tingono del loro colore l'animo di chi le sente esprimere 1 non tanto a seconda del loro valore, quanto della condizione sociale di chi le espone, così un breve commento, non giìl fatto con dotti raffronti storici - agevoli J)Cr chi li fa e uoiosi per chi li legge - ma a base cli buon scuso, merita il prezzo dell'opera. . .. La ))rima regola dice: "La socict{l umana, quale Dio l'ha stabilita, ò composta di elementi 'ineguali, come iue– guali sono i membri del corpo umano: il renderli tutti CJ.{uali ò impossibile; equivarrebbe alla distruzione della società medesima. " Enrico !<'erri, commentando questa regola, dice che 1 1>r ima di Pio X, l'aveva esJ)Ostn :.\lenenio J\grippa. Cosi può forse parel'C a un primo esame superficiale: ma una pit'1 attenta considerazione dimostra che, anche sotto questo punto di vista, rra llenenio J\grip1Ja e Pio X passa una profonda differeozo.. L'apologo del celebro romano in complesso dice,•a ohe, al pari del corpo umano, fra le vario parti delill sociefa passa. un rapporto strettissimo di cooperazione a. di interdipendenza. Come il corpo umano non può fare a meno dello stomaco, così il lnYoro non può rendersi indipendente dal capitale. Per una naturale inversioue logica si deduce da questo che, se le braccia non pos– sono vh•ero quando Io stomaco non è nutrito, lo stomaco non si nutro 1>eròse le braccia 11011 procurano il nutri– mento. E si può giurare che il savio .Agrippa avrebbe dato questa forma al suo apologo, se, invece dei plebei, si fosse tratb.lto di far discende1·e i nobili dall'Aventino. Insomma tutto il racconto romano tende a stabilire fra i membri del corpo o quelli della società una egu(llc importanza. La regola del Pontefice inrece parla di clementi disu• yuali. Ila ,1uindi for.:ie egli voluto dire, contrariamente

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