Critica Sociale - Anno XIII - n. 22 - 16 novembre 1903
Bb 3H CRITICA SOClALf.: concreti del fenomeno economico ed è necessario di tener conto, non di sole influenze singole od indi– Yiduali, nu~ altresì di influenzo collettive o sociali. Ora, forsechò basta il postulato teorico non essere arbìlmria la, 1·t1xu-tizio11e clelprodotto (1·<1, gli elementi JJrodutlori, per dimostrare Je differenze neJla attitu– dine produttiva e distributiva proprie all'individuo o all'ente pubblico o per non tenerne conto? 'l'ali differenze esistono e sono una conseguenza dei ca– ratteri concreti dell'azienda privata e dell1azienda pubblica. ~sso possono condurre nei diversi argo– menti a risultati bentfici o a risultati disastrosi alla economia nazionale, ma non è dato di non tenerne conto smarrendo nell 1 uguaglianza di quantità astratte i caratteri specifici di clementi e di instHuti con• crcti, di cui le quantità. astrntte non rappresentano che una parte limitata e non specifica del contenuto rispettivo. Quindi o l'equazione dello scambio è af– fo.tto indipendente dall'indolo del proclutto1·e e n1ol significare soltanto - il che non è suscettibile di contraddizione - che la ripartizione del prodotto non è arbitraria, ed allora essa 11011 può riferirai al modo, alla forma cd ni risultati concreti della pro– duzione che sta fuori di tiuella. l n tal caso la pro• messa matematica è affatto superflua e nulla con– tribuisco alla soluzione della d ifficoltà. O 11equazione \'UOIC invece tener conto della natu.ra della azienda produttrice, e allora. lo Stato non pnò essere pareJr– gi:lto fVl un produttore singolo o alla somma di pil1 produtt ori singoli, ma la sua azione produttiva va apprez, rn.ta secondo le influenze che ne dominano a volta a volta la natura. e la. attività. Dall'aspetto poi clelPindolc e delle condizioni del problema che si considera, le diverse equazioni di scambio non esprimono che condizioni di equilibrio in dati momenti dell'azione del mercato locale, n,t· zionalo o internazionale. Sono adunque altrettanto condizioni di statica. Che se si ottiene il massimo ciel gotlirnonto o dell'utilità tostochè si raggiunga J'equilibrio elci mercati, ciò 11011 vuol punto dire che questo massimo cli godimento sia. tale in relazione ad una procedente condiziono di equilibrio, ma sol• tanto che, frn tutte lo combinazioni cli scambio che possono presentarsi in un ccrt.o istante della vita ciel mercato, quella combinazione che assicura il magg-ior grnclo cli felicitazione è appunto quella che rende possibile l'equilibrio. Ora, la preferenza da darsi nell'orclinamento e nel progresso della produzione all'industriu privata o all"industria pubblica non è un problema cli statica i ò un problema. cli dinamica economica. Si trfltta di giuclicrtre, in reJazione alle fasi diverse ciel processo clell'cvoluzione, se la com– petizione o il monopolio degli individui pili utilmente dell'aziono dell'ente pul)blico risponda agl'interessi delreconomin nazionale. Ora, la risposta al quesito non può esser data che dall'esame delle condizioni di sviluppo dell'economia nazionale di cui si tratta, ed è altrettanto impossibile cli attingere una solu– ziono categorica, assoluta, dalla. equa.zione dello scambio, quanto dalla i1>0tesidi un ordinamento ideale della società. La terza premessa ò una esposizione lucida e precisa dolio recenti scoperto teoriche fatte dal Launhardt, dall'Ukioh e dal Sax in materia di formazione o cli determinazione cli tariffe ferrO\'iarie. Lo scrittore, che fu diligente trncluttoro cli uno degli studi del Launharclt, non poteva con la necessaria brevità. farne un rias– sunto ph't esatto o piì1 completo. Ma le conclusioni, a cui egli arriva da questo aspetto, sono assai pili fa,vornvoli agli esercizi di Stato che agli esercizi privati. Dichinra il Cabiati: 1 • il sistema. economico– " pubblico ò tale che permette sempre la riduzione " al livello del costo del prezzo di trasporto; laddove, " nella ferrovia retta secondo il principio economico " privato, la tariffa non raggiunge mai questo basso '1 G n " livello, mentre d'altra parte essa è tale che diviene :l sempre pili utile all'amministrazione a mano a mano " che questa assume 11esercizio di linee sempre più " vaste. 11 Ora, indipendentemente dal fatto che non si potrebbe giustificare con piìl esatta dimostrazione la necessità del passaggio all'esercizio cliStato quando si avvera quest'ultima ipote~i, è eridente che, in re– lazione alla com1>osizione dello Stato, alla costitu– zione dei suoi organi e alla pressione delle influenze, che normalmente opernno su di lui, l'impulso a rego– lare sempre pii, le tariffe giusta il criterio economico– pubblico è connaturale all'indole dello Stato, mentre nello Società private dovrà prevalere di necessità il criterio opposto. Nondimeno si tenta. cli attenuare anche daJl'aspetto teorico l'importnnza delle conclusioni offerte, affer– mando che tale livello di tariffe al costo del ser\'izio non è mai raggiunto dagli esercizi di Stato: nella stessa Oermani11 1 por ottenere senza perdita il risul– tato relativo, converrebbe introdurre un 1 imposta del 5 per cento sul reddito, cho compensasse quanto l'azienda dello Stato verrebbe a perdere in prodotto. E che vuol dir ciò? Siffo.tta attenuazione non di– struggo il valore cle!Paffermazione che ragionevol– mente ravYisa negli esercizi di Stato la tendenza e la attitudine a conformarsi al criterio economico– pubblico assai piì:1che al criterio economico-privato. Gli esercizi 1>ri \'ati sono indotti a regolare le loro tariffe in vista ciel massimo utile netto da co::seguire; per essi il minimum è dato pur sempre da un dato utile netto; negli esercizì di Stato il costo rappresenta il minimum della tariffa 1 a cui sarà llato cli av\'icinarsi o di allontanarsi a seconda delle condizioni del bi– lancio o del grado di sviluppo dell 1 economia nazio– nale. Ma non ,,i sono nelle aziende pubbliche ele– menti e-stra.nei d 1 11tiliti\ individuale che allontanino 1>ermanentomcntc eia quella direttiva sostituendo il criterio economico-privato alla applicazione, sia pl1r lenta e graduale, ciel criterio economico pubblico. Che del resto gli esercizi di Stato si arrendano pii, facilmente a diminuil'C lo tf1rill'e 1 ò dimostrato dal confronto delle tariffe e dalla storia. degli ordina– menti fcrro,•ial"I. J,o stesso Kauffmann, certo non tenero dogli esercizi di Stato ed ammiratore ciel sistema francesc 1 riporta un quadro comparativo di tariffe 1 in cui i minimi saggi son dati dalle tariffe degli esercizi governatiYi, i più alti dalle tariffe inglesi, francesi ccl italiane. J~gli nel 1890 faceva rimprovero ngli esercizi di Stato prussiani di non avere ancora moderato le lorn tariffe, cedendo alle continue istanze dei ceti commerciali. Quel rimpro– vero però non ha pili fondamento oggi dopo la riforma del 18!>5, che ha introdotto sensibili miti– gazioni. l•! d'uopo invero rìconoscerlo: gli esercizi di Stato alla J>Rri dei prirnfi sono molto pecca.– bili, ma ne sono di gran lunga pili correggibili. Nè tacciamo Pesempio del .Belgio, che nel 1856 ridusse le sue tariffe, e quello splendidamente offerto dal– l'Ungheria con le audaci innovazioni del 1889. Le tariffo a zona, che meritamente il Cabiati loda, non sarebbero state possibili con esercizi privati. Al con– trario, sono notissime lo querelo contro le Società francesi, inglesi, italiane: esse si piegarono al ribasso 1:1oltantoin seguito alla pressione degli organi go– vernativi o alla, azione della legislazione, e attesero non di rado la scadenza e la rinnovazione delle con• cessioni. Ad ogni modo, nonostnnto dnll'aspetto teorico non si possa disconoscere che le tariffe informate al criterio economico-pubblico vanno avvicinandosi al costo ciel servizio come ad un livello della loro oscillazionc 1 si nega allo Stato la. possibilità di at– tuare praticamente la effettuazione di siffatta ten• ùcnza. Vi si oppone, si dice, la pressione del perso– sonale, il cui salf1rio, regolnto non più dalla. legge
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