Critica Sociale - XIII - n.18-19 - 16 set.-1 ott. 1903
292 CRITICA SOCIALE verso a quel gra;.doso diminuendo delle scuole, che prima si dovevano, poi si potevano, finalmente era solo a spe– rare che si volessero istituire, non si indugia molto in– torno all'ostacolo o si tira. allegramente d'imbarazzo. 11 ln teorica. sarà anche vero; in pratica tanto fa co– struire la strada prima e la casa. poi, tanto fa edificare prima la casa e poi tracciar la strada. E se rispondes • sero che questa è un'imagine e non un argomento (1), noi potremmo osservare: che il nostro ufficio era dì prcnclere in esame un disegno di leggo concernente le scuole secondarie, nè potevamo dilun~arcene troppo (!); eh;, la questione, oltrechP <lidalfica 1 ~ a11chefimmziaria ,. E terminava invitando con un ordine del giorno il Governo a presentare, prima che si chiudesse la sezione legislati\•a, 11 un disegno di legge per la istituzione di scuole che sieno di complemento alle elementari e ab– biano intenti sicuramente pratici ,,. Se la legge fosse arrivala alla discussione pn.rl ::unen– t:Lre, quest'ordino del giorno avrebbe riportata senza dubbio !'unanimi fa: ma sarebbe stato eseguito? - Chi conosce che la unanimità ò quH.~isempre la onornta se– poltura degli ordini del giorno, che invita110 il Governo a far qualcosa di urgente e di necessario, dubiterà molto che a questo voto della Camera sarebbe tocMta miglior fortuna; e il dubbio diventerà certezza, qurindo si pensi che a risolvere il problema in discorso non solo occor– rono grandi risorse finanziarie { 2 ), ma bisogna superal'0 molte e complesse difficoltà d'indole tecnica per adattare le singole scuole ai bi1;ogni dei singoli J)aesi e non ca– dere nel bisantinismo accentratore e uniforme. A.vremmo avuto, dunque, la scuola media unica, mn senza le scuole elementari e prores::.ionali; e la moltitudine u di– versa e courusa" si sarebbe volta a tempestar le porte dei nuovi istituti, come aveva di gfa fatto traboccar gli antichi, nè i qunttro anni di corso nè il nome di gin– nasio nè la paura del latino - povero latino, l'idotto alla funzione di !,;pavcntap:nscri ! - sarebbero valsi a metterla in fugai perchò questa ~mania divorante d'i– struzione e di luce 1 che affatica oggi le classi popolari, non si soffoca nò col latino, nè con le tasse 1 nè con le (1) È J)<'gglocho" un'lmaglnc e non un nrgomcnto ~: è un'Jmoglne ~lni:.:11ata,percllè la easn o la stroda non stunno niente olftltto fra loro come te scuole rne<l!ce le sc110101Jroresslonnl\; SQ si volesse fnre un'lmnglne, blsogncr(lbbe <11roeho ò Msurclo, ,·olen<lo ,·uotar <luc vasi 11lcn! <1 1 11.cqua., cosfrulruc 11110 nuO\'O, che si JJl'O\'CdO e si dCSl<lcra 1·1oscainsun\clcn!e II contener l'ac<1uiidel primi <lue,aenin propfU'arne anche un nitro per rRCeoqllero Il 11,1u1<10 sovrnbbond1rnto. •: meno male se si trnttnsse d'aC<1uo: 11ulsi trait;\ <l'uomini! (tJ Queste risorse ln Commissiono s1Jernvn elle sarebbero soatur!te - ecco un l\ttro mlr11gglodel li\scuola unici\ 1- da\11\grancte riforma seolnstlca che CSS!l11ro1)onovi1, donde en1co1avn che lo Stiito avrebbe guadaguato L. 879.801 1>reclse nll'n11110,o gli t:ntl 100/lll tlvrebbero rlSJ)armltl.tOnientemeno <:lrca tre m\\1on!; ma, J)Cr rar guadagnare tanti (lltllttrinl allo Stato, dovevi\ tra l'altro aumentar 10 tasse sco– lrtstlchc, JJorre a carico delle l'ro,·!nete lo spese 1>elmateriale scliln– tlHco,u carico del Comuni I salnrt per gl'lnscrvleutl, e !lcarico ùe!le l'rov!nelc e del Comuni lo speso 1>erle clRSSInggluute, e sopprlmoro circa mezzo m\!lone di sussidi agli enti locali por l'!struzlono seeon– darla1 sconvolgendo da cima a fondo tutto 10 l1n1rnzecomunali e Jlrov!nc!A.11;e 1>cr11.rrlechlre di tre milioni 1 Comuni e 10 1•ro,·lnc1e, nonostante I nuovi \Jesi su essi car1cntl, dimenticava (11not1H'e,sonii\ 11rcg:lud1zlodi altre J)lccole d1menf.lean~.e: 1° che, nelle clth\ 111cui la scuola unica goveruntl\·11,avrebbe n.sso1·blta !a scuolu locl!le, l'ente locale avrebbe rl&p11rmhlt11 la S!)OSilclclla prOJ)rla scuola SOJ)l)rossa, ma avrebbbo nnehe perùuto le ln.ssoscolnsllehe; 2° non tutte 10scuole 1ocal\ Sttrebbero state asliorblte dalle goYernatt,·e, ma lo solo scuole inrer!Orl, 1iercllè le suvcr!orl rimanevano Intatte, e solo nello cltU, 1n cui oltre alla scuola eommmle ,·! rosse stata la govcrnatl\·a; s 0 non teneva nessun conio <le! nuovo onero delle 11cnslo111, ohe sarebbe stato enorme, spee!o per gli enti locali, ! qual! anebboro dovuto lleenzlare - sempre secondo I 011\coll della Commissiono - etrea 6000 Insegnanti. Con questi metodi è f!lcllo t11resaltar ruorl lo cen• tlnala di migliaia e ! milioni. B1b 1otec:i CJno H1ar e leggi più spietate, ma deve essere secondata. e incana– lata per la sua via; e quando le classi agiate 1 avide ed egoiste, non si preoccupano se non delle proprie scuole e trascurano le scuole del popolo, questo invade, in mnncanza di ambienti più adatti, le scuole dei l'icchi, e le perturba) e le disorganizza, e punisce la spensieratezza immorale dei padri frastornando la istruzione dei flgli. Sono dal 1888 acl oggi mutate le nostre conrlizioni? A.libiamo noi nei trascorsi quindici anni prOV\'eduto a inalvenl'e verso studi di immediata praticità quella cor– rente di alunni che intorbida le scuole medie d'oggi e continuereblle a intorllidare quelle di domani? J.:, piut– tosto che perder il tempo a fantasticar disegni di nuovi cdiftzi 1 non sarebbe meglio cominciare dallo s,,iare l'im– peto ro\'inoso delle acque dalle basi della costruzione attualc 1 su cui donh. bono o male elevarsi nnchc In co– struzione futura? lia, Uab~lc delle OJ)inioni. (lrad1rnlità e sperimcnt.llismo tielle 1·iforme. Supponi:lmo, del resto, che siffatto questioni pregiudi• ziali non esistano, che l'insegnamento delle lingue mo– derne J)roceda nel migliore dei modi possibili, che Pin• segnamento professionale sia già. organizzato o magriri non ci .•da 11essu1Hl. necessitit dì organizzarlo, e che tutto il problema didattico si riduca semplicemente a sapere in qual modo si debbano rifondere le nostre scuole per renderle pili giovani e meglio rispondenti ai bisogni della moderna convivenza civile. Anche cosl circoscritto il campo del lavoro, quale disegno di riforma è oggi cosi universalmente accetta.to che non darebbe luogo a lunghe ed aspre discussioni e non corrnrebbe sicuro pericolo di esser travolto dalle ostilità inconciliabili di mille gruppi, concordi tutti nel criticare il presente, ma discordi sul metodo della rico– struzione e pronti, appena un qualsiasi gruppo pretenda l'applicazione immediata del proprio programma, ad as• sociarsi per costituire sempre una maggioranza negativa ed abbatterlo? Ognuno di noi ha 1 senza dubbio, intorno alle questioni scolastiche le sue idee, e per queste combatte e si ac– calora e vorrebbe :1.ttirare la maggioranza.; ma ognu110 ha. le sue in questo campo così difficile e disputabile; e salvo ad esser presi da una deplorevole vertigine di orgoglio, salvo ad avel'e una testa miseramente e insa– nabilmente giacobina, chi di noi si arrischierebbe oggi, se lo potesse, nd applicare a un tratto il suo programma, dinanzi allo spettacolo delle disJ)ute che dividono in tfl.nti piccoli opposti partiti uomini altrettanto e magari piì1 competenti di noi, e come noi animati eia un ar– dente amore ()er la scuota? Chi cli noi oserebbe J)roce– dere nella riforma scolastica, ben più grave che la crea– zione di un nuovo francobollo o di una nuova uniforme militare, per altra. via che a porzioni, a gradi, saggiando sempre gli effetti delle prime esperienze 1 pronti semJ)re a. SOSJ)endere,a co1-regge1·ci 1 ad attenuare l'o1>era nostrn, alieni sempre dall'impeguarci a fondo io una prova, che non è davvero fatta in anima vili e da cui può di• pendere l'avvenire di una iutern. generm:ione di uomini? Se nella Prussia 1 solo intorno alla esistenza del Ginnasio reale, la maggioranza dei competenti ha cambiato opi– nione due volte in dieci anni, chiedendo nella conre– renza scolastica del 1890 che fosse ~oppresso, e uella conferenza del 1900 che fosse rafforzato con lo i:;tabilire la piena equipollenza delle licenze delle tre scuole se– condarie por l'accesso alle scuole universitarie; se in Francia, dopo la riforma scolastica ciel 1891 e dinanzi
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