Critica Sociale - Anno XIII - n. 14 - 16 luglio 1903

218 CRITICASOCIALE entra già. nella zonn della civiltà industriale; l'altra si dibatte in strettezze crescenti 11 (pn.g. O). Pare a noi che il Nitti abbia perfettamente ragione quando parla di condizioni economiche; ma che si Insci prendere un po' troppo la mano, 1mrlaudo anche di condizioni sociali. Per ciò che riguarda le condizioni sociali, noi siamo convinti che la maggior parte delle provincie mE:ridionali non solo hanno progredito, ma, dato il punto a cui erano primi~ della unitìl, hanno pro• gredito in proporzione maggiore delle provincie setten– trionali. Uno, ad esempio, dei pili terribili ostacoli alla agrieoltura ò la mancanza di sicurezza nelle campagne. Tutte le corrispondenze dalla Macedonia, apparse negli ultimi tempi sui giornali 1 sono concordi nel constatare che l'abbandono, in cui vi si trova l'agricoltura, dipencle sopratutto dalla assenza di ogni sicurezza. Ora, una simile condi.dono - la cui influenza non sarà mai ab– bastanza apprezzata - ò quasi comJ)letamente scom– parsa nella maggior J>arte delle provincie meridionali. Osservazioni analoghe si potrebbero rare per lo svi– luppo nei mezzi dì comunicazione; nella istmzione ele– mentare; nella moralità.. li 1>rof.A. Bosco - uno stu– dioso di eccezionale valore - ba pubblicato di questi giorni un'opera vastissima ed esauriente sulla Delinquenza 1n vari Stati ct'l?m·opa. Egli vi dimostra che in Italia gli omìcidi sono diminuiti i ma che questa diminuzione ò stata proporzionalmente maggiore nelle provincie meridionali che non nelle settentrionali. In Jliemonte e in Lombardia la riduzione è del 15-18 'lo; mentre si aggira fra il 28 ed il 30 °/ 0 negli Abruzzi 1 nella Cam1rnnia, in Calabria, Quale indico più sintomatico del relativo elevamento dell'ftalia meridionnle? Pare duuq_ue a noi che la tesi del Nltti sia. JJroronda– monte vera, solo se limitata. alle condizioni economiche. i-; soltanto in rapporto a queste che, per uno sviluppo trop1>0diverso delle due Italie, abbiamo un innegabile regresso relativo dell'Italia meridionale. Due grandi srorzi possono, secondo il Nitti, porre un termine a questo gravissimo stato di cose: lo sforzo dei meridio– nali stessi o quello del Governo. r~aprima. spinta ad ogni rinnovamento deve venire dagli interessati. Il Nitti lo afferma con onesta fran– chezza. I meridionali devono cessare dallo sperare sem– pre e solo nel Governo. È sopratutto colla formazione di una coscienza collettiva; colla organizzazione delle masse popolari; con una coltura più moderna ctelle classi dirigenti, cho 1>otrà. costituirsi un nuovo ambiente. La storia dei popoli ò sopratutto la storia della loro eilucazione. Esistono 1>riucipiida imparare, abitudini da introdurre, attivit.1. da s,•iluJ)pare. L'ltalia meridionale deve sopratutto educarsi. Ma, se è !!tolto pensare che la rinnovazione del Mez– zogiorno debba basarsi princi1>almente sul Go,,erno, non ò meno assurdo Cl'0dere che nulla il Governo possa fare. li Nitti insiste molto su questo 1>unto;o ha J)errettamente ragione. Se il Ooverno non esistesse, o se, esistendo, non avesse alcuna influenza sul Mezzogiorno, sarebbe forse meglio non domandargli niente. Ma 1>oìchè, in realtà, esso vi esercita la sua azione, e la. esercita in modo q_uasi sempre dannoso, quello elle gli chiedono gli spiriti illumina.ti non ò tanto cho faccia di pili, quanto che faccia diversamente. Posto in questi termini, l'intervento dello Stato diventa inop1>ugnn.bile. li Governo è anzitutto, nel .Mezzogiorno, una delle più gravi cause di disordine morale. La. tentazione di formare nel Sud delle maggioranze ò troppo grande, per potervi resistere. Onde il Governo, alla sua volta, B1b I tE'n e subisce la clientela, ma anche la. determina; qualche volta. ne è figlio, spesso ne è padre. Da questo punto di vista. il Govemo doll'on. Giolitti non è stato - nò forse J)oteva essere - migliore di quello dei suoi predeces– sori. f; questa una delle ragioni che spiega perchè I socialisti del Sud, impegnati a fondo nella lotta contro le camorre locali, gli siano sempre stati ostili. L'azione economico-finanziaria del Governo non ò meno imJ)orta.ntc. Il nostro ordinamento doganale, per esempio, ha avuto un'influenza enorme su tutto lo S\'i– luppo industriale del paese. Piì1 precisamente, esso ha portato un grande vantaggio al Nord, cd un danno gra• vissimo al Mezzogiorno. Così, in moltissimi altri casi, l'indirizzo economico dello Stato si ò risolto in modo sfavorevole pel Sud. I meridionali hanno dunque ragione di esigere che 1 noi nuovo regime ferroviario, nel nuovo regime <lei trasporti marittimi, e sopratutto nel nuovo regime doganale, le loro regioni non siano più sacri– ficate. Il Nitti traccia qui, a linee sicure e precise, i princi– pali clesiclerala che i meridionali vorrebbero far preva– lere. Lo spazio ci vieta di seguire il nostro autore in questa parte. Cl limiteremo a. notare che uno dei punti più caratteristici del programma da lui es1>0sto ò quello in cui combatte, con molto coraggio, la ramosa cliret– tlssima Napoli-Roma. Convinto che il miglior uso delle energie idrauliche del Volturno e degli altri fiumi \'I• cini sia quello di derivarne la forza motrice Jler la in– dustrializzazione di Napoli, il Xltti si lancia contro un impiego che considera come un vero yaspillaye. Ben a ragione egli sostiene che mettere le acque del Sud a disposizione delle ferrovie, proprio quando l'Jtalia set– tentrionale cerca con ogni sforzo di mettere le suo a disJ)OSizionedelle industrie, è come chiudere volont-aria• mente a Napoli e al Mezzogiorno le porte dell'avvenire. Ma la questione pH1interessante e più viva che egli tratta, è quella degli sgravi. 11Nitti è nemico dichiarato della cosidetta ttnanza democratica. lli<lurre, a spiz~co, saltuariamente, qualche imposta, gli sembra uno sprecare le forze. Egli vorrebbe che lo Stato facesse ancora una finanza rigida; fino a che, resa per tal modo possibile la conversione della rendita, si creasse un forte avanzo di bilancio, da utillz. zare secondo un piano organico, o con una reale inten– sità. di effetti. Non è senza significato ohe le opinioni del nostro autore, sulla. politica degli sgravi, coincidano perrettamente con quelle che ebbe già a professare un uomo di altissimo ingegno, la. cui tragica soomparsn ò stata un danno irreparabile per la scienza italiana: il prof. C. A.. Conigliani. Ad ogni moclo il Nitti sostiene che, anche a volerli fare subito, gli sgravi non potranno riuscire utili al :Mezzogiorno se non quando saranno nelesso speciali. Le condizioni del Nord e del Sud sono cosl profondamente diverse, che non ò 1>ossibile giovare al secondo colle medesime leggi che si applicano al primo. È assurdo pretendere di reggere allo stesso modo tJaesi ricchi e non ricchi, indu.striali e non industriali, progrediti e ar– retrati. Bisogni\ dunque rompere con le tradizioni delle leggi uniformi, eclentrare risolutamente nella via dl una legislazione speciale. Da questo 1>untodi vista il nostro autoro loda \•ivntamente l'on. Sonnino, che, fra i primi, ha avuto il coraggio di proclamare una tale verità. La dimostrazione migliore Iler In propria tesi il Nlttl la trova negli ultimi Jlrovvedimenti 1>roposti per il Mez– zogiorno: riduzione del prezzo del sale, abolizione delle quote minime dolio imposte fondiarie, restituzione delle

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