Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

CRITICA SOCIALE 1s;; 1° 11 professore :Mas6-Dari incomincia le sue cri– tiche con Pa,,vertire che veramente i nostri ragiona– menti e i nostri dati non sono cos1originali da giustificare la nostra affermazione: che cioè essi dimostrano lumi– nosamente la necessità. di una politica liberista, la rl· prova delle verità economiche e la condanna dei sofismi della protezione. E qui conveniamo piennmente col nostro critico. Non sono nuovi i fntti: noi non li abbiamo inventati, sibbeno li ricavammo da quelle statistic:-.o ufficiali, che nello studio nostro ci prendemmo la cura di citare. E nem– meno sono nuovi I ragionamenti: prima di noi, li a,•eva esposti in un libro " un po' vecchiotto III uno scozzese, certo Adamo SmHh, seguìto poi nei suoi ragionamenti eia parecchi altri autori <ti non ultima fnmn, che ri!lpOn• dono al nomo di nicardo, Stuart ?i.1111, Cairnes, Say, ecc. Ma che colpa ne abbiamo noi se l'Italia è piena cli i\lnsé-Dari e se quindi, per vedere di non farei divorare, si è costretti a rerutare gli antichi soHsmi con gli an• tichi ragionamenti? La teoria del libero scambio, al pari cli tutte le alt.re teorie posith•e, si basa e si comporta sui fatti: ogni nuova categoria di dati che la confermino aggiunge un grado di 1>il1 di probabilità alla verità sua. Questo ci proponemmo appunto di faro nello studio nostro, il cui ordine logico si può riassumere brevemente così. Premesso che teoricamente oramai la teoria prote• zionista è stata. completamente smantellata, abbiamo vo• luto vedere se nell'ordine dei ratti sociali, di cui lo impulso economico non è che un fattore, esistono, por ciò che riguarda il nostro paese, ragioni speciali a fa– vore dei gruppi protezionisti. E por ciò rare, ci siamo posti dal punto di vista cli questi gruppi stessi. Ci siamo cioè chiesti: ammettenrto come esntto il loro concetto, che il protezionismo ha ragione di esistere in quanto serve a porre le industrie nazionali in condiLioni da re– sistere alla concorrenza delle industrie similari straniere più robuste e deve esistere fin quando non sia raggiunto un pareggiamento di forze, ammesso questo, ripetiamo, 1>assiamoad esaminare nelle singole industrie del no– stro paese: 1° se ora è venuto il momento accettato dagli stessi protezionisti per diminuire ai consumatori l'onere gravissimo della. protezione; 2° se questn sia riuscita a rendere vive e ,·itali quelle industrie la cui esistenza era combattuta da quella ramosa teoria dei costi comparati che il prof. Masé-Dari ignora. E, quanto al primo punto, abbiamo visto una serie di casi, nei quali In protezione oramai riesce di solo danno ai consumatori, senza recare vantaggi produttivi. Quanto al secondo punto, ci si sono J>resentate dinanzi due industrie tipiche, quella del ferro e la cerealicoln, J>er le quali la protezione non ha ottenuto il minimo dei risultati cla essa previsti. E allora, tralasciando di occuparci dell'industria del ferro, i cui moti\•i in Jtalin sono puramente politici nel largo senso della pnroln (e i ratti di questi giorni ce lo dimostrano), abbiamo appuntato le critiche più specialmente eontro il dazio sui cereali, come il più iniquo, il meno logico, il 1>il1 dannoso per le classi povere e 1>cr l'immeniìa maggio• ranza degli agricoltori. Ci siamo anche chiesti: perchò, se quanto noi diciamo ò vero, il sistema doganale in Italia continua ad essere così oneroso o rovinoso per le masse, a vantaggio esclu• sivo dei portafogli dei pochi? E la risposto. è stata cho questi pochi erano bene organizzati in a: impresa poli– tica ,,, per rubare una frase•feJice all'amico prof. Montc– martini, mentre i molti costituiscono una massa amorfa. c-1 E ar o Di qui concludemmo con l'appello alla maggioranza degli italiani di riunirsi solidamente nttorno nlla ban– diera liberh1ta, la quale in fondo, nell'attuale momento, porta a conseguenze politiche di J)rimaria importanza. Il prof. '?i[asé-l)ari, senza a,,er visto nulla di questo processo logico, si aggrappa. ad una frase scconclaria e affatto incidentale elci nostro lavoro; moltiplica, divide, somma e sottrae, por concludere alla difesa clei latifon• disti elci suo cuore. Noi diciamo: occorro trasformare coraggiosamente l'in– dustria cerealicola e, dove essa non si regge, sostituirvi In coltura del frutto e doll1ortaggio. Il nostro critico risponde: so noi dovessimo sostituire ad un tratto, in tutti i terreni attualmente coltivati a cereali, la coltura intensiva del rrulto e dell'ortaggio, occorrerebbero tanti miliardi di uomini (veramente J)iÙ tardi vi sostituisco delle cliecine di milioni) e tanti mi– liardi di lire. Se, ad onore o lustro cl 1 Italia, il pror. 'Ma.sé-Darirosso vissuto nei primi anni dello scorso secolo 1 quando si parlava della necessità di sostituire nell'Europa la. ,•a• poriera ai carrettieri, egli avrebbe gravemente obbiet– tato: per sostituire, a tutte lo strade carrozzabili di Europa, altrettante lince ferroviarie; ))Or ))Orre,in luogo di tutte le Yctture, clolle locomoth•o o elci vngoni, occor– rono 250 mila chilometri cli nuovo strade, non sap1>iamo quanto diecine di miliardi di lire, oltre un milione di rerro,•ieri, e intanto si rovinano i conduttori di carrozze. L'imJ>resa è impossibile, tiriamo avanti coi carrettieri! 2° li Professore, con quella nota sua smania di raro delle moltipliche smisuratamente im•erosimili, trova che, per trasformare l'ltalia agricola, ci vogllon subito H- mi– liardi e mozzo; e par che abbia l'aria di dirci: li aYoto voi questi miliardi eia regalare ai nostri agricoltori? Noi abbiamo sfogliato pazientemente il nostro opu– scolo per ,,edere quando mai a,•evamo dichiarato Il\ ne– cessità di trasformare da un anno all'altro l'agricoltura italiana; e non vi abbiamo trovato 1rnlla di simile. E non ve lo deve avere trovato nemmeno l'egregio J'ro. ressore, perchò subito dopo, citando un calcolo del pro• rossore Valenti, si contenta di ricordarci che, per tras– formare parzialmente In cultura. agricola in Jtalia, oc– corrono da 30 a 50 anni ed una spesa intorno ai sette miliardi. come se anche noi non conoscessimo benissimo i calcoli del prof. Valenti, ccl anzi uno di noi uon se ne fosse servito in un articolo dclln 'l'ribwui del 4 fcb• braio 1903 - un po' prima dunque che al Mas6-Dn.rive– nisse la geniale idea di servirsi di un calcolo sensatis– simo in appoggio alle sue fantastiche moltiplicazioni - appunto 1>erdimostrare errate lo 'ìJ>ernnze assurdo di una. rigenerazione a pronta scadenza dell'agricoltura a base di credito a buon mercato I Lo sappiamo anche noi che in ltn.lin il capitate ò scarso, diffidente o caro; ma il metodo migliore, por allettarlo a venire dall'estero ed a rivolgersi amoroso verso la terra, non è certo quello di tener su a furia di dazi una industria artificiosa, come la cerealicola, che ripete in molti terreni la sua esistenza dal voto di una precaria coalizione di interessi. Como volete che i CRJ>italivadano verso la terri:t, quando non sanno so e fin quando la cultura a grano continuerà. ad essere 1·e– munerativa o quando hanno ogni ragione di temere che un vento di giustizia butti a terra un edificio a mala pena tenuto su dai puntelli dei dazt? Altro ci ,,uole: possibilit.\ di sbocchi all'estero, aumento della capacità di consumo delle masse operaie, cittadine e contadine, compensi 1>eri miglioramenti ai conduttori agricoli, sva~

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