Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

B 184 CRITICA SOCIALE Del resto corno agire Altri monti? Con quali mezzi imporre uu determinato nolo ai vettori? E se i vet– tori si rifiutano in blocco cli trasportar gli emi– granti? Lo Stato, previdente, s'è armato dell'art. 15 della legge: " In caso cli conlizionc rra vettori per rifiutare il tras))orto degli emigranti al ))rozzo dei noli approvati o stabiliti, il Governo potrà autorizzare i Comitati locali n sostituirsi in tutto all'opera dei rappresentanti dei nttori i potrà autorizzare con speciali concessioni altre Compagnie, armatori o noleggiatori, italiani e stranieri, al trasporto degli emigranti, potrà. consentirne il trasbordo in J>0rti esteri cli qua dcll 1 Oceano, o pronclere ogni n.ltro provvo<limento OJ)portuno n tutela della emigrazione. n J:iiutilc dire però che il Govcrno 1 . p1·eso a.Ila spro,·• vistn, come 11011 può trovnro nei Comiti-it,i loculi, a baso di filantropia e 11011 cl'intcl'cssc, lo stesso zelo e In stessa abilità che esplicano i rappresentanti elci vettori; così ò mflterinlrncntc impossibile che racimoli lì per lì nel campo del krumiraggio capitali• stico quanti armatori o noleggiatori gli bisognano por soppiantare quelli che non accettano i suoi noli. J~ allora? Allora è naturale che, non potendo nei casi eccezionali applicare S!il scrio l'art. 15 della nuova legge, si rimangi in via normale anche l'ar• ticolo H, e, più o meno apertamente, dia sempre ragione ai vettori. Intanto qualche maligno va già spargendo la voce che giammai i noli arrivarono in passato alJ'altezza cui li ha portati adesso il sapiente intervento dello Stato nel campo del libero scambio. (Qmt-i11m1,). Dott. CAHLO PETROCCHI. Conely-llo 1uporloro di mnrlno, d'altri\ 11arto, lnler11Cllato, à rntto un 111eco10J)IIBIO l111rn111,I, 1cntcnz111ndo M che IC domande del vettori 11011 11,mo di\ co11aldernrat esagerate, e ehc delle soverchie rl<luzlonl non 81\rebbero llle1uunentc glu8llftcnto •· Il lllntstero degli esteri, Infine, corno l'a111no (Il llurldano 1 &'Ò tenuto 1\\11\\'Il\ di mozzo, cloò aemvro 1\1 ttl801Jrl\ <Il <1ucl pro1.z1 elio Il C:ornm1uar1nto, hl base nl suol Jx,n(lcrosl CI\IColl,1wov,~ritenuto 111ì1 elio sumeentomente rhnu• nera tor!. Un chiarimento necessario caatelltrzzo 11or111itla,e oi.ugno 1903. CAnODm1c:TTOJU:, 11dott. Petrocchi, nei numeri 10-11 della Critica So– ciale, ritorna ad arttbbiarmi l'idea che gli alti, salar'i non com1>ensino affatto la grande distruzione di forza-lavoro nei paesi modernamente ca))italistici. La concezione marxista - che io seguo perchè con– forme ai ratti e che illustr!li J>iùvolte nella Critica e nella Rivista Popola,·e - ò un po' diversa, ed è preci– samenle questa: " 11 salario tende ad aumentare in moneta ed in go– " dimenti, a misurn che si sviluppa il macchinismo, che " ciotermina un consumo maggiore della forza-lavoro e " maggiori bisogni sociali sentiti dalla classe operaia. ":Ma, so aumenta il salario, cresce molto più il vrofltto, "onde diminuisco collo sviluppo capitalista il salario "1n-01Jo1·zionale o ·l'elativo, o il proletariato rimane sempre " 1>ll1dominato economicamente dalla borghesia. " A tutto ciò si oggi unge In clisoccu1rnzionepermanente " cli una parto della classe operaia, che trova solo lavoro 11 sporadico nei periodi 1>il1 rigogliosi dell'inclustria e del " commercio. li Orazio della inserzione della presento rettifica, e saluti cordiali dal suo aflèzionatissimo Lu1O1 N•JORO. ate G o L'ULTIMA RISPOSTA AL PROF. MASÈ-DARI Oli !lrticoli del pror. Masò-Dari contro le conclusioni del nostro studio su u L'ltalin cd i trattati di commercio., richiedono una nostra risposta. In ,·erità dichiariamo subito che noi siamo prorondamenle scettici - vista In esperienza disMtrosa del J)assato - intorno alla proba– bilità di riuscire a lottare con qualche costrutto con ìl nostro contraddittore. Poichè egli - scoperto già una volta colpevole di averci rimproveràto n. torto di a.vere frainteso o, meglio, falsificato un testo chiarissimo del prof. nordiga - clichiara ingenuamente di non aver ca– pito il perchè noi abbiamo tirato in ballo contro di lui la coda. del enne cli Oeorge. Fra. f\V\'Orsarì clie ))ariano due lingue diverse è ri– dicolo continuare a litigare. A noi sembrava logico ci– tare lo spiritoso esempio di Oeorge: ed il Masè-Dari non solo protesta <li non averne capito niente, ma, a mag– gioro dimostrazione del suo stupore, torna a ripetere lo ~tesso ragionamento stravagante della riduzione all'as– surdo delle nostre premesse per dimostrare che noi ab• biamo torto. Segno evidente ohe noi ragioniamo con una logica diversa dalla sua; e che per riuscire ad intenderci occorrerebbe prima che egli imparasse i metodi insegnati da quegli scienziati che noi, nella cortezza della nostra. menle, consideriamo i soli economisti e statistici degni di nota; mentre egli dovrebbe cortesemente indicarci i libri di testo dove si possono leggere le dimostrazioni meravigliose della bontà del metodo della riduzione al• l'assurdo nelle scienze statistiche ed economiche. Nè le cose che riempiono il pror. Masè•Dari di alto stupore si fermano qui: egli non capisce perchè noi abbiamo citato la teoria dei costi comparati, ed imma– gina che mcardo sia una specie di fantoccio agitato dai boxer nelle loro epilettiche contorsioni. Che egli non a.vesso una nozione precisa della teorica dei costi com– parati e non J)Otesse quindi capacitarsi dell'uso che ne abbiamo fatto, co ne eravamo accorti dalla chiusa dei suoi articoli, quando egli immagina che il libero scambio sia una dottrina la quale si basa "' su una divisione precisa, continua o conservativa nel lavoro produtth'o di tutto il monrlo civile ", su " una specie di privntiYa reciproca della produzione di ogni singolo paese lll su una " specializzazione d'ogni popolo nella 1>roduziono di una sola merce n· Qnesta s\ che ò falsificazione sistematica del pensiero degli economisti difensori del libero scambio, i quali non si sono mai sognati di dire che qualche popolo do• vesse " rinunciare allo sfruttamento di quelle risorse essenziali cbe sono più conformi alle sue condizioni ter– ritoriali, alle sue attitudini n.cquisite, alla situazione ge– nerale e speciale dol mercato e della produzione di merci facilmente suscettibili di concorrenza li! Ad un J>rofessore di Economia politica che ragiona in questo modo; secondo cui " il popolo, cho aprisse le sue frontiere allo merci estere, flnirebbe per essere schiac– ciato dalla concorrenza li; ad un professore il quale assevera gravemente che " il libero scambio, del resto, conviene concepirlo assoluto ocluniversale lii noi non abbiamo che una risposta. da clnrc, la qunle ò anche un consiglio i legga il J>rofessore i I Ce q1, 1 on voit et ce q1t'o,i ne voit 1ms dans L'Eco11omie politique di JJastiat; o forse allora po– tremo ragionare insieme con profitto. Attendendo quel giorno - cho probabilmente non verrà mai - ci limitiamo oggi a tro brevissime osser– vazioni di ratto ai tre capitali rimproveri da lui mossici.

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