Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

186 CRITICA SOCIALE lutazione dello terre e diminuzione conseguente del fitti. Quando queste condizioni ci saranno, il capit1~le nndrà di per sò alla terra, non in quella misura enorme che il signor Proressore gratuitamente ci affibbia, ma in quelle proporzioni che saranno determinate dal tasso dell'interesse sul mercato e dalla produtth 1 ità. compara– tiva delle varie Industrie. Di questo sono convinti i mi• gliori rra gli agricoltori veri, ai quali il dazio sul grano sta già diventando indifferente. Sentito cosa dice il si– gnor A. Docchi 1 presidente dell'Associazione dei condut– tori di fondi del Cremonese: " A noi l'aboli1.ione del dazio sul grano può dare poco danno. Se poi essa rosse accompagnata da una corrispondente diminuzione del canone d'afl.Hto, ci avrebbe com1>leta111entefavore,•oll. " (Gior11ale clegU l!,'co,iomisfi, maggio 1903). Della stes~a opinione sono i più valenti fra gli agronomi italiani che vivono della vita dei campi. E citiamo il Bordiga, che della vita agricola del Mezzogiorno d'Jta.lia. è competen– tissimo conoscitore. Che se poi il prof. Uordiga non ba– stasse, rimandiamo il nostro contraddittore all'ultimo lavoro del pror. Savastano, pure della Scuola ~uperioro di Portici 1 il quale, trattando della coltura arborea in Jtalia, avverte come la coltura grnnl\ria potrà. progre– dire solo quan<10 1 a renderla razionale, intervengano i capitali guadagnati dalla coltura. arborea stessa 1 aiutata da 01>portune condizioni economiche. llerchè precisa.– mente tutti I 1>ii1 intelligenti agricoltori d'Italia non ri• tengono già. che, abolito il dazio, la cerealicoltura. an– derebbe senz'altro a rifascio. Sarebbe rovinato bens1 tamente americanizzalo); ma la colpa. ò vostra. Noi dOIJ· biamo lottare con condizioni pili clifllcili delle ,·ostro: lnriffè ferroviarie enormi, mano d'opera carissima, geli intempestivi cho ol.lbligano a distruggere il lavoro di anni ed anni per non perdere le fatiche a\'\'enire j ma. vi abbiamo posto riparo con una organizzazione tecnica ed una organizzazione commercinlc perretta. Coll'impiego delle macchino su \'asta scala noi rendinmo remunera• tori dei J)rezzi cosl bassi, che a \'OÌ italiani farebbero gettare alte strida e ricorrere J>ingnucolando per aiuto nl Oo,,erno; con <legli Uffìci di vendita noi non lasciamo un punto di tutto il territorio americano che non sia. controllato e dove arrivi un arancio od uu litro di vino di più dì quelli richiesti dai J>rezzi correnti. }'ate voi altrettanto, e \ 1 edrote che l'America. è ancora aperta largamente per i vostri prodotti. Ma occorro che siate onesti, organizzati e tenaci. Se no, non CM'ereto dallo vostre spedizioni nemmeno le spese di trasJlOrto; e sa– rete meritamente vinti. 11 Quelle cose, che a noi diceva il nostro interlocutore, il prof. Masè-Oari lo 1rnò trovare <1uasi testualmente ri))rodotte (e la concordanza mirabile fra. due J>ersone, l'una che sta a San li'rancisco e l'nltrn a Wasl1ington, è In J)rovn della esattezza delle loro nffol'mazioni) in un bollissimo rn))porto del Rnvaioli, delcgnto commercialo italiano a Washington 1 ra))porto che tutti possono leg– gere nel Bollettino Ufficiale del Ministero di Agricoltura (numero del 9-14 l\))rile 1903). Sembra del resto che In concorrenza della Calirornia non allbia. sinora recato l'odierno sistema neghittoso e incivile della coltura cc• flll'ltalia. quei grossi danni che il pror. Ma.sè-Dari, pieno realicola; ma. ne potrebbe sorgere un altro, rigoglioso del suo goloso ricordo, mostra di temere. Difatti, dnl e trionfa11te, di coltura razionn.le intensivn, n.l qunlo 11 1892 in poi, la nostra esportazione di agrumi 1 frutta fro• dazio protettivo sarebbe perrettamento 11tut1le. b questa sche, legumi e ortngg1 ò andata vert1gmosame11te c1e• tes1 1 sostenuta. da.1nostri 1mghor1 stuchos1 d1 cose agra• \ scendo; c1t1amo a. questo proposito le cifre dell'ultimo rie, conferma J>er nitra na 11 teorema del Loria: che ,t quinquennio clazio sui. yra11i è ttl1lesolo ai lat1(oml!sti e ai p,opr1etari I F.sroRT.u:1o:o (unUA = 1 tiuintRlc) et, terreni che y,(l, <limno1·e11<l1ta e elle s, colt11.:a110 este11 • 1895 1999 1900 190 1 1 9n s,vamente. 'futta la immensa mt\ssn dei 1>1ccohcoltiva- Agrumi 11110 i:.w 2 t1li 116 2 ocu 981! 2 4H 324 9200 tuo tori e dei mezzrulri, dal dazio sui cereali non ricava un centesimo. $ 0 L'ultimo tasto, che il Proressore predilige, è quello del mercato mondiale. Ma, come! - egli rlice - voi im•itate gli agricoltori a produrre ed esportare vino, agrumi, frutta 1 ortaggi in Svizzera, Russia 1 ùermanin, America, Inghilt erra.; e non sa))ete che in tutti quei paesi noi sia.mo distanziati dal concorrenti spagnuoli, greci, turchi 1 australiani, americani della 1"1oricln. e della California! Il posto ò preso ed a. noi non resta che rac• cogliere le briciole della mensa. Specialmente la Cali– foruia lo spaventa.. Un giorno egli ha mangiato delle ))esche e delle susine californiane ed il dolcissimo ricordo non lo ·ha pii'1 abbandonato. Noi non abbiamo l'abitudine di andare ghiottamente scegliendo nelle vetrine dei negozi lo squisite frutta esotiche, che sono la predilezione del professore }lasè– ] )a.ri; ma abbiamo avuto la ,•entura. di discorrere a lungo I con parecchi fra i 1>roduttori di frutta o di vino preci• samente del J>aose-spauracchìo dell'egregio Profes– sore: la Calirornia. L'altro giorno uno di noi si è incon– trato con un suo comJlacsano cho nella California. si trova a c&J>O di una delle più grandi case produttrici di vino; e naturalmente, memori della risposta che dove• va.mo scrivere sulla Critica Sociale, gli abbiamo chiesto not-izie sulla spuentosa inondazione di frutta ed agrumi americani e sulle sue cause. .i L'inondazione c'è e diventerà. sempre più terril>lle, (ci disse il nostro interlocut.orc 1 un piemontese compie- 81b 1otf'n C mc B1arc. ~·rulto rreseho . 46!.ISS 702"10 oo:..i:.u• i,so.s~1 n,1.s1r., •·rutti, legumi o ortaggi pre1rnrat1 1LSS2 107.SSG li che dimostra che, almeno in fatto di frutta e legumi e degli infiniti 1>ro1mrati che con essi si possono pro• durre 1 l'umanità., che non può concedersi i h1ssi del prof. l\lasè-Dari, 1>resenta ancora. un tale marjline nl consumo, da permettere un aumento nncora. quasi inde• fl.nito di produzione nl11Jtalia, senza nessun danno dei nostri amici della California. Precisa.mento come a uno di noi, as-,ai goloso in materia di vini finissimi, la pre– senza in Jtalia del Bordeaux o dello Johannisberg non ha mai ratto concepire seri timori sull'a.Henire prossimo e futuro del Barolo o del Laeryma Christi. Aùbiamo ricordnto quel dialogo od il rapporto dol Ha.vaioli ))er prO\'lne una cosa soltanto: che noi italioni possiamo ancora aprirci mia via nel mercato mondiale. Certo noi non dobbiamo illuderci di trionfare senza fur nulla, in virtl1 del monopolio del bel cielo. I monopolt naturali del cielo e della terra non ci son più i e del resto non sono moi stati necessari, come il professore Masò-Dari affetta. di credere, alla. verità della dottrina del libero scamllio. Noi, libero-scambisti, non diciamo niente affatto agli agricoltori: 11 con le porte aperte del• Pestero voi siete sicuri di as))ortaro e di lucrare larga• mento 11• Questa sarebbe menzogna. sraccint:(e incorag– gia.mento all'inffngardaggine. Noi non adoperiamo questo arti disoneste di cattivarci la gente; e non vogliamo imitare jn ciò i protezionisti, i quali coi dazi sul grano

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