Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

Critica Sociale fl/ VIST.ll QUINfJICIN.flLE DEL SOCI.llUSMO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 • Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E. 23 Anno Xlii - N. 12. Non si vende a ntoneri sepa1·ati. MIiano, 16 giugno 1903. SOMMARIO Attualità. L'lsWrt111<1 Shlt;J/1·c1 c1rbUra: i:: posstbile 1111 Gover110,·tfo,·mclloreP {l,,1.CIUTICA Socuu:). J'1·01)(1QWld(improdu/Uva (Prof. AD0U'0 Zt:llB00Lf0). Studi soclologlel. Lt pi·estnU COlldlzUmi dtWeml!Jl"(t::to11t ttall(/11(1: lii. L<i ltQ{Jt 8111• l'tm/,fJ/'(/ZlOllt (Dott. C.1.1t1.o P•:TR0CCIII). U11 clliari-mento ,1ecessm·io {l,UIOI !i•:GRO). T/11/Uma J"ispostci at fJYQ(. Mt1St-Dar/, (ATT[l.10 CAHI.\TI O l,UIOI •:1- NAIJDI), Filosofia, letteratura e varietà.. UII pott(t ,·eUco: Olonurnt Bortacchl (AS0EL0 Cm::Sl'J). Ai ritardatarii. Fra giorni invieremo agli abbonati ancora morosi la riscossione postale. Preghiamo la loro cortesia di di– sporre pel pagamento. l' ESTREMA SINISTRA ARBITRA È possibile on Gove11no ttifo11mato11e? 19 (li.ll (IHO. Invano imlugercmmo più oltre l'uscita del presente fascicolo. Sia che 11on. :lanardelli rinunci, disperato, all'impresa, sia che la Stcfani ci annunci, fra un'ora o fra un giorno, la lista definitiva del nuovo Gabi– netto o del Gabinetto rabberciato, la cr-isi. non sa,rù risolta. Non sarà, perchè nou può essere. Col miglior buon volere, l'on. Zanarde11i ha lavorato alla qua• clratura del circolo, ed altri, forse, lavorerà dopo Jui. Il cortese intervistatore che, il giorno che la crisi scoppiò, ci foce l'onore d'invial'O al suo giornale il nostro modesto avviso sull'unica soluzione logica e vitale della crisi) dimenticò di registrare la riserva con la quale aprimmo e chiudemmo quell'intervista: che, cioè, quella soluzione, benchè fosse la sola in accordo colle esigenze della situazione, non crede– vamo che potesse venire adottata. Il ragionamento era semplice. Nè Rudinì) nò Son– nino, nè altri dei capi, in prima linea o in sottordine, de1le Opposizioni costituzionali potrebbero, in questo momento, tenere il potere. A ciò non li abilitano nò il numero dei seguaci, nè l'atteggiamento assunto, nò H complesso della situazione. Più assurdo e rivol– tante appare u11accostamento cli alcuni di essi con lo Zanardelli. Qualsiasi combinazione di questo ge• nere sfascerebbe immediatamente la instabile e già scarsa coalizione dei 12 giugno, nò l'indire i Comizi i le potrebbe essere vittodoso riparo. Rest11,vaquindi il dilemma: o Zanarclelli o Giolitti. L'irremovibilità di quest'ultimo, e le cause evidenti te a CJ no H1ar o di ossa, rendevano il ricongiungimento dei clue, pel momento, impossibile. 'l'utto questo è talmente in– tuitivo, che il dimostrarlo sarebbe mancar di rispetto ai lettori. Ora, fra i due uomini che furono i poli d'azione e i coefficienti d'equilibrio del Gabinetto defunto) fra, le due politiche pa,rallele in essi impersonate, quella clell'on. Giolitti fu la sola trionfatrice. Mal– grado inevitabili incongruenze e sporadici errori, essa consentì il risveglio e l'organir.zazione durevole di quelle energie popolari, di cui l'Estrema Sinistra vuol essere la più diretta rappresentante, e - còm– pito ben più arduo -- vincendo ostilità tenaci cd insidie incessanti, riconciliò a una politica di edu– catrice libertà. - maggiore o minore a seconda delle varie condizioni locali e parlamentari - le timide classi medie, e disarmò pel momento gli stessi ceti reazionari. Il valore di una tale politica, costituente la riforma delle riforme, perchè condizione di ogni riforma maggiore a non lontana scadenza, apprezzedt il proletariato italiano, allorchò il demagogismo, che blattera cli conquista intangibile della libertà. colle solo forze proletarie, ci avrà. ricondotti ad una lar– vata ma tanto piì't infesta rca,'.ione. Viceversa, la politica impersonata nel Presidente del Consiglio, malgrado la reverenza e le simpatie che circondavano l'uomo, è decisamente fallita. Lungo da noi l'intenclimento volgare cli sminuirn le bene– merenze o la nobiltà. dei propositi, per cui lo statista bresciano portò nell'opera non facile elci Gt~binetto il fervore del suo giovanile e un po' sorpassato idca– Jismo. Può disputarsi se non fu colpa cli tutto il Ga– binetto respingere il consiglio - che pili ,•olte da noi gli fLt dato - di disfar:;i, mentre la fiducia popolare lo francheggiava, cli una Camera nata ad altri fini e inetta a secondario, portando una pilt ardita piatta• forma politica direttamente ava:nti al paese. Checchò sia di ciò, l'equanimità., che serbiamo verso Giuseppe Zanardelli, non saprebbe velarci la tE?stimonianza dei fatti. J~ i fatti ci attestano che tutte le maggiori riforme, opera sua personale o dei suoi pilt irnmecliati colla– boratori, arenarono nelle secche parlamentari, e ri– masero come una spina a traverso la strozza del Ministero, impotente ad C!pellerla come a ti·angu– giarla. 'J'ale il divorzio, non voluto accettare dal progetto Berenini-•Borchtni, già maturo per la di– scussione, e diYenuto, cogli indugi, pericoloso pretesto di riscossa clericale j tale la riforma giudiziaria, far– raginosa e megalomane, risvegliatrice <li allarmi, cli cupidigie e di antagonismi regionali e campanilistici, mezzo demolita già nella Commissione; tali gli sgravi i, eccessivi ecl insufficienti. ostflcolo alla. riforma radi– cale elci tributi, e ricusati, a qua.ttr'occhi, dagli stessi piL, fidi ministeriali. Mentre poi, di fronte ai problemi economici più urgenti - conversione della rendita, ordinamento ferroviario, tra.ttati cli commercio - la capacitìi del Governo ap1}arve eloquentemente nega• tiva. E taciamo dei lavori pubblici e del problema minaccioso del .Mezzogiorno: la visita in Basilicata fu una levata cli sipario prima d'aver pronto il co-

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