Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903
150 CRITICA SOCIALE donze politiche dentro il partito si può far buon mercato, non così è delle tendenze personali e mo– rali - quelle anzi non sono che Ja sopravveste di queste. _g, al Congresso nazionale, l'ovazione entu– siastica e schiacciante che riconfermò il Bissolati, dopo le sue aspre e superbe dichiarnzioni, alla dirc– z.ione dell'Avanti!, ebbe appunto significazione per– sonale e morale. Il Congresso riconobbe - messa da p~rte la contesa delle tendenze politiche) sgreto– lata e sfumata nella discussione e nel voto - l'alto titolo che conferiva a quella dirnz.ione delPAvanti! l'opera di educazione morale e politica esercitata per sei anui sul partito, sullo masse proletii.rie, sulla pubblica opinione; riconobbe che le larghe simpatie e la vasta influenza, acquistate al partito socialista nella rinno,,antesi vita politica italiana, erano il frutto di quell'opera, ardita a volta a volta e temperata, a seconda dei momenti e delle circostanze, elevata sempre e giuata fino allo scrupolo anche cogli stessi nnersarii 1 non mai piaggiatrice, por bottegaia fre– gola, di popolarità) delle passioni popolari 1 ricercan!.e il segreto delle cose nei viluppi politici, socialista sempre, non demagogica mai. Qui l'urto reale delle reali tendenze: quella che intende ad elevare lo masse alla comprensione pro– fonda dtJlle lotte sociali, per ottenere risultati lenti e sicuri e profondamente rivoluzionatori; l'altra, che preferisce calarsi al livello delle masse, seconclan– done o lusingandone gli istinti e Je impulsività, ot– tenendo effetto di clamori e di esaltazioni personali, clic lasciano l'ambiente nelle condizioni di prima. . .. QuP.st'opera di educazione, acclamata dal Congresso, e così difficile e lenta per un partito che si allarga di continuo negli infimi strati sociali 1 era essa ai I O cli maggio talmente consolidata, che si potesse abbandonare? Rispondano gli effetti, nel partito e fuori 1 del mutato stile doli' Avanti! e della prima scaramuccia da esso impegnata. La questione delle spese della marina da guerra, dei controlli insufficienti, del monopolio dei cantieri, illustrata da confessioni e dichiarazioni in documenti e diacorsi parlamentari, ci porgeva una piattaforma magnifica a proseguire, allargare e ravvivare la no– stra campagna contro l'eccesso delle spese militari. 1~questa, della marina da guerra, una delle pii'., in– gorde voragini, nelle quali si inghiotte e si disperde il vivo sangue dei lavoratori italiani. Già. Sylva Vi– viani nelle nostre e nelle colonne clell'AvanU! aveva accumulato dati e documenti cli ordine tecnico per iniziare l'attacco: si trattava ora di ordinarli, com– pletal'li da altri punti di vista, porta.rii su teneno pii'1vasto, in ambiente più vibrante e sonoro. Ma l'azione cauta e misurata, che non conquide di un subito le masse esterrefatte e il cui clamore non si ripercuote sul grafico della tiratura del giornale, non bastava o non conveuiva. Si preferì ridurre la battaglia a un corpo a corpo personale, lanciare teatralmente l'accusa di sbruffo e cli corruzione contro un Ministro, poco importa se gli argomenti addotti a prova crollino ad uno ad uno sotto le smentite, svaporino in dicerie, si sfacciano, al ero• giuolo deH'analisi, nel nulla della loro inconsistenza. Intanto la battaglia, male impostata, è perduta fin dall'origine. La domanda di un'inchiesta, che poteva, movendo da altri dati, suffragata eiaaltri argomenti, accaparrare tutte le volontà oneste 9,el Pa.rlamento, è indebolita - malgrado Ja forma obietti va che le si è data a disegno - negli stessi proponenti dal sospetto di racchiudere una diversione e un salva– taggio. La temerarietà dell'accusa, come fu persona– lizzata, spostando il vero punto cli mira, schiera contro di noi gli spiriti critici, delicati ed equanimi, inquina e compromette tutta la campagna. Il rumore sarà grande, ma il m.arcio rimarrà indisturbato. J!: se tutto ciò si risolvesse in una campagna dif– ferita, e in un insuccesso e un discredito nostro nel Parlamento, che potrà costare nuo\'i milioni agli esausti contribuenti, sarebbe il male minore. Il male maggiore è fatto all'educazione e all'anima del par– tito: il quale è risospinto (e non protesta, perchè i p?ù non intendono ancora, anzi qua e là. si levano plausi ecl evviva) verso il periodo delle origini, verso quei superati metodi giacobini di violenta assenza di scrupoli nei mezzi cli lotta, che allora erano spiegabili e giustificati quando si cresimavano colle insurrezioni, e la <1uestione era di demolire un Ooverno sostituendosi ad esso. 'J.'aJe oggi non è nò può essere l'azione socia! i sta. Tale non fu neppure l'azione di li'elice Cavallotti, quando (e molti dei nostri, che oggi applaudono, crolla.vano il capo e accusavnno cli perditempo) ra– dunava le armi di requisitorie ben altrimenti tem– pmte e formidabili, contro uomini in cui si incar- 1111.va tutta la reazione del paese e dei quali erano complici le istituzioni. Questo, che (dimostrava nel 'J'e1npo il Cassola) non è neppure riformismo mini– missimo, ò anzi reversione del processo socialista. E non è che uu episodio. :Ma accusa. il metodo . .r cssun voto di Congresso futuro basterit ad assol– verne la Direzione del partito. . * • Confortiamoci: mal comune, mozzo gaudio. Se Mcssene socialista piange, non ride Sparta radicale, nè 'l'ebe repubblicana. Di quest'ultima, inutile par– lare. Raccoglie la messe degli astii lungamente se– minati. Aspira a discendere e a falcidiare il numero do' suoi deputati, come presa da una dolce mania di suicidio. E il suo profeta si erge solitario e l'ab– bandona sdegnosamente nel coma. Ma il partito radicale sembrava promesso a pili lusinghieri destini. Non em ivi, per comune consenso, il nucleo di una futura constellazione di Governo, che doveva assodare le conquiste popolari e iniziare con mano sicura le rif'ornlC invocate? Ma a far ciò, bi– sognava al partito radicale spoltrirsi 1 uscil'e dal \'ago e dagli equivoci, andar oltre le prefazioni del Sacchi e scrivere il libro - un libro che fosse ba.t– taglin. Precisarsi in sè stesso e avvicinarsi al paese. S'è pensato a un Congresso nazionale. Ma ecco, l'una delle due falangi, che compongono il Gruppo, Jeyarsi insospettita e indispettita .. Che Con– gresso d'Egitto! Non esistono i vecchi principi i, le venerate tradizioni? Non v'è l'ordine del giorno del 15 maggio 900, confernrnto il lG giugno) ribadito il 21 giugno dell'anno seguente? Quell'ordine del giorno - che ben potò rispondere a una situazione fugace - non dice, come programma pratico, differenziale e continuativo, nulla di nulla. :Riforme politiche, eco– nomiche, sociali, innominate; rispetto delltL Jiberfa; niente apriorismi di forma di Governo e di assetto sociale; non preoccupazione di limiti e di ostacoli nelle attuali istituzioni; azione coordinata cogli altri Gruppi dell'Estrema per l'c<lucazione morale, econo– mica, intellettuale del popolo. Questo delfico ibi.11 red·ibis, questo nulla loquace, questa vanità che simula un ordine del giorno, è, così pare, il Corano del partito e del Gruppo: oltre il quale, nulla. è espediente si dica; perocchè ogni cos::Lche si dica, o Jo ripete, e è superthlaj o lo con– trasta, ed è eretica. Così anche i radicali aspirano ad abdicare alla vita. Ed abdica, o quasi, tutta l'J~strema Sinistra, la quAle, raddoppiata, sembra dimezzata e che pure, più as• sidua, organizzata ed attiva, alla Camera, negli Uffici, nei Comizi, nello studio degli urgenti problemi, po– trebhe combattere così decisive battaglie. Quella sul•
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