Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903
B CRITICA SOCIALE JQJ fo1. questione Oreyfu$, nell'ora ))it'1 torbida della tem– pesta, portò a galla nel loro vero Mpotto due mostri, il 1>rete o il soldato. l}uno e Pnltro si nffonnavano pf)r trarre alla. riva i detriti dell'Impero naufragati da tren. t 1 anni. Due fatti furono manifesti: il prete francese non ò soltanto pastore di anime, ma è politicante fazioso; il soldato, non il J)O\'Cro J>iou.-1>iou 1 ma l'urttciale che con– quista i più alti gradi dell 1 esercito ed ha i11 pugno le sorti della patria, ò uscito dalla scuola del prete. Ll Governo delta ltcpubblica, che non sospetta\'tl. tanto nemico, appena superato il periodo acuto della questione Dreyfus, vuol tagliare il male alle origini. Continua la battaglia di priml\; la quale non 511 svolse, come sembrò nel alcuni socialisti, intorno alla. oscura persona del ca– pitano innocente, nHl1 in pili vasto campo, tra le forze democratiche della nazione e i nemici d'ogni libertà. Quale sarà Fattcggiiunento dei sO•linllsti'? J.icco la que– stione. Pl'icatsac!UJI - dice il nostro orologio a cuculo. Anello quando i preti, lasciato in sagrestia il domma insieme cou la coscienza religiosa, si avventurano nella poli– tica., la quale ò per eccellenza. cosa 1rnb1Jlica? Anche quando congiurano ai danni dell'istituto repubblicano'? Cosl posta la questione, noi (IOIJbiumo trattare due quesiti. 11 primo ò di ordino generalo o riguarda. tutta c1uanta la democraziaj l'altro ò di natura J>articolare e tocca noi socialisti. Cioè, occorro studiare se la lutt1l impegnata dal Oo,•erno francese offenda i princi1>ii di libertà e se 1>cr i socinlisti sia OJ>portuno prendere una 1>orzione di lavoro o di responsallilitù. Quando il vecchio cuculo fu fabbricato, tn.li questioni non cran nate. . . . Che di libertà. parlino i preti, è 1>erlo meno ridicolo Senza riandare l/l storia liella Chiesa, storia di tristizie o di reazione, rammenteremo con Bernardo Lazare, il quale 1>eraltro è av\ 'er.so alla politica anticlericale do! Ooverno francese, che, mentre ferveva la questiono Dreyfus, le bande cattolicissime degli antisemiti ad Al gcri saccheggiavano i quartieri operai degl'israeliti, ao co1>1>avanogli uomini e orinavano sul ventre delle donne incinte, e che f,<t Croi.r scri\'CVd.: • Cristo regna in Al– geri 11 ('). ~el nostro caso, la questione dellA. libertà ha due aspetti, poichè il Ooverno francese, ha aciolto un corto numero di Coogregazioni per duo motivi. Le Congrega– zioni facevano dcll:L 1>olitica poi· distruggere il fondà.– mento repubblicano del Governo; o avo\'ano aperto scuole per allevarvi i futuri nemici dclhL Francia libe– rale. Occorre riferire la questiono alle leggi che in li'rancil, <11sclplinano lo relazioni tra lo Stato o la Chiesa. Lo 8tato, ossia il contrihuente, prone:1e al mantenimento della Clliesa col bilancio dei culti: il quale è stanziato csclusi\•amente per gli urftci e le manifestazioni religi'>se del rito cattolico. Se quei denari vengono distolti dallo scoJ)o a loro assegnato e sono prorusi in opere non reli• giosA, lo Stato evidentemente ha la facoltà d'interporsi o di provvedere. Nessun Oo\'crno può ammettere nel sudditi la libcrUi di usare i quattrini del pubblico in forme e per iscopi diversi da quelli che il Parlamento nazionale stabilisce per legge. Liberi, per venire a un l"Sempio, gl'inscgnantl governativi di propagare le idee politiche meno ortodosse; ma non liberi di modificare o 'l a capovolgere il programma. di studt im1>0stodalle leggi e dai regolamenti, e 11011 liberi di trnsrormare la scuohL in un dh•erso istituto. Jn conrormità tli ciò, diremo che il doro di Francia può pensare e fare quello che crede, ma non distogliere per usi non strettamente religiosi i denari che riCe\·e dallo Stato, non servirsene per l'isti– tuzione di scuole o per la fabbricazione di liquori. Hi• nunzt al bilancio elci culti, e il Oovcrno non avrà 11iì1 nessuna ragione giuridica per sindacarlo e per osteg– giarlo. Ma allarghiamo la questione e, astraendo dai moti,•l d'ordine giuridico, veniamo al lato politico e socia.le . JI ratto 1>ii1 gravo è sembrato questo: che il Governo della Re1>ubblica allbia decretato la so1>pressione di scuole reUe da monache o da fra.ti . Gli altri ratti e moti\'i della battnglia appariscono meno . .Il pernio della polemica è nella seuola; o si capisce il perchò, qua.udo si pensi cho gli atti ciel Governo riguardano duemilacinquecento Con• gregazioni, le quali impartiscono l'i,;;tru:donc a centomila fanciulli. Alcuni socialisti, rL cominciare da Emilio Vandervelde e da Giorgio Sorel, gri<lano contro il Ù0\ 1 Crno e contro OiO\'Q.lllliJaurès (anzi, l)ii1 contro questo) in nome della " libertà d 1 insegnarneuto 11 • La lillCH'tÌ\ ò una J>R.rola. L'abito dottrinario di alcuni cervolli si ri11orta alla li– bertà. dei metafisici spenceriani, dalle forme J>OCO umane dei ))reraffaelliti. Qt•ella libertà è un'astrazione. La si J)ensa illimitata, come se spiegasse l'ali al diso1>rndella terra, fuori del genere umano, o come se l'individuo non toccasse, con le sue azioni, altri individui e J}Otesse muoversi e adagiarsi sull'intera su1>erflcie. ì~ il sogno del nemico del popolo, il quale, secondo la nebbiosa filo• sofla ibseniana, conclude che non può essere libero se 11011 ftbi ò solo. Fu realtà J>er il solo Al.I.amo.Libertà. di insegnamento! Ma libertà. di chi? Liberth. delrinseguantc e libertà dei genitori che gli affidano i figlioli. E lfL li• bertà. del fanciullo? Questo è il 1nmclltm salieus. Le de• mocrazio moderne sciolsero il quesito il giorno che de• c1·etarono l'obbligo dell'istruzione. Quel giorno fu tron– cata la libertà. dei genito1·i e fu so1>11resso il diritto all'analfabetlsmo. 'l'utto le norme stabilite dipoi sono complementari di quel principio, n cui lo Spencer mosse guerra in nome della libertà. L socialisti che vagheggiano la libertà di Adamo non si sono avvisti che la libertà, intesa n. quel modo, ò il sofisma insidioso a cui ricorrono i rcazionart 11er difen– dersi dallo critiche del socialismo o dngli assalti delle associazioni 011eraic. L'ordinamento borghese è dHeso in nome della libertit Noi rispondiamo che sono liberi gli eguali e che libero non è, di fronte n chi tutto pos– siede, il 1>roletario che non possiede nulla. Ju nome della libertà i ea11italisti si op1>ongono alle legg-i 11rotettrici del la\'oro. Noi 1·ibattìamo che quella lìu~rtà sconfina nella licenza e nell'arbitrio, polchò nuoce alla liberti\. dei lavoratori. Orbene, le leggi sull'istruzione obbllgn– toria, e quelle che logicamente ne deri\•ano perchò tali leggi non vadano deh1se 1 sono limitatrici della potestà paterna per la difesa della libertà del fanciullo. In tutti i paesi civili si sono compilate leggi per tutelare la \•ita del fanciullo insidiata dal lavoro dell'officina. Anche a.I· lora si limitò, insieme con la libertà del capitalista, la libertà dei genitori, i quali acconsentivano allo sfrutta• mento della. corne doli a loro carne. l'erchò ilGoverno,os.sia il potere sociale, non dovrebbe a\'ere facoltà di tutelare l'intelligenza del fanciullo, non eguale all'adulto e perciò non libero, dalla imbecillità de' suoi parenti e dallo sfruttamento de' monnci? o si vuole.dare nl 1Jaferfamilios
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