Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903
CJU'l'CCA SOCI ALI, sul grano a L. l,50 - 1>eriododi tempo nel quale, logicamente, dovrebbe essere compiuta. anche la tras– formazione su cui poggia l'ipotesi anticerealista - tali variaiioni demografiche, o dello standard o{ life, possono ben poco influire sull'aumento del consumo nazionale. E di ciò le ragioni sono intuitive. IV. - Conclusioni. I•~concludiamo. Può darsi che quanto si è qui ri)O\'ato costituisca. delle insignificanti macchie nel fulgente studio liberista ap1>arso nella Critica. F'orse potrà dirsi che in esso, come nel sole, soltanto la luce che n'irradia. ha reso le macchie visibili. Ciò non toglie, però, che quando si invoca una :1gitf1ziono di tutto un popolo contro alcune sue isti– tuzioni economiche, per la. tutela cli interessi eco1H>· miei speciali e la propagazione di certi insegnamenti clottrinart, convenga anelar molto c<Luti nel largheg– giare cli promesse: ed essere molto sereni, imparziali o prudenti nel combinare la critica diretta ad imme– diato demolizioni i molto fondati e strettamente ade– renti ali!~ realtà dei fatti ed alhi pmtica della vita, quando si lanciano 1>roposte che devono essere serie. Chi non sa o chi dubita che, se proprio le fun– •doni economiche, per ogni categoria di prodotti, fossero così divise fra i popoli che oguuno potesse sfruttare fino a fondo, senza contrasti e senz;1 in– ceppamenti, quelle che sono lo sue risorse o che tali si credono, e le suo speciali attitudini o che tali si credono; se non vi fosse la concorrenza tremenda nella vita e nello sviluppo dei popoli, che tanaglia anche le pili belle costruzioni teoriche; se imper:.1sisc nelll\ realtà quella divisione 1>recisa,continua e con– servativa, nel lavoro produtth•o di tutto il mondo civile - che era prcsup1>osto necessario del CIU-$Si– cismo economico deduttivistn, su cui e con cui si affermò e si iniziò il mo,•imcnto mnnchesteriano in rnghiltorra nel momento in cui, per le cause o gli scopi che lo produssero e elle esso aveva di mira, sembrò che per l'economh, inglese si concretasse nella realfa il postulato teorico - sarebbe un as– .SUl'clo il pensare ad altro regime doganale che a quello della più assoluta libertà degli scambi, e sa– rebbe un delitto dei piì:1 pazzi il trincerarsi dietro barriere doganali per le merci che un popolo con– sunrntorc dovrebbe, per la sua stessa vita, introdurre, via via, da ognuno degli altri popoli, fra i quali fosz:;e divisa, categoria 1>ercategoria, lt1 produzione? Ma, d'altro canto, chi non sa e non vede che, altro essendo ora il movimento economico di tutti i popoli, manca nella realtà quella specie di priva– tivi, reciproca della produzione di ogni singolo paese - la quale parve essersi verificata quando l'Jnghil– tcrrn, sola e incontrastata produttrice manifatturiera, credeva sul serio di vedersi riserbato per sempre il monopolio cli fornitrice d'ogni manufattura in tutto il mo11do,mentre gli a.Itri 1>opolie le altre regioni clo,•eano a lei fornire le materie prime, e al piì1 huon mercato possibile, necessarie sì bene alla. sua vita industriale, come alla vita di ogni aJtro popolo? Ogni popolo, tendendo a crearsi, anzitutto, un com– pleto microcosmo economico interamente, o almeno nel limite del possibile, autonomo cd autoctono, sfrutta tutte le sue risorse territoriaJi cd etuiche, e poi tenta. cli riversare nel mondo il prodotto m1nberante ai suoi bisogni j si accentua la concorrenza; la qmde, per quanto frutto, causa e beneficio della libertà econo– mica, si serve di tutte le sue armi per eliminare i concorrenti stf'ssi; e fra questo gli ostacoli, 1>ostiallo smercio dei prodotti dei popoli concorrenti, costitui– scono uno dei pii1 forti istrumenti cliguerra, benchè le difese doganali praticate da tutti i popoli, in mag- 810 o Gau no a o gior o minor misura, e per tutte le merci e in tutte le forme, anche le più larvate, tendano, perciò, ad annientare gli effetti che so ne attendono, livellùndo ftd un pit't caro costo cli vita Io condizioni di tutti i popoli reciprocamente. Così stando le cose, il popolo, che volesse rinunciare allo sfruttamento di quelle riso1·so essenziali che sono pili conformi allo rsue condizioni territoriali, alle sue attitudini acquisite, alht situazione generale e s1>eciale del mercato e clcllù produzione di merci facilmente suscettibili di concorrenzt1, e di consumo necessariamente limitato, rinuncerebbe ai mezzi pili cos1>icui della sua vita economica ed acuirebbe le armi nltruJ contro cli sè. rnfinc, nella tendenza presente di tuUi i popoli, vecchi e nuovi, di portare il poso fiscale, con scopi aperta.– monte cli difesa o di 1>rotezione, sulla produzione concorrente, benchè l'aumento cli prezzo, ricada quasi poi· intero sul consumo e cosl s'affermi quasi, come si usa dire, col carattere cli una. punizione al consu– matore; il 1>opoloche - a 1110110 cli non vanta.re condizioni economiche particolarissime ch e non è dato cli intendere quali dovrebbero essere -- aprisse le sue frontiere allo merci cz:;tcre, finirebbe per es– sere schiacciato dalla concorrenza, e il più straordi– nario buon mercato clella merce estera non servi– rebl>e, per esso, ad altro che a rendere più dolorosa h, sua impotenza crescente di consumo. Il libero scambio, del resto, conviene concepirlo nssoluto cd universale; o uo è sostrato necessario - esclusa l'utopi:.i della specializzazione d'ogni po– polo 11elh1produzione cli una sola merce -- nel\!\ pratica attualo dellcl orgnnizztiziono economica mon– diale, la uguaglianza nello forme e nelle condizioni cli produzione pel mercato; uguaglianza, si sa, negli effetti piuttosto che nei processi cli produzione. Date le stesse quantità de11a stessa merce sullo stesso mer– cato o nelle stesse condizioni, collo stesso costo, colla stessa im1>ossibilitlt cli fh1sarc un prezzo cli coucor– rcnza1 come non vi sarlt pii, concorrenza nel prezzo f'm J)roduttori, così non sarà piì1 concepibile che hi merce indigena. pretenda, con qualche giustizia, un aumento fiscale al prezzo clolht merce estem a scopo di tutela dogli interessi del p1·oduttore indigeno. La protezione, in qualsiasi forma si ap1>lichi e si manifesti, sarà. teoricamente un maJe non solo per la concezione dottrinaria, ma essa è un male neces– sario i cui effetti, per quanto possa parere una con– traddizione, sono benèfic; ccl immediati, mentre il beneficio ciel libero scambio non si 1>roclucee non si verifica, particolarmente nello condizioni economiche mondiflli d'oggi, che a lunga scadenza, sotto la giu– stificazione di interessi generali che troppe volte non sono che una pura astrazione, e attraverso a. danni cd a rovine immediato che non troveranno mai pill un compenso. Cosl per onrnggio - molto pal'Ziale del resto, e molto singolare - alla pura teoria del lihero scambio, negli nrticoli della Oritù:a, con trop1>a opportunità, si Yuole uccidere - e queste sono lu parole scritte - la cerealicoltura,sperandone un beuefizio alla viticol– tura, cioè ai .,;iticultori - e queste sono le parole scritte. Si vuole ottenere ad ogni costo il pane al JJitÌ b1ron111e1·cato p ssibile - giustn. pretesa!; ma per affemuo·e i danni che le intlm;lrie nazionali fX)frcmno avere d.<illa1·illuzionedei da.z1 di proiezione che oggi nncom le sorreggono contro li1 concorrenza estera. E come si attenueranno questi danni se non con t111 mancato accrescimento od una diminuzione cli mer– cede agli operai dcll'industrifl, sfruttando, iu un modo ben strnno, il pane a buo11mercato? Pcrchè è vano credere che Peventuale basso prezzo relativo, a cui gli industriali dovranno vendere, diminuiti i dazi, le loro merci, accresca. così il consumo cli esse, da com– pensare, coi più estesi lucri, la riduzione unitaria cli essi, anche nella tro1>po iuteressata ipotesi che il
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