Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903
CIU'l'lCA SOCIAU! I 15 occorre innanzitutto sapere - con una certa appros– simazione - a qtHLnto ammonti il proletariato i11- llustriale biellese, e in modo speciale il proletal'iato femminile. Ricerche ufficiali recenti - clell'a.nno I902 - stabiliscono l'effettivo ciel nostro esercito operaio uelle cifre, distribuite su 55 Comuni, di 9048 operai maschi e 10.292 operaie. (1) Per tener conto tutta.via delle inevitabili la.cune - ad esempio mancano i dati dell'importante coto– nificio Poma di Occhieppo Inferiore - sarà bene portare le cifre a 9500 per gli operai, a 1.1.000 per le operaie. Queste cifre sono molto vicine a.I vero. h) ll numero delle donne maritate. Un altro elementoi che è necessario conoscere, è il numero delle donne maritate nella massa delle 11.000 operaie, perchè sono esse a cui è destinato l'art. 6 della legge ed a cui dovrebbe provvedere la Cassa di assistmza. Questo dato non esiste e sarebbe molto difficile conoscerlo con una inchiesta privata. Però possiamo arguido in modo sufficientemente approssimativo. ( 2 ) I censimenti generali della popolazione italiana quale rapporto hanno riscontrato tra il .numero to– tale di donne (nubili, coniugate, vedove)'e il numero delle maritate? Nel 1871 fu trovato il 35,59 %, nel 1881 il 36,41 °fo. I risultati del 1901 non sono ancora pubblicati, ma non possono distaccarsi gran che da questi. Se il blocco delle I 1.000 operaie dell'industria biel– lese fosse composto di elementi analoghi a quelli dell'insieme della popolazione italiana, non avremmo che da applicare il rapporto surriferito. Ma tra le lavoratrici non entrano le fanciulle sotto i 12 anni e le vecchie oltre i 60 anni, che i11vece sono classificate nei censimenti. Converrà quindi cer– care il rapporto tra- le donne maritate e Ja. popola– zione femminile, deducendo tutti gli individui di sesso femminile che noa hanno i 12 anoì od hanno varcato i 60. Il rapporto risulta 1 così, differente, cioè del 56 °fo. Su LO0 donne dai 12 ai 60 anni, ve ne sarebbero 56 mari tate. Quante possono essere, quindi, all'incirca, le donne maritate tra le 11.000 che lavorano nelle nostre fab– briche? Applicando il rapporto testè trovato, si ha che nella nostL·a industria si possono tL'Ovare 0160 donne con marito. La cifra è molto verosimile. Essa può essere esagerata in pili e non in meno, perchè in realtà vediamo prevalere le ragazze sulle donne. Per Je nostre ricerche un difetto i11piì.1non.guasta. ('> ror co\Oro cui potesse lnterenare, ecco Il 11umero di operai per ela9eu11 Comu110 l,a ,,rima clrra. rapJ)rcsontl\ gl! operai o la se• con(ln le 01,erntc. ,\n(lorno 21\) e 79 - BNnrn. 5 e I - Biella 211J2e 2.i51 - l}orr!a11a 11 e 7 - Brusnengo 57 maschi - Callablana fH o H - Camandona 136 o 29 - CamlHIZZll.11022 e 16 - Canclelo !>I e 134- CHSaplnta 'l'7 C li - castelletto \'!Ila 8 e I - CRvaicllÌl 81 maschi - Chlrwazza US e 161 - cogglola 858e HG - Cossato so;, e &06- Cosslh\ es e 73 - Crevacuore 'l'l e 207 - Croccmosso 230 o 1304- Dorzano 11 rnasclll - FICCChla HG O 98 - Graglla 18 masclll - Guar(lal)oS0IIC ~ e 16 - l,CSSOJ\ll, 212 C 211 - )I011gra11do 92 O Il - )llag:\h1110 6ZO e sn - .\tosso s . .\tarl,i 41 e 2 - :-.otro 203 e 9 - )tuzzano SI o 166 - Oc– ehtep\)O lnr. 19 11\ll.SCIII- Oeolllel)l)O SII\), ISO O 174 - l'ettlnengo 195 e SH - HOSilZZ(l 22 e 2 - l'lnncerl l!SO e soo - l'H1tole8/\ 91 e 200- l'ol\OllC 211 e 613 - Prnlungo r,!) e 92 - l'ray 9f e 13'2 - Seh·o 17 maschi - Qui\rC!!'llil !l o 5 - Qulttong:o H miuellt - nonoo 10 mtt• selli - ~P.gl\ ano 2'i0 e 150 - Salp. S maselll - Sa\usso!A. ~2 maschi - serravA.lle Sosia 903 o !:>40- Soraè,•010 1s2 o s9::. - sostegno 9 maschi - Strona oo o 23:'>- Tavlgllnno 12;, o ss - TOlleg1:o '209 e 517 _ ·i-rivero SGo 1411 - vnne .\losso MS o 321 - \"allo s. Xteolao 22 e 1s - veglio 164 o 1ss - Vigilano sa e 'Hi. t1) •rrattll1HIOS! (li t111rosempllCI ln<llc111.1onlso1nnrnr1c, ~l.)l)lamo con- 1lotto 10 ricerche solo per IO donne mnrltate, mP. non SI Intende J)Cr nulla che dal benetlzl della Ca.9$/t debbano essere escluso lo tan– eh1llO maori. lt no B1arco c) J t nu.mero dei pa,·ti annuali Nell'istituzione di una Cassa,<li.lfaternità occorre sapere a. (]Ua.nte gravidanze si dovrà. provvedere in un anno. Anche qui non si httnno dati ed è impossibile fare delle ricerche, tanto più mancando quasi completft– mente ogni precedente in .Italia. J,a Cassa cU .Ma– ternità (') stabilita da qualche anno a Torino lrn potuto riscontrare, nei pochi anni di sua funzione, una quota cli natalità eguale al 40 %, quota. che parrebbe inverosimile se non si sapesse che alla Cassa l-ibera di Torino si inscrivono quasi solo <1uelle donne che sanno di averne di continuo bisogno, nel– l'età della maggiore prolificità. lTn criterio più esatto può esserci offerto dal rap– porto tra il numero delle donne maritate e il nu– mero dei nati, in un determinato anno, cioè dal quoziente di natalità in rapporto col numero delle donne che hanno marito. Nel 1881 - ultimo anno per cui abhiamo i dati precisi del censimento-· esistevano in rtalia. 5.211.3.18 donne maritate e le nascite totali de!Pa.nnata furono l. I16.37D, comprendendovi anche i nati morti. Jl,,quoziente di nata.lità risulta clel 21 ¼, del quinto cioò. In ogni 100 famiglie si sono avuti 21 parti in media. Applicando questo rapporto alle 6160 donne ma– ritate che si troverebbero nel proletariato industriale. biellese, a"remmo un totale di 1292 gravidanze an– nue a cui la progettata Ca.ssci cliassistenza dovrebbe provvedere. d) J/i1Ulennit(Ìdi puerperio. Per esaurire la ricerca dei dati che occorrono per stabilire un bilancio preventivo 1 convie1;rn detenni– nare la quota minima di indennizzo che si vuol dare. Abbiamo desiderio di non salire sui trampoli della fantasia e quindi ci guardiamo bene di riaffacciare la proposta-augurio di Paolo Lafargue, che chiedeva al Parlamento francese interdizione per i quattro mesi antecedenti il parto e per i dodici susseguenti, con un indennizzo di 3-6 lire al giorno. Il caustico deputato francese aveva trovato, per sanare la di– minuzione delle ,nascite, pungolo ben pili forte del caldo inno di Zola alla. fecondità! Neppure converrà - se vogliamo att~nerci alle nostre condizioni reali - lasciarci tentare dai due marchi (L. 2,50) a cui sale il massimo indennizzo delle Casse tedesche; e forse sarà bene - nell'inizio - neppure raggiungere la. somma di L. 1,50 gior– naliere, che è negli statuti della Cassa cli Maternità, di 'l'orino. A noi pare che - per non compromettere l'esito dell'esperimento - convenga partire dal sussidio di una lira, al giorno per i 30 giorni in cui la legge di– vieta il ritomo al lavoro. Successivamente il risul– tato incoraggerà ad elevare l'indennità fino ad av– vicinarsi al salario normale di ogni operaia. Intanto osserviamo che anche solo una lira al giorno può permettere alla puerpera. di non violare la Jegge e di riposare senza esporsi ai pericoli e ai danni di una convalescem'ia troncata a bel pfincipio . e) La, spesa,complessiva. Prendendo a, b<tse -il numero cU 12!)~ parti all'anno, concedendol'-indenni.tùcl-i una lira per 30 giorni cU ri,poso,il totale della spescisi eleverebbea :18.760 lire annue 1 a poco JJih di 40.000, tenendocontodelle spese - llel resto non gmvi - (li amministrazione. J:; possibile raggranellare - con continuità questa somma? (I) vedi 1-'.. Seodn1Ji (nella R\l"'lsta" I problemi del lavoro,,· Ronl(l. dlecmbro !902) 1,·isHtu;iQ11t di C(ISSt -per la .llaftn1Uù i.n Italta.
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