Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903
114 CRl'J'ICA SOCIALE vieta.va il lavoro alle donne nelle ftihbriche, labora– to rii, ecc. 1 negli ultimi qu indici giorni delht grn.vi– danza e nelle 4 settim a.ne <lo1)0 il parto 1 dando i l diritto alle ùulige11ti di essere soccorse dagli stabi– limenti di assistenza. medica. l') Questo ern lo stato della legislazione sociale in– ternazionale, quando il Parlamento italiano votò la nuova legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli. La legge italiana. La nuovA lcg~e all'articolo 6 prescrive: Le puerpere non JJ0.<iso110 essere impiegate al la\'Oro ·"P 11oi1 dopo /l'ascono w1 mese da quello del parto e in via eccezionale ancho prima di questo termine; ma in ogni caso dopo tre settimane almeno, quando risulti, da un certificato dell 1 ufficio sanitario del Comune di loro dimora abituale, che le condizioni <li salute permettono loro di comJ)iere, senza pregiudizio, il lavoro nel quale intendono occuparsi. La legge, dunque, accogliendo il voto di associa• ;doni e Congressi medici, di tutti i Congressi operai che si sono tenuti negli ultimi venti anni ( 2 ), fa nor· mahnente divieto di ritornare fil lfworo, finchò non sia trascorso un mese dal parto. .'\fcglio sarebbe stato se il divieto si fosse esteso all'ultimo mese della gravidanza, ma ciò non toglio che l'articolo G sia. ottimo. Però - continuando la lettura della legge - salta agli occhi la mancanza di qualsiasi disposizione che permetta cli clttre esecuzione a.I divieto medesimo; manca qualsiasi i&.tituto complementare che vrtlga a difendere la donna dalla miseria a cui il forzato ri– poso può costringerla. L'operaia non può lavorare, e quindi - mentre i hisogni sono più forti - viene Il mancare del tutto ogni guadagno. La legge dello Stato comanda il ri• poso, la legge della miseria comanda il lavoro, e sarà questa a prevalere, a clis1>ettocli tutte le buone volontà. Sorfl. l'operaia costrettit a molcclire la legge che h\ difende ed n porgere orecchio a. chi le pro• 1>one di viol.arla. 1~ la storia di tutti i giorni, in Jfalia., per altre leggi sociali, in altri JJaesi 1 per <1uesta stessa leggo, dove non si volle fortificare il divieto con una Cass,i cH assistenza. La signora Uucy Deane, ispettrice cli fabbrica in .Inghilterra, scrivovn nel 1897 al signor E'rank, au– tore di un libro sull'.AssistanceMaternelle: Mi duole din•i che la disposizione del Poctory Aci che protegge le puerpere presenta minime possibilità. di ap– plicazione: non si è ancora trovato il mezzo di dare a questa prescrizione legale una. sanzione efficace. Non diversamente avviene nelle altre nazioni che - come Prnghilterra - non hanno dato forza alla (I) Por mai;-glorl notl>:lo ,·cdl Il I.mono articolo: La IJ/'Olec/10111/11(1/e (IU m~1·u e ,te, nomri.tont tlans la e/aste 0«1wU,·e del doli. Tl1lr'o1m In Mom:eme11t sodal~I• (Hl févrler 1m). (') nno d11IJ81t Il 11rogetlo di legge de.I Ml11\Blro c111ro11p11r\11v11 del divieto del 111.\·0roIIOl)OIl parto e IO llmlll\\'A A due BOillm11ne. l,A (luestlone ru trntt11in In ((111\81 iutil I Congreul 011ernt, prima del 18':lO. Il Congreuo sugll Ju/or/1111, ttel lm·o1·0 {)llhrno J&9r>)elllc• deva elio Hldonno opern!e, nell'ultimo mete di gr1wld11.mm o noi J)rlmo me&e di vueri)erlo, non dovessero e&&eroImpiegate al lavoro. I medesimi voti r11ro110rl11elutl nel suoceuh·I Congressi delln P,·e- 11kte11zo, delle Cu111ti·edel lm:oro o del l'(n·Uto 8()Cia/ista. \'lgoro&o JmpUIBOalla rltolu:t.10110del l)tOblCmA diedero le algnore dott. AIIIIII Kulltrelolf' e F.. lla\110-Hronzlnl, che l)Cr molti anni, 1101CongreHI e ruorl di eul, chleaero Il' tutela della do11n11. 111vora1rlce, h1111111zl e dopo Il 11arto, e l'IBlltuzlone di Cane di mntornHi&, che non rende&• &ero v1111! 1 <11\·letl1>en~flctdella legge. B D rer.a \..:ìlfl t.S e c.;Q legge cli difesa con Casse cli soccorso. Invece, tanto nelht Germania, qu1tnto nell'Austria. e nell'Ungheria, la leg-ge ò rispettata, perchò lo operaie - perce– pendo un adeguato sussidio - non hanno interesse a violare la legge che le pròtegg-e. Con esempi così chiari non ò clilficile prevedere che la nuoYa legge ò destinata ad essere - in <1uesta parte - una delusione ed un tra,climento de:tli in– teressi pili vitali, non solo della, classe operaia, mn. delhL nostra razza. Ben rilevò la gravità della.contraddizione il Gruppo parlamentare socialista, che calde~giò l'istituzione di una Cass<t11<tzi-0nale di, m<tternilà. i\Ca la maggio• rànza fu contraria. La legge riuscì, in tal modo, gracile, portando fin dalla nascita il germe clellll consunzione. Come si colma la deficienzadella legge? 8ppure - (mge così il hisogno e lo vediamo cre• scere ogni giorno attorno a noi nella generazione che shoccia nell'ambiente inclustriule) -- è necest1a.– rio che l'articolo 6 della nuova leg~e abbia pratica applicazione, fino da ora. In chi possiamo sperare? Nel Oovorno che - dopo aver respinta l'Istitu • zione della C(tssa a;, Jllater11itù - 1tccettò - facile contentino - di studiare la questi OD{':? Non sia.mo così grulli. L'osporienza insegna. Da noi le leg gi soch1li non nascono se non dopo un ventennio di coyatura. Nell'iniziativa delle interessate? Pur troppo la maggior 1>arto delle operaie non sa e non può. Già fin d'ora non hanno società di 1\I. S.; quelle poche che esistono vivono' tisicuzze; come potrebbero or• ganizzare delle lilJere Casse cli assistenza, capaci cli sussidiarle fortemente, tanto pili occorrendo alte quote mensili oltrepassanti le loro clisponibilifa fi– nanziarie'? :Nella filantro1>ia sola, isolata, fl\Cente appello al cuore, che ò ammalato di intermittenza e cli insuf– ficienza? Sarebbe vana speranza, nella languidezza. cli molte Opere che si basano solo sui sentimenti di carità. Nell'iniziativa pubblica? Anche <1uesta è paraliz– zata eia mille bisogni che chiedono soddisfazione, da, penuria cli mezzi, da scarsa fiducia in sè. E allora? A noi pare che, combiunnclo insieme gli sforzi dei direttamente interessati - degli ope– rai e dei padroni - e dello istituzioni che hanno dovere di larga assistenza sociale - i Comuni e lo Opero Pie - sarelJbe possibile creare istituti, in– sieme completamento urgente della legge e crogiuolo cli esperimento per 1>iùlarghe ed ardite riforme. Una Cassa locale per la Maternità. Nel caso nostro, se il Comune cli .Biella - centro cli un Circondario meraYiglioso per iniziative e in· tensità cli industrie e cli commerci - prendesse vi• rihnente l'iniziativa, sarebbe possibile creare per le nostre operaie una Cassa circomlarialeper la Mci– ternitèt. Se attorno a questa iniziativa si riuscisse ~ come è desiderabile - a radunare la ,•olonterosa coope– razione dogli industriali, degli operai e dei Comuni, la Casscicli,1llaternità potrebbe funzionare in breve con efficacia e con continuitìt. Questa afferma,lione ci proponifuno di documen• tare. Calcolipreventivisommarii. a.) ll proletariato industriale biellese. Per stabilire quale possa essere· il fabbisogno cli una Cassalocale cl-i Maternitù pel nostro Circondario,
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