Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903
IOG CRITICA SOCIALE adatto ar~omento, di quello delle conseguenze che !mlh\ produzione nazionale italiana può avere il movimento operaio, propagatosi di recente con energia giovanile clull'industria all'agricoltura. 1~; Argomento in cui il contrnsto dello opinioni risponde indubbiamente al cozzo degli interessi, e la critica serena ctei principii e doll'esporionzo può portare a feconde norme di azione politica e sociale. lo non credo assolutamente che quel movimento abbia. carattere di fenomeno transitorio, nè che pos• ~ano lo tendenze dell'ambie11te politico farlo risol– vere in nulla. Esso è destinato a farsi più esteso e pilt intenso, 1>iù cosciente nei metodi e nei fini 1 e c1uindi indubbiamente pili efficace. 'l 1 alchè mi par lecito il considerarlo, non solo un im1>ortante avve• nimcnto sociale e politico, ma anche un fattore economico non trascurabile per chi inda.ghi le sorti prossimo de!Peconomia nazionale italiana. Da esso risulteri\ il passaggio da un regime di salarii quasi stnzionarii e bassissimi ad un regime cli salarii pili elevati e progressivi. J~d è 1mturale ci si chieg~a ormai, quule influenza avrà quel nuovo regimo su la compagine e lo sviluppo della produzione nazionale. . .. t;u questo argomento, alla disparità delle opiuioni che ai sentono pronunciare in pubblico o i:.i diffon• dono sui giornali della penisohi, fa un significante riscontro la disparità dei giudizi che uno studioso potrebbe ricavaL·e dai libri degli economisti. So voi infatti eompulsate gli scritti di un seguace qualsiasi della scuola classica ortodossa, vi sentirete enunciare la tesi che vi lrn. un minimo di reddito car>italistico che è iuclispcnsabile 1>erchè l'accumula• zione o la. produzione nazionale si consen'ino o si svilUJ)J)ino normalmente, e che cli conseguenza vi è una media normale dei sala.rii che non 1>uò essere in un dato ambiente o in un dato momento su1>e– rata: talchè le coalizioni e gli scioperi 1 lasciando intatte le condizioni dell'ambiente capitalistico 1 non J)ossono che danneggiare la produzione e l'accumu• !aziono nazionale. E voi troverete subito un nesso evidente tr,, queste sento11ze pessimiste ed i lagni di gran parte <lei proprietarii foncliarii nostri. Essi affermano che il movimento operaio accentuerà il danno delle crisi attuali, consiglierà l'abbandono dello colture inten– sive, cagionerà. la. diminuzione della produzione na– zionale. Al contrario, nelJe pagine della letteratura. econo– mica più recente, ispirata alle condizioni odierne di quei paesi 1>iùevoluti del nostro, in cui il capita– lismo è giunto ad imponente sviluppo -- in quello pagine potrete riscontrare conclusioni affatto otti• misto quanto alle conseguenze dei movimenti 01>erai sulla, produzione nazionale. Leggerete come Felev1.1,. ziono progressiva del salario sia la causa essenziale del progresso economico: come ossa vnlgn /:\daccre– scere la 1noduttività. elci lavoro: come essa spinga gli im1>renditori a intensificare la produzione e ad applicare sistemi tecnici più perfetti : come il mag– gior benessere delle classi pilt numerose assicuri alla produzione nazionale uno spaccio vieppiìt largo e sicuro. g a <1uest'inno per gli alti salarii fanno eco oggi lo voci dei capitani elci movimento operaio. Essi Hffcnnuno che nella intensificazione delle colture, nollfl. organizzazione dei commerci, nella eliminazione dogli intermediarii fra produttori e consumatori 1 si 1>uòtrovare tale una sorgente cli nuovo reddito pel capitale o per la terra 1 che render,\ innocuo alla produzione nazionale l'aumento progressivo dei sa• larii : essi 1>recliconoche colla ele,•azione dei salarii si avvererà. il passaggio ad uno stadio piìt evoluto e pili florido dell'economia italiana. 81011 lE Cd l,I lO ljléln ,() Nelle teorie insomma, come nelle espressioni clel1n. pubblica opinione, ò identico il salto dnl pessimismo pilL nero al più roseo ottimismo. Ma io, affrontando il comun giudizio contrario allo soluzioni eclettiche, mi propongo di dimostrarvi come la verità stia nella linea mediana fra quello lince opposte di pensiero. lo credo vossibile che un miglioramento radica.le e profondo derivi dal movimento operflio alla nostra produzione nazionale: ma non credo p,·obabìle quel miglioramento, e credo possibile un danno non indif– ferente, se altre circostanze non sopraggiungllno a. modificare in J>ari tempo le conJizioni del nostro ambiente economico. . .. La tesi pessimista degli economisti ortodossi è fondata sulla premessa, del resto indiscutibile, che le sorti della produzione nazionale sono determinate dalla maggiore o minore ampiezza e velocità. della. accumulazione di capitale. L'ampiezza e la velocità dell'nccumWazione dipen· clono evidentemente da due fattori: l'uno è la quan• tità complessiva del reddito che può accumularsi, l'altro è la volontà, l'impulso economico alla accu• mulazione. Ora, gli scrittori ortodossi affermano che l'elevazione dei salarii scema o la massa dei redditi accumulabili e l'impulso alla accumulazione. La massa dei redditi nccumulabili cresce - a parer loro - tanto pili quanto pil1 è accentrato, raccolto in poche mani il possesso di quei red diti: in una società. a baRsi salarii e ad alti redditi ca.pi• talistici si ha. una disponibilità. molto maggiore di reddito capitalizzabile, cli quella che esista in una società ad alti salarii e a bassi redditi del capitalo e della terra, perchè il maggior reddito del disert? dato, assorbito dai consumi piì1 necesaarii, offre una potenza d'acrumulazione molto inferiore di quel che il maggior reddito dell'abbiente. D'ultra parte, secondo quegli economisti, la massa elci redditi capitalizzabili diventerlt. tanto più facil· mente capitale, sarà tanto pii1 volontieri sottratta al consumo e de8tinata a figliare altri redditi, quanto maggior utile arrecherà. l'accumulazione: ora, un saggio alto di salario, cui corrisponde un saggio basso di reddito capitnliatico, im1>lica un incentivo minore alla formazione del capitale, che non un 1:1aggiobasso di salario che ha per correlativo un saggio alto di reddito capitalistico. E così gli scrittori ortodossi giungono all'assioma che gli alti salarii 1 scemando l'ampiezza e la velo– cità dell'accumulazione, sono incompatibili, in regime capitaliHta, con l'efficacia e il 1>rogresso della produ• zione nazionale. . . . fiembra questo un assioma. logicamente perfetto, quasi intuitivo. EJ>pure ormai, alla prova dei fatti, quelPassioma ha ricevuto la piì1 evidente delle con– futazioni. Ne~li ultimi cinquant'anni, nel Nord America, in [nghilterra 1 in Germania - pro1>rio in regime caJ>i• tnlista, proprio nelle nazioni economicamente piìl progredite - le ascensioni del reddito operaio si sono compiuto senza a1>portnre alcun rallentamento nella accumulazione, senza cagionare alcun decadi– mento della produzione nazionale. Come ciò sia avvenuto, si comprende facilmente, ritlettendo alla diversità dell'ambiente economico formatosi oggi in quei paesi, di fronte a quello cui si ispirava la dottrina classica inglese, ereditata, senza il disturbo clell 1 inventario, dall'ollierna scuola ortodossa. Da uno stadio di scarsità di capitale e di lentezza nell'accumulazione, i paesi anglosassoni son passati allo stadio che ha per carattere una massa
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