Critica Sociale - Anno XIII - n. 6 - 16 marzo 1903

8(; CRlTJCA SOCIALE l'equivoco. E qunlc J>IÙpeno'!O equivoco dì quello d'un partito, mascherato da un titolo in contraddizione for– male col proprio spirito e col 1noprio metodo? :Se noi stimiamo la vlolenu altrettanto condannabile quanto Inutile, se le riforme legali ci sembrano insieme l'obhietlh•o imme(llato o il solo procedimento pratico J)Cr nccoo,tarei alla metil lontanR, abbiamo dunque il coraggio, d'altronde raclle 1 di chiamarci col nostro nome e di dirci riformisti, 1>oichòin realta noi lo siamo. Spingiamo il coraggio flno all'estremo; ed essendoci pronunciati per li metodo riformista, osiamo accettarne lo condizioni o lo consegucn1.e. Non ò da ieri, che Il partito siocialista. francese ha posto in prima flla noi suo programma la conquista dei llUbblici ))otcrl; osso non nttcse il giorno d'oggi por pas• Mro dnll1~ tcorh~ nll'aUo, per Inviare i ~uoì milil-antì noi Munlcipll, 110110 A!òlsomlJlooprovinciali, nei Parla– mcutij nò potò rtnlo iò!Olll',fl. rnssegnarsi alle transazioni giornaliero che sono Il prozzo doll'az!one, senza allearsi coi partiti vicini. Per quale nborrazlono 1 essendosi avanzato fin lì, pili che mai convinto dell'utilità e della necessità cU un me– todo, che <limostrò coll'esperienza il proprio valore, di– serterebbe osso questo metodo nel momento che esso diventa pili crftcace? l'er quale inconseguenza accette– rebbe esso di sollecitare tutti i mandati, sal,·o J>Oiin• terdirsi rigorosamente di 1>rendere 1 al Governo, colle J>ii• alt" re&J)Onsabilltà 1 il 1>iùcerto potere~ Una siffatta offe.sa alla logica, se potesse durare, ro– vinerebbe ben presto il credito e la influenza dì un partito 1 cosi debole, cosl poco sicuro di sè, da commet– terla. Aggiornare Il popolo l\lla data misteriosa in cui un mirncolo subitaneo cangerà. la raccia del mondo; - oppure, giorno 1>orgiorno, riforma per riforma, mercè uno sforzo J>nzlente e tonaee, conquistare, palmo a palmo, tutti I )lrogressl; rra questi duo metodi conviene de– cideriii. li'edclc nl proprt princiJ)ii o a r1uoilo che è il proprio motodo, ugu1tlmc11to 11011Roso cli non su.~citare chimeriche ~pernnze o 1\1mancare ai ))rOJ)rt impegoi, il socialismo riformista franccso snprà flSSumoro tutto le responsa\.Ji– lità; esso non si sottrarrà a nessuno degli oneri che gli impone il sentimento 11roro11dodei suoi doveri verso il ))roprio Ideale e verso Il pae<1e, .Mll,1,t:RA!W. Benchù offerta qui a solo titolo cli documento, noi non avremmo potuto pubblicare la J)refazione rlel )Jil– lerand, senza formulare qualche riserva sul suo con– tenuto. ~ebbene lo~ico in se stesso e conforme, nelle grandi linee, al nostro ideale e alla dottrina socia– lista la più ortodossa, il socialismo accentuatamente temperato dcll'ex-)linistro ciel Commercio nel Gabi– netto Walclcrk-Housseau sembra accostarsi, più pel tono che por le cose, a un quitl dimidium che oscilla fra un radicalismo a. tinta fortemente proletaria e il socialismo di Stato. L'a1>oloµ'ill. che il Millerand fa del " riformismo "' l'udozione cli questa parola ch'egli inalbera como Begnncolo nel suo vessillo, è, a questo pro1>osito, molto sintomAtica. Constatiamo che in .Italia, dovo dello pflrole" riformista 11 e "rivoluzio– nario 11 si ò fa.tto, qunsi sempre a sproposito, tanto strazio ed abuso, non v'ò gradazione del partito che si sentirobbo pienamente 1·1:Lppresentatanella troppo cauta formulaziouo socinlisbL che abbiamo riprodotta. Convien soggiungere cho le condizioni politiche, pro– fondamente clh•ersc, dei duo 1>acsi,per le <1uali i socitllisti nostri sono assai più lontani dal Governo che non siano i francesi, hanno la loro parte nel generare questo effetto. B1b1ote a G n B r e, Scnonchò, in un successivo numero della Pelite /UpulJUque (i corrente), con un articolo intitolato semplicemente " Soeialismo ,, Giovanni. Jaurès, sof– fermandosi sulrultima parto tiella prefazione cle) suo collega, afferrava vernmente il toro J>Cr le corna. Le sue osservazioni rispecchiano così nitidamente quanto noi ancmmo voluto esprimere, come nostra impres– sione, sullo scritto ciel Millcrand, che 11011 sappiamo tenerci dal riprodurre interamente l'articolo, che l'Atanti ! (9 marzo) non tradusse che in parte. È im))Ossibilo 11isculero in un rapido articolo l'ampia l'..sposlziono di dottrinll e di metodo fatta testè da Mille– rnnd. Ì•: un bel lltvoro, del più forti che siano usciti dalla sua mano, lnrM'oInsieme o 1>reciso 1 e che attesta la continuità di !IJ)lrlto o lll perseveranzll di pensiero di colui, che ,•leue sJ)esso nccusato, cosl storditamente, di variazioni calcolttle. Mlllcrand ò oggi quel che fu ieri: un moderato del socialismo Olnmurnl dncchò egli evolvette dal radicalismo estremo a u11 socialismo ovoluzlonl~ta e prudente, egli varcò la llnen eho oggi disegna davanti a sè. Giammai si ristette da.I ripudiare I mezzi violenti. Sempre egli consigliò nl J>artllo 1'0cialista di evitare tutto ciò che può inutilmente allarmare. a 'l'orniamo di intimorire 111 fu costantemente la sua formula. E come quel discorso di St.. Mandè, di cui talora gli si rimprovera. di aver attenuato le tinte, ern ml·mrato o discreto! Xo, llillerand ò rimasto Il medesimo; o ,;e si può doler.si con lui 1 non è ch'egli abbia mutato, ma è che egli non tenga conto abbastanza degli nitri elementi, delle altre tendenze, dello altro rorze, che si muovono nel grande J>artito socialista. lo non amo molto gli epiteti coi quali ciascuno ca– ratterizza e restringo il socialismo. li socialismo 1·irolrv zioiwrio è destlna~o a diventare una setta. J1 socialismo riformista ò destinato n divenire una setta. Il movimento socialista o operalo, nella sua larga crescenza, sfugge a tutto lo formule nngu~tc. lo comprendo bene che con– vien ossoro esatti. I ,·cechi mezzi rivoluzionari - la barricata, li fucile, il eanuono - hanno senza dubbio ratto il loro tom1>0.Colla democrazia, col suffragio uni• ,,ersale, coll'organlzzaziono l)Olitica cd economica, il proletariato non ha plì1 bisogno di ricorrere ai rischiosi colpi di forza, che J>OSsonobensì modificare la parvenza del potere, ma che non pos~ono cambiare il fondo di una società. Conviene, dunque, non prestarsi ai malintesi, e non pro1>agare requlvoco. Troppo i!pesso, quando i 1>ro• pagandlstl del eoclallsmo adoperano la parola I rivolu· zionario ., Il 1>01>010 intende che essi ripudino l 'u.so 1,aziente e ,·lgoroso dei mezzi legali. •j quando essi aggiungono che vogliono solamente a rivoluzionare i cervelli 11, sembra eho cib non sia se non un gioco di parole alquanto puerile e indegno di un partito serio. .lllllerand ha ragione, sotto questo aspetto, di dire che bisogna sbarazzarsi da <1uesta sonagliera rholuzionaria. Ma se è 1>erleoloso far sonare questa parola ad ogni J>rOposito, lo non credo tuttavia che sia passibile ri))U· diare il grande senso rivoluzionario del socialismo. Jo non ,•oglio punto parlare di quelle i1>otesi incerte che ciascuno pub pcrmett.orsi di configurare. ì,; possibile che l'avvenimento del prolotarilltO si compia un giorno per vie extralegali, e ne11suno di noi rinserra nella sua mano I segreti dcll 1 nvvonire. Ma questa possibilità vago, che Il movimento stesso clelln. democrazia organizzata rende ogni giorno plì1 improbabile, non basterebbe a giustificare la 1>arola " rivoluzione ,,. t: in un senso più prorondo elle il socialismo è e rimane ri\'Oluzionario. Oli è che esso non riconosce il diritto della società. esi•

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