Critica Sociale - Anno XIII - n. 6 - 16 marzo 1903

84 CRITICA SOCIALE ch'essi avevano applaudito, ò che esso guadagnò troppo prèsto nuovo adesioni. Questo rimprovero mi tocca como un elogio. 'Forse, osso non Pha meritato se non per essersi tenuto n. uguale distanza e ,!alle vaghe generalità che si pre– stano e tutte lo interpretazioni, e dalle false precisioni che rischiano di essere bontosto smentite dagli eventi. Jmporta determinare colla maggior nitidezza b dire– zione che noi vogliamo seguire. Dove andiamo? Qual so– gno di giustizia, di libertà, di felicità è il nostro? Per che mezzi, in qual forma speriamo effettuarlo? Queste domande esigono una risposta, e la nostra risposta, io credo, è senza equivoci e senza ambagi. ,,.*,,, Trasformando il mondo materiale, la scienza ha, nel– l'atto stesso, per una conseguenza parallela e inelutta– bile, rovesciate lo condizioni economiche dell'umanità; un abisso si ò aperto fra la sorto dell'operaio dell'indu. stria, servo non più della glellat ma della macchina, e la sorte clel padrone, spesso anonimo e collettivo, ch 1 egli serve senza conoscerlo. Fu chiaro che, a dispetto dei progressi della filosofia, delle leggi e dei costumi, due classi stavano in contrasto, i cui interessi economici non potevano conciliarsi se non mercè l'assorbimento del– l'una nell'altra. ÌI socialismo si propone, nell'ordine so– ciale, l'allolizione delle clasl<li, come, nell'ordine politico, la Rivoluzione francese eblle per risultato l'abolizione degli ordini. Esso yuole che il salariato si elevi alla di– gnitii di associato. Esso vuole che, nella nuova umanitfl, la proprietà individuale sia non già soppres!:la- che sa– rebbe una proposizione incomprensibile - ma al con– trario trasrormata e allargata per mo<lo 1 da esser per ogni nomo come il suo prolungamento naturale e ne– cessario sulle coso, l'indispensabile suo strumento di vita e di sviluppo. Al pari della Rivoluzione francese, il Sl)Cialismo non si pro1Jone di legiferare per il francese, il tedesco o l'in– glese, bonsl per l'uomo. Dovunque lo stesso grado d'incivilimento J>rodusse,collo stesse grandezze, le stesse miserie, esso vede imporsi la necessità delle stesse trasformazioni. Così il sentimento d'un comune ideale unisce a traverso lo spazio, a· di– spetto delle differenze di razza e cli lingua, il proleta– riato socialista dei due mondi. Non perchè sia disegnato a larghe linee, si 1rnò,senza ingiustizin. 1 tacciare questo ideale di oscurità. o di equi– voco. Al contrario, i suoi due caratteri essenziali si ri– velano in pieni\ luce. Esso insegue, morcò l'accordo in– ternazionale dei lavoratori, la trasformazione proronda delle condizioni della proprietìl, da appannaggio di un certo numero di uomini divenuta il retAggio ili tutti. Alcuni .socialisti, in tutti i paesi, non resistettero alla tentazione ben naturale cli stringere pili da presso il pro– blema e, anticipando sui tempi, cli edificare di sbalzo la città futura. Queste utopie non hanno inconvenienti, pos– sono magari riescir utili, se non sì dimentica di tenerle per quel che sono: lavori d'imaginazione, di cui la realtà modifica ogni giorno la mobile apJ)arenza. Sarebbero pel'icolose, rischierebbero di diventare fu- 1,este,se ci sj lasciar;se andare a pretendere di cristalliz– zare in esse l'a;,;ionee il pensiero !:IOcialista.L'esperienza ha mostrato quali errori inevitabili rivelano, in capo a un tempo relativamente brevei anche le costrnzioni di un uomo di genio. Se è, non dico lecito, ma inerente al progresso di ogni conoscenza servirsi dell'ipotesi i se l'ipotesi colletti,•ìsta, che è la nostra, ricavi\ un singolare valore da.Ilo svi- B1b1oteca CJ1noB1arcc luppo stesso del regime capitalista; è tuttavia necessario che giammai l'impiego legittimo ùi essa ci acciechi a segno, da. farci scambiare i mezzi per il flno. Guardia– moci da dh 1 entaro i prigionieri di rormule necessaria– mente variabili, cangianti in virtìt ciel progresso mede– simo dell'umanità. Il nostro SCOIJO non ò di rizzare, sovrn un piano fis– sato giusta certi riti prescritti, un edificio immutabile, non ò di costrurre una chiesa per una setta; ma di ren-· dere il mondo piÌl abitabile per tutti gli uomini col suc– cessivo sparire delle iniquità sociali,coll'educazione del– l'uomo progressivamente emancipato dalle tirannie inte– riori come dai dispotismi esteriori. ... L'educazione: in queste poche sillabe ò rinchiuso tutto l'aV\'enire dell'umanità. j~ Yero, d'una verità profonda, che l'emancipazione dei lavoratori sarà. l'opera dei la– voratori medesimi; intendiamo con ciò che essi debbono non attendere se ,non da se stessi il loro affrancamento, e sopratutto rendersi ca1>acie degni di esserne gli ar– tefici. Ma come riesci~vi? E tale questione non è essa stessa una crndelo ironia sotto un regime sociale, 11el quale tutte le forze dell'operaio siano quotidianamente esaurite al servizio del suo padrone, senz'altro riposo che per ri posare, per lo sforzo del domani, l'organismo logorato dallo srorzo della vigilia? Cosl ò cho l'inten•ento della società, la. prima interes– sata al cammino normalo del progresso 1 s'impone allo scopo di assicurare a tutti i suoi membri condizioni umane di lavoro. La tesi non è più discussa nò pel fanciullo nè per la donna. La necessità. cli moderare la giornata di lavoro, per ciò che li concerne, non solleva pili neppure oppo– sizioni teoriche. La. rorza della logica ha condotto il le– gislatore a adottare una identica regola per gli uomini, loro collaboratori. L'ora s'avvicina in cui 1 per una felice necessità, la medesima legge si imporrà a tutti gli operai, quali che ne siano il sesso e l'età, dando loro la libertà di essere uomini e cittadini, al tempo stesso che pro– duttori. Neppure si contesta pili il bisogno di disciplinare il lavoro dal punto di vista dell'igiene e delle prevenzioni degli inrortunii. Sotto questo aspetto, miglioramenti sen– sibili vennero eflèttuati 1 sopratutto nella grande indu– stria; molti sono ancora da ottenere. Non è un mediocre vantaggio essere arrivati a non discutere }Jiù che sul fatto, seuza urtare nella barriera di un preteso principio Cos1 1 la concezione prese corpo o figura d'una legisla– zione protettrice dell'individuo, preoccupata ciel suo svi– luppo, orientata verso la difesa e l'impiego cli tutte le potenze e le ricchezze contenute in germe nell'essere umano. Da questa idea superiore derivano le leggi sull'inse– gnamento in tutti i suoi gradi, sia che si preoccupino di munire ogni ranciullo del piccolo capitale primario senza cui l'uomo vivrebbe come uno straniero fra i suoi simili, o di organizzare l'insegnam.ento professionale e il tirocinio, o cli ingrandire il serbatoio delle alte cono– scenze, onde ogni popolo deriva gli clementi della sua proprietà e della sua forza. Non basta armare l'individuo per la lotta, evitare cho la necessità stessa del vivere lo riduca all'ufficio di mac– china, privata di tutto ciò che fa la. ragione e la gioia del Yivere. L'uomo è un organismo tanto fragile quanto ammirevole, spiato ad ogni passo della via dagli accidenti e dalle cause di degenerat',ione, venga.no questi dai con-

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