Critica Sociale - Anno XIII - n. 6 - 16 marzo 1903

CRI'l'ICA SOCJALE 83 gli industriali, ma l 'inttuen:1.a.non del tutto spenta degli anticlli pregiudizi circa il " diritto padronale ,,, foce sì che quel riconoscimento, almeno nella formai non avvenisse che a mezzo. * • * Per uscire da cotesto intrigo, chi scrive queste linee propose alla Commissione la formula seguente: J regolamenti particolari <li lavoro, per rner forza di legge fra le parti, devono essere co11co1Ylati 0<l ctcceftali da esse. Essi devono 1Jerciò essere portati a conoscenza clei la– ,,oratori e non possono venir. modificati senza mutuo consenso. Dovranno inoltre essere muniti del visto del Sindaco e rimanere affissi in luogo ove ne sia agevole la lettura agli interessat.i V). Ma tale formula non riscosse che in parte Pade– sionc della maggioranza. Questa dovette bensì rico– noscere - attest1-1vano in questo senso gli stessi industriali della Commissione - essere assurdo voler scindere in un regolamento le disposizioni dì carat– tere tecnico da quelle di cnrattere propriamente contrattunle. Tale distinzione fu perciò abbandonata. i\fii l'ipotesi (poichò non era neppure una pretesa), affacciata nella nostra proi-iosta, che i regolamenti, per acquistare obbligatorietà, potessero essere, ol– trechè accettAti tacitamente, anche conco1·dati, parve pericolosi.1 1 e la parola " conè-ordati TI venne sop– J)rcssa. Si sostituì al 1Secondo comma quest'altro: che " nessuna modificazione può diventare obbliga– toria se non è porta.ta a conoscenza dei lavoratori e se non è trascorso il tennine stabituo 1Jer la. <lisdelia TI' Questo emendamento si leggeva in pa• recchi memol'iali degli imprenditori. Non dubitiamo di asserire che, con tale modifica– zione, l'articolo originario del Governo- per quanto fosse difettoso nella forma - ,•iene, nella sostan:1;a, grandemente peggiorato. Aggiungiamo che la clau– sola da noi trascritta in corsivo peggiora in realtà, in danno del lavoratore, le nonne del diritto comune. Questo infatti non vieta, nè noi vorremmo certo contestare, che l'accettazione di un contratto, o di una modificazione di contratto, possa verificarsi in forma tacita, e desumersi magari soltanto dal decorso di un termine s·uffìciente, senza proteste. Ma. questo, che si verifica tutti i giomi, non è tema di diritto, ma di fatto; spetta al giudice vedere, in caso di con– testazione, quale dei due contrari aforismi " chi tace consente TI e " chi tace non dice niente TI debba pre– valere in ogni caso concreto. La dicitura prevalsa nolJa Commissione tende invece a costituire una pro· sunzionc legale di accettazione, desunta da un breve silenzio 1 effetto troppe volte della minore coscienza o della debolezza economica dei lavoratori. Per tal guisa la legge, d'aiuto che vorrebbe essern per g-li operai pili deboli e meno organizzati, si converte in istrumento contro di loro. Le ragioni del fatto le accennammo nel primo ar– ticolo. l'igilauti.bus tantum }urei succurrunt. ~ chi dorme non piglia. pesci. Intendiamoci: qualunque sia per essere la formula che avrà la prevalenza nella discussione parlamen– tare - quella del Governo, la nostra 1 o quella della Commissione - la condizione obiettiva. dei lavora• tori 1 in fatto cli regolamento di lavoro 1 nou subirà. modificazioni immediate. La leggo non può a.Iterare, per s& sola, le forze reali di cui dispongono le forze in conflitto. Nèppuro l'articolo 3, nella versione da noi suggerita, ·avrebbe (') l,'ult!rno co11111ulcorr!spoude ri.11'11,rt.11 delhi legge sul l11voro Ml\c dOnll(l e Ilei fHn(:lU\11. la. taumaturgica virtù di indurre a.Ila discussione elci regolamenti lavoratori abbrutiti dal lungo servaggio, di improv,•isal'e forze organizzate dove il germe ne manca. Sempre 1 anche con quella formula, il padrone che volesse modificarn un •regolamento, potrebbe dare la disdetta ai propri operai e avvertirli che quando essi rimangano nell'officina, decorso il termine per la licenza, il nuovo regolamento avn~. pieno vigore. Nè, d'altro Cfmto, i pericoli sognati per la direzione delle industrie, dato che passasse la formula nostra. 1 si avvererebbero. 1-'erchè è assurdo imaginare che, per la suggestione delle parole della legge, i lavora• tori pretenderebbero cli regolare l'andamento tecnico delle aziende, in quanto esso non leda i loro inte– ressi, o metterebbero in discùs8ione i regolamenti d'officina, anche dove, altrimenti, non penserebbero a farlo. Ben altre e maggiori cagioni, che non siano le formule legislative 1 ·suscitano e moderano i con– flitti fra capitale e lavoro. Ma l'art. 3 delle disposizioni generali del disegno di legge ha tutta.via un alto valore morale. Esso ne ò in qualche modo l'epigrafe, e sta ad attestare l'in– tenzione del legislatore. Esso esprime, in brevi ter• mini, come il legislatore considera, nel contratto di la.voro, il valore dei due contraenti; se come uguali che stipulano sotto l'egida del diritto comune, o se come un suddito di fronte al signore. L'ipotesi - la semplice ipotesi espressa - che si possano conconlare i regolamenti di lavoro, mentre 11011 fa che ricono– scere il fatto quotidiano, ili qualche modo lo consa– c1·a. mssa ò conforme allo spirito democratico che ispirò, in origine, l'iniziativa clel Governo. La sOJ)· pressio11e, non diciamo di quell'ipotesi 1 ma della sua aperta espressione, la cristallizzazione in legge d'una presunzione di tacita accettazione delle modifica1,ioni regolamentari 1 presunzione ohe, se mai, dovrebb 1 es– sere valutata dal giudice caso per caso e ammettere sempre la prova contraria, imprimerà, al contrario, al disegno di legge un carattere di paurosa e quasi rea1,ionaria restrittività. .Gel è perciò che, anche su questo articolo, noi pen• siamo che nella Camera dovrà darsi battaglia. LA CRITICA. S0Cl,\l,E. RIFORMISMO E SOCIALISMO Fra Millerand e Jaurès La PeU/e Ré1JubUque del 4 corrente ha pubblicato 1 come primizie, la prefazione che l'ex-i\l inistro socia– lista Millerand antepone alla raccolh\ dei suoi cli· scorsi, che uscirìt fra breve a Parigi ad opera della Soci.éféNouvelle <le Uòra,frie et d'édUion. L'importanza del documento, la parte saliente avuta dal M.illerand nella recente politica francese, le vivaci polemiche cui diede luogo la sua partecipazione a.I Governo non solo nel partito socialista cli Francia., ci consigliano a tradurla qui pei nostri lettori. !<accogliendo taluni dei discorsi che ho pronunciati in quenti dieci anni, io non cedo soltanto a.Ivoto di nlcuni amici, mn nltresì al desiderio di porre in luce una volta. di pii, i tratti caratteristici di una politica, cui non si ricuserà almeno il merito della continuità. Un partito, che non soddisfa aml)izioni a., l>reve sca– denza, che guarda alto e lontano, ha bisogno d'un ideale: il partito socialista proclama. il suo. Jo tentai, a un dato momento, di formularlo; ebbi allora la fortuna di otte– nere l'adesioue <li tutte le frazioni del pnrtito, per la voce dei loro rappresentanti autorizzali. Alcuni di coloro cho mi approvaro110 nel 1806, hanno di poi mutato a.\'\'iso.Una dello loro accuso al programnrn,

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