Critica Sociale - Anno XIII - n. 2 - 16 gennaio 1903

CRITICA SOCIALE 25 circa 8 /.i dalla Sicilia, senza contare quanto ivi si produce di essenze e di agro cotto, e si ossMva inoltre che Ja Sicilia proYvedc pure alla massima parte del consumo nazionale, risulta che le cifre della statistica italiana sono di molto inferiori alle vero. Dopo l'agrume, la Sicilia coltiva su vasta scala il mandorlo, anche nelle regioni interne; da un ven– tennio anzi questa pianta va coprendo terreni riser– vati prima alla produzione granaria, specie verso Porto :F.mpecloclc(Girgenti) ed Avola (Siracusa,). Segue per ordine d'importanza il carrubo, 1>oiven– gono le nocciuole, il pistacchio e infine ciliege, pe– sche, susine, albicocche e pere, di cui è ricchissima specialmente la regione etnea, La Calabria, oltre agli agrumi, ha ricca produzio110 di carrubo e di fichi; la coltura va, poi crescendo su su fino a giungere nel Salernitano, dove hanno estesa importanza il fico, il mandorlo. il carrubo, il pero, il pesco, il melo e il susino. La produzione fruttifera è parimenti importautis• sima nelht provincia di Napoli e nei territori limi– trnfì della Campania. lvi le falde vesu,·ianc cli ovest e di sud sono rinomate per la pl'Oduzione delle nl– bicocche da primizia, e le f'alcle opposte hanno me– leti specializzati, i cui frutti si esportano a centinaii~ di vagoni. .Appezzamenti interi del Napoletano sono coltivati a frutta d'ogni genere, mentre .leprovincie– di AYellino e Benevento sono apprezzate specialmente poi castagneti. Nella re,!!ionc meridionale adriatica. Yengono prima Je Puglie, con mandorli, carrubo e agrumi: specialmente i primi da un decennio a questa parte vnnno prendendo un incremento cousi– clerevole. L'Abruzzo ha discreta. produzione di pesche mandorle, susine e castagne. 'l'uttc poi queste regioni espÙrtano htrgamente uva da tavola, da.I moscatello della. Sicilia allil catalana. di Napoli; la sola pr0Yincift di Bari si calcola che ne esporti per 50 miht quintali all'anno. :Kel resto d'Italia la produzione fruttifera. ò consi– dere,,ole, ma assorbita quasi per intero dall'ampio consumo locale ..Così avviene per il Lazio, la TosMna. e Je .\larche. La Liguria invece esporta discreta– mente e così pure il Piemonte. La Lombardia è la minore produttrice e non ha. neppure tanta frutta. che basti al consumo loctlle. Passando agli ortaggi, riuesti pure sono coltivati preminentemente nel Mezzogiorno. Sicilia e Calabria esportano cliscretamcnto pittate primaticcio, mentre il cavolo-fiore è estesamente allevato in tutto il ba– cino del golfo di Napoli e di Salorno, che no es1>or– tano a centinaia. di vagoni. Non meno importanti sono i piselli, i carciofi e i fagiolini verdi, essi pure oggetti di cospicua es1>ortAzione. L'fta.tia centrale e superiore hanno importanti zone di coltivazione di ortaggi attorno 1\i loro centri prin• cipali e tali zone si vanno di anno in anno esten– dendo. Dii, queste sommarie notizie appare evidente che l'Italia esporta questi prodotti nelle condizioni più favorevoli: e nemmeno essa ha molto da temere di dazi eccessivi contro di essi, poiehè si tratta di pro– dotti che essa coltiva avendo per rivale Ja sola Spagna, insufficiente a. coprire la domanda europea. Incominciando dalle frutta e verdure, l'incremento costante delle esportazioni ci è dato dalla tavola se– guente: \"11\orl In m!gllall\ di llre J.11111 IIIIJ)Ql 0 !«.:fo11J E•po1·/llzW11J 1891 5160 68.67 I 1892 5S40 70.379 1893 3623 89.664 1894 4684 80.389 1895 orno 18.061 1896 4332 89.390 ( no a \'fllorl In migliaia di lire ,\nnl IIIIJ)0/"/(,::;011, 1$!)7 5267 1898 5235 1899 5756 1900 7109 media. 1891-95 5137 1896-900 ()j53 EUJOrla::lo11t 74.570 90.599 I0j.683 90.884 77.428 90.195 [ trattati del 1892 accordarono a!Prtalia considr.. revoli miglioramenti di tariffa. sulle YOCiprincipali. A US'l'RIA-UNGJfl,.'RfA. TttrlfTtt R"Onernhl Tarlrl'll convenzlon111r tlorlnl llvrln1 Carubbe . Fichi freschi . ~ al quinta.le , 2,- al quintalo 3 J,- secchi . . 12 )landorle secche, con o senza scorza . . 15 Mandorle fresche, col loro pericarpio . G Uva fresca da tavola. . 10 G!ERMANIA. 'l'flrlrl'>l gCn('rfllO marthl l,50 2,- T11rlfffl eo11ve11r.lOll!II(, nrnrchl Carubbe 1 al quintale esenti Fichi, freschi e secchi . 24 8 al quintale Mandorlo secche, con o senza. scorza e~enti 10 Mandorle freflche, eol loro J)ericarpio U,•a fresca. da tavola. . H, al quintale S'V.17.½ERA. T/lrllfa i,cener11le TarllTA COll\'CJ \7.IO !l!II<' rrA11chl frAnel1l Carubbe . C'senti esenti Frntta. .secr.ho . 15 al quintale 3,- al quintale ì\landorle . 1r, 3 1 - Uva. fresca da tavola. . 5 2 1 50 Come si Yede 1 dalle statistiche del movimento commercia.le , due fatti sono notevoli: il costante au– mento nelle CSl>Ortazioni 1 e lo spostamento avvenuto negli ultimi 11nni nelle sue direzioni. Quanto agli agrumi, il mercato dell'America. set– tentrionale, che era per noi il primo, assorbendo da. solo quasi la metà. delle nostre esportazioni, si st:i ora chiudendo per noi 1 causa la tariffa Dingley del 1807, che ebbe anche por gli agrnmi un carattere qu,1si proibitivo. Occorre a questo proposito tener presente che in questo anno si è manifestato in quella Repubblica una forte corrente, che va impo– nendosi, contraria a questo protezionismo assoluto 1 e favorevole alla politica dei trattati. Como disse il :Mac Kinley nell'ultimo suo discorso economico, non sono delle teorie che occorrono all'America del Nord, sono dei mercati. In ogni modo, la diminuzione, di circa 500 mil:t quintali, è in gran parte compensata da maggiori esportazioni per altri paesi, che tendono sempre piì1 a. divenire potenti mercati di consumo dei nostri prodotti. 1~ a capo l'Inghilterra, che importa ora per circa 400 mila quintali. di agrumi; segue l'Austria, che, da IOG mila quintali nel 1886, passa a 534 mil:i nel 1900; poi la Germania con aumento continuo, da 47 mila quintali nel 1887, a 106 mila nel 1900. E notisi che, per taluni paesi, le nostre sti~tisticlll' segnano cifre di esportazione di gran lunga minori di quelle segnate per l'importazione dall'Italia dallo

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