Critica Sociale - Anno XIII - n. 2 - 16 gennaio 1903

24 CRITICA SOCIAL1! grano e la trasformazione della coltura da cereAli l\ frutta, legumi e ortaggi tornerebbe di immenso beneficio n tutta l'economia nazionale e specialmente alle classi lavoratrici. . .. Yino. - Ci limitiamo n 1>ochissime notizie rias– suntive, essendo stato l'ar~omento trattato esaurien– temente in una monog-rofin assni bella dei prof. Bor– tolini e Graziaclei (Da, rimwr:azioue Ilei fratiatt cli c()nm,enio e gli inlereB,lfi clella, JJrovincici cli. Bari). Fino al ISg7 la storia del commercio ,·inicolo si rinssumc in qucllil del noi;tro commcreio con hl Frnnriu 1 do,·c si ri\'o)J.rcvaquasi tutta la nostm c11;por– tflzio11c,essendo stnti i vigneti cli quclln regione di– strutti in g-ran pnrh"' nel 187!1 dalla filossera. Dopo la Francia i 11111ggiori centri llelh~ nostra. esportnzionc erono in qucll'epocR lo Americhe e lu Svizzera. Con In. rottura. dei rnpporfi commerciali con la Vraucia il nostro vino in botti soffre di qucll,\ ter– ribile crisi a tutti nota e che dura allo stadio acuto per frc 1urni. Nel 18!)0 i nostri esportatori hanno giì1 incomineioto A. trov11rc nitri sbocchi, che crc:scono nel 18!)2, <1uando ci si offre, in grazia dei trattati, complotnmcnto aperto il mercato austro-ungarico. ln Austriil-Ungherin. difotti ern accaduto quel medesimo che in Frnncia nel t 79: '" distruzione, per opera delhi fìlossern, elci vitigni dnlmnti e ungheresi. .Ili gran p11rtc cli quell 1 llnpero, do,•e il vino è bevanda di consumo comune, i nostri vini meridionali da ta– glio si presentavano come un ottimo succedaneo: e quindi la fomos11clnusola doveva darci quel mercato in piena balla. ~on così invece anclnrono le cose con la Germania e con la !:h•izzer11. Quanto nlln Gcrmunin, le cifre dcli,\ esportazione climostrnno che il nostro commercio \"inicolo non risentì vnnb1gg-i, nei 8uoi rapporti con quclht nazione, dai trattati del 1892. Le Cflnsc sono parecchie: 1° La vessazione che il nostro vino eh, taglio snhiscc in dogana: e questo inconveniente 11ei nuovi trat,hiti potrebbe Yenire eli• minato. 2° IJ vino in Gcrmnnilt non è consumo po– polare, ma di lusso; quindi l'elemento del dazio in· fluisco scarsamente ,rnl consumo. 1,:,come è notorio, la npstra produzione sinora non può e non vuole crenre tipi di vini da concorrere con va,ntaggio contro i vini francesi, s1>ngnoli o portoghesi. 3° Tutto questo ha fotto sì che, contro il vino italiano, si è resa nt– tiva la concorrenza s1>agnuola. Oro, è da ritenere come canone che, 0111mque U vino spagnuolo concorre con quello -italiano, lo scacci.1.dal men·ato. [ motivi risultano chinramente eia un perspicuo ra1>porto del conte Alessandro Bosdnri, segretario della nostra ambasci.ata a lladricl, dal titolo ap1)llnto J vini SJ)(t– guuoli. Essi si riassumono tutti in una frase: minor costo di produzione. Mentre nel 1897 il rnlore medio di ogni ettolitro di vino esportato dall'Italia fu di L. 27,19, quello dell'ettolitro di vino spagnuolo era di L. 23,10: e questa. differenza va piuttosto accen– tuaodosi che diminuendo. A noi in verità non duole cli questo fatto, poichè gli elementi del costo minore in lspagna non indicano un porrezionamento tecnico, ma bensì un peggiornmento clell'economii, generale; ma questa è la spiegazione del fenomeno nei rispetti della esportazione. Quanto allR. Svizzera infine, qui pure la concor· renza dei vini spagnuoli o, in ultimo, dei vini lhmccsi, tende a rendere sempre più insignificante la espor- tazione vinicola. • Dunque il problema 11cri nostri viticultori si ripre– senta più gravo o sel'iO che mai. l..1\ J>roduzione si mantiene inalterata fra i trenta e i trentadue mi– lioni cli ettolitri all'anno; l'esportazione è ridotta da due milioni e mezzo a uno e mezzo e, con o senza nuovi miglioramenti dog-nnali e malgrnclo le recen– tissime proposte della Cumcra di commercio cli Bari, è dcstinnta piuttosto n decrescere che ad aumentare. Bisogna quindi convincersi che la crisi del vino non si risolve se non con una ijerie cli provvedimenti, dei quali alcuni a lunga scadenza, nitri a più breve . [I 1)rincip11ledei pro,·vedimenti a lunga scadenza è <11101!0 di restri n~erc ht superficie coltivata. a vigneto, sostituendovi nit.re colture: e di ciò 1>nrlcremo piit tincli. Fra i provvedimenti a pit1 bre,·e scadenza vi ha quello di mig-liornrc la produzione con la creazione cli tipi costanti, di dirig-ere l'esportazione verso l'Ame– rica sette11trio11nlc o la Hussiu, dove i nostri vini sernhrnno scmprt• 1110,c:-lio accetti; i11flnc, di aumcn– t11ro il consumo interno. In ltnlut si consuma troppo 1>ocodi tutto, di pane, cli s11lc, cli carne o sopmtutto di hO\'ande: special– mente nei Comuni ngl'icoli il consumo del \'ino ò ii-risorio: se in It11li11 si consumasse un ct.tolitro di vino a. testa nl1 1 1111110, hl crisi del Y ino sarebl)e pili che soddisfocentcmenle rii:1olt11.Ora, l'aumento di questo ronfiumo non avvC'l'rÌ't. m ai se i vit.icultori non si pers11mleri:urno ùi unirsi ai pRrtiti liberisti per colpire Il morte il sistema doganale attuale, che è quello che pii1 di tutti dissnngua la. classe po"era. I•:, sopra tutto, il loro 1>ri1110 attacco deve essere contro il d11zio sul grano, per due ragioni: 1° perchè, senza far concessioni sui cercali alle Americhe e alla Hussia, noi 1 1011 otterrem o facilitnzioni alht espor• taziono dei nostri proc lot.ti; 2° perchè il valore capi– tale dei terreni si viene ulla lunga adattando su quello dei terreni coltivati a grano. Ora, la. prote– zione cli 1,. 7,50 al quintale accordata a questo pro– dotto ha portuto ad un enorme rialzo fittizio nel valore delle terre in lti1li1.1.I•: siccome in questi ul– timi anni i prezzi dei prodotti agricoli sono andati diminuendo, i proprietari delle terre non coltivate 1\ cercali si sono trovati fm le mani un valore capi– talo pngnto coro, ma che rcndcn~ sempre meno: e di qui un enorme agg-rn,•nmento della. crisi. Quanto diremo in appresso viene od aggravare ciò che qui sosteniamo. Agrumi e l"ruttn. - J I nostro paese, quasi in ogni suo punto, è la. terra dell'albero, perchò anche nella. regione settentrionale, ad eccezione della. piflnura percorsa dul Po o che ò pili adatta alla. grande col tura aratoria, lo colli110 o le prime pendici montane offrono condizioni fuvorevoli alla frutticoltura. Queste poi vanno diventando sempre migliori, mano mano che si scende ,•orso il Centro e sopratutto nel Mez– zogiorno. Quivi Ju coltura. lngnosn. si adatta assai meglio di quella. erbacea. 1>erpili ragioni: massima quella che l'catnte, essendo ivi povero di 1>ioggin 1 essicca l'erbn, menrre l'alhero dalle radici 1>rofonde sugge negli strati inferiori della terra l'umidità ne– cessaria. Lo Sicilia poi offre speciali condizioni per gli agrumi. La loro coltura si estende a tutta la zona littoranea orientale-settentrionale estendendosi nell'interno dove l'acqua lo concede. Per ottenere l'acqua per irrigarli, l'agricoltore siciliano non bada Il s1>ese e a fatiche, traendola dnl sottosuolo con impianti costosissimi e persino con pompe a vapore. Gli agricoltori siciliani pugano persino L. 5 l'uso cli un'orn della. zuppa d'acqua, che dà litri lG,7 al minuto secondo, ossia 0,085 metri cubi; a tale !)rezzo qualunque coltura nell'Italia settentriona.le divel' rcbbe i1 11possibilo ! Lo statist.ie; hc ullioinli assegnano alla Sicilia una produzione media di circa 25 milioni di ccutinoia. di frutti, corrispondenti ad oltre 8 milioni di alberi. Però, se si guardn aJ11t.nostra cs1>ortnzione, che ò cli 2.:W0.000 quintali in media, corrispondenti a circa 13 milioni di centinaia di frutti, e che è data per

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