Critica Sociale - Anno XII - n. 22 - 16 novembre 1902
CRITICA SOCIALE 3! I L'amico non ha ben com1)reso, nò l'accusa da cui io tlifcnd0\'0 il Congresso, nò il modo della difesa: raccu:-a ratttt n noi "' di trascurare gl'int.crcssi della scuola:, ò, ,~ mio J)arcre, così ridicola, che io non la credei nel mio discorso neanche degna di conrutiudoue; mi occupai solo della insinuazione lanciataci contro clai soliti idealisti dt\ strapazzo, che gl'insegnnnti confcdcrnti si occu1mssero ~o\o II di ,•olgari questioni economiche~· E la mia risposta diceva: 1° 11 w1zit11tfo ò falso che grinsegnanti mcdii sicno qui raccolti solo J)0r chiedere miglioramenti eco– nomici: tratteranno anche di una gravissima questiono morate, proclamando che non intendono pii1 soggiacere som~a garanzia alcuna nl bcnCJllacito amministrati\'O ,,,; 2° " gl'insegnanti si occuJ)ano alacrcmento di que– stioni i;cicntiflche e pefhtgogicho In 1rnrecchic altro n.ssocinzioni, e In nostra. stessa. Fcdcraziono ha. per iscopo nobillssimo appuuto il progrcssivo tnigliornmento degli ordini scolnstici; e poichò 00111.lizionopregiudiziale a siffatto miglioramento è unn. prorondn rirorma nelle c:on– dil',ioni materiali e morali degl'inscgunnti, così la Fede• rnziono s1>ecializzn. per ora l'OJ>era 1>r01)1'iain questo senso ,,,. Xoi non volemmo, dunque, difendere i colleghi dal• l'accusa cho si occupassero solo di sò stessi: volemmo affermare, invece, che gl'insegnanti convenuti a Firenze iu rnpJ)rcscntnnzn di .aooo colleghi - che orrore! non ò ,·ero, o amici <leila scuoln? - occupnnclosi J)c1· quel In ,•olla di sò stessi, non trattavano solo un argomento oconomico (il miglioramcuto degli stipendi), ma anche un argomento moralo (la tino degli arbitrii anuninistra– tiYi); e che entrambi questi temi - economico o mo– rale - non vanno considerati come chiusi in sò stessi, ma come parti indiYisibili ed essenziali di tutto un largo complesso di questioni :,colnstiehc, delle quali anche acccnurwumo alcune: por cscm1>io, la. necessità di fare della. scuoi:~ " un orga110 di nltn o disinteressata educa– :t.ionc unzionalc ,n il IJisogno urgc11te di migliorare gli odiflcì scolasUci o tutto il rnatcriolo didattico 1 la neces• .~ifa di organizzare su basi scicutiOcho l1inscg1wmonto dello lingue moderne. ... )fa gli amici della scuola, mentre snrelJbcro forse di– sposti a riconoscere con noi che un gabinetto ben proY• ,·ì..to dì macchino è indispensabile nl buon insegnamento ,lclla fliica 1 non rngliono niente affatto riconoscere che il miglioraincnto del personale insegnante per mezzo di buoni o seri concorsi, con incornggiamenti concessi ai migliori o l'ostracismo inflitto agl'indeµ-ni, con un giusto o mora.lo cd equo trattamento durnnto In carriera, con 11111~ condi;,ione eco110111icn. meno indecente dell'i~ttunlo, non ,,ogliono riconoscere cho un ele\'amento intcllot– tm\lO e morale così ottenuto sia indispensabile nl retto funzionamento della scuola. " Giacchè infatti - scrh•ono sull;\ .1/e<lus<t - è impossibile non riconoscere che, dato 1111ordinamento falso, la scuola non potrà mai dnro buoni rrutti anche so gli iusegnnnti fossero altrettanti Cre;;i o chc 1 d'altra parte, a pnriti\ di condizioni econo• miche e morali dei docenti, sarò. J>iù socialmente utile quclhl scuola che vanterì~ miglioro organizzazione. ,, - Ì•: come dire: rate dei bei pro~rarnmi di fisica; o quando anche il professore di fisica sin una bestia 1 nominato senza concorso JJCI' la protezione di un senatore o di una cocotfe, 01>pure qunnd 1 0.ncho sia frastornato e scon– volto dallo imwi preoceuJ)nzioni per la ,•ita materinle dellt\ rnmiglia 1 a mantenere la quale non basta. il mise– rnbllc stipendio, quand'anche sia. esaurito dalle lezioni J)rh•nte che douù. tare (quando le troverà) J>er J)rocu- 81 1otecri Gino li1arco rarsi un sup1>lemento di reddito, quand'anche sia osa• SJ>Orntoo scoraggiato dallo ingiustizie o tlagli arbitrii (ICI Ministero, ebbene con tutto questo po' po' di rolm quel JH'Ofessorc insegnen'L lo stesso splendidamente h~ ll11ica. Noi, hn•cce 1 che ,•i\'iamo nella scuolfl. e ne conosciamo le mi,icric 1 Yi diciamo che con tutti i più bestiali pro– grnmmi cli questo mondo di ))rogrammi bestiali co n'ò oggi 1>arecchi - un buon inscguanto riesce lo stesso a Ì11'-Cgnarbene la sua nrnteria, perchè il programma cc lo fncciamo noi giorno per giorno, o noi cono:.ciamo benone II gl'inflngimenti o lo COJ)crto \'io,, per lasciar cadere in vano tutto quello disposizioni ministeriali, che ritenlnmo dannose alla scuola; ma ))Or bene insegnare, o con lmo11io con catti,·i ordinamenti scolastici, ò in– disponsnbile che gl'insegnanti sieno bono scelti, bene pagati, equamente trattati. Perchò, cari amici, ogni orn di lozione - \'Oi non lo sapcto - ò un 1 01wrn d'arto dclicntissinrn 1 per la quale occorro attenzione sempre \'igilc e squisito intelletto d'amore; l'alunno è un oggetto fragilissimo, che bisogna maneggiare con la massinHl cura e delicatezza: una sola parola affettuosa }JuÒsal– varlo, una. parola brusca può scoraggiarlo e rovinarlo per tutta la Yita. 11 maestro dev·cssere uno psicologo fl. uissimo, e in certi momenti dc,•o far anche l'attore: dovo ndirnr~I e punire, quando nrnercbbo piuttosto ridere; dove dissimulare Pira e il disJ)otto davanti a fatti, contro cui si ribellerebbe tutta la sui~ natura d'uomo. i'la 1,crchò 1>ossn.comJ)iero qucst 1 01>cra flnc 1 clifflcilc, simile ad uno squisitis'iimo ricnmo, ,ali ò necessnria la tranquillità dell'animo 1 è neccs1,;ario che la sua mente sia sgombra. dall'ombra tristo del bisogno e dei debiti! Come ,·olete che compia ap1mntino la sua difficile opera chi ha ancora il rornaio da ))agare e pen:-a che dopo la. lezione pubblica de,·e darsi un gran <la rare per pro– curarsi delle lezioni pri\'atc, e riJ)ararc così all"insuffl· cicnza dello stipendio? Finchò ci nlliela il sol'l'iso pur • t1·oppo ruggevole dei 25 anni, In cosa. 11011 ò troppo fP'M'C: si ha. fln:rnco il coraggio di ridere sulle :-carpe rotte e sui pnntaloni rattoppati, si prendono iu burletta le cir– colari del ministro, si tagliano i panni a,ldosso al l)resi<lc e ai colleghi anziani, si sfida con imprevidenza eroica il destino. )fa la santa. prima,•cra lici 2;; anni, cari amid, che rorse uon siete stati mai gio,·nni, e non siete mai n1ulnli colle scarpe rotto o coi pantalo11i rattoppati, cho fin da J>rincipio ,wete sn1rnto" arrangiarvi,,, nel mondo, la clivlua gioventi'1 non ò eterna, purtroppo! Passano gli anni o scemano le forze e 11~croce diYcuta sempre piii gr1~,·o: si lotti~ fin che si può rrn. il biiiogno e il dovere, o ftnalmentc si cade. E allora Pinsc;nantc va a scuola non pit'1 a creare delle anime, m:\ a guadagnarsi lo sti– pendio: muore il maestro e non resta. che il mestierante, g1·etto, arido, sflaccolato, non sempre scrupoloso, che si ris1•armia pila che può, pcrchò dovo ancora la.,·orare nello lezioni J>rivatc; egli non \'h•iflca più la lezione col dialogo ininterrot.to , l>rillnnte, geniale, non nnimn piìt le fredde J)arole dei tosti col soffio ardente deU'en– tusill~mo. Tutto nello :,ue ma11i:-i scolori,cc e si derorma; In. scuolil cli\•entl\ un laboratorio di riproduzioni meccn• nìche, unn fredda. e svogliatn. occupazione per gli alunni o per il maestro. Ed ecco pcrchò si dice che ì rngnzzi hworano tropJ)o ! ùli a.lunni non doHeblJcro liworaro n casa, do,·rebbcro imparare a scuola: ma il mne,tro, stanco, esausto, irri– tubile, in iscuoln lavora il meno l}OSsibile; aumenta pii, che J>UÒ i còmpiti di casa per compensare il manche,·ole la.Yoro della scuola; e l'alunno si annoiai e si aftì.\tlca ii
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