Critica Sociale - Anno XII - n. 22 - 16 novembre 1902

340 CRITICA SOCIALE pcrchè alt.rom l'accrescimento della, popohli'.ionc fu ancor pit1 rapido che tra noi. Bastano pochi esempi: Torino dal 1881 al 11)01 è salita. chi 252.000 a. 335.000 abitanti, il che equi– valo al ~2 °1(). A Milano Ja. quota fu pill alta, mg– giungendo il 62 ¼, Roma la. superò ancora, fino al 54 Ofo. Genova. mg-giunse il 30 % . E questi accenni riguardano i centri nrnggiori 1 mentre molti piccoli borghi - in breve spitzio cli tempo - raddoppia– rono, triplicn.rono la popolazione, divenendo città ricche cli vita indust,riale e commerciale. Il problema adunque c'è per chi Jo vuol vedere. Bastn, non chiudersi nello studio, a t.u per tu coi libri, ma scendere nella viva vitf1, ascoltando lo spa– simo delle cose. I~ non abbiamo guarchito che una faccin ùella. rneclaglia: la vita dell'operaio! Dove al)l)iarno lasciato l'Hltrn faccia, non meno interessante e verso cui s'o– rienta tonta 11al'te del pensiero scientifico o della. necessità dell'ora che volge: la difosa sociale contro lo malnttie infettive? " Noi potre1110 allargare lo nost.ro vie, eliminare i nostri rifiuti, ma finchè saranno in piedi lo catn.– pecchic infetto, fìnchè non san111110rimpiazzilte da Cilse conronicnti, io dispero dell'lgiel)e pubblica. 11 Così esclamava un minisfro belga ad un Con– gresso per lo abitazioni operaie. ]~ così è. Se non vogliamo che le malattie infettivo seguitino la ancor grnye st.nige dell'oggi, o non si allarghino - come una oscur11 minaccia vendicatrice - su tutta la societÌ\ 1 battendo a tutte lo porte, dobbiamo manovrare il pic– cone dove si raccolgono in trogica congiura. L'agitazione per le case operaio è nata., fuo,·i d'Italia e anche da. noi, da epidemie devastatrici. Queste sono state le sforzato che hanno destato tanti sonnolenti. Gina Lombroso non vuole che si creino bi– sogni artificiali, e consiglia un preteso metodo norvegese, secondo cui, tra altro, si dovrebbero ampliare, abbellire -- nC'I modo pii, sfarzoso - le osterie, perchè possano diYeni1·0 educatrici! Conviene mettere l'operaio a. contatto con altri lussi, perchò senta il ve1·0 lusso utile: quello della casa hella e salubre. Lasciamo staro che la casa igienica non è un lusso, ma una necessità, come il grano non genera– tore di pellagra. l\fo. quest.o metodo è dell'altro mondo! Per creare un " pseudo•lusso ., si creerebbero dieci lus8i veri e propri, artifieialmente, col pericolo cli perdel'O, per strada, di vista la mèta. Se l'ost.eria avesse tutto il comfort, o costerebbe t,roppo e l'ope• raio non vi nndrebbe più e si racco:;lierebbe nelle peggiori cantine; o costerebbe come prima, e l'opernio vi si troverebbe così bene, che vi rimarrebbe ancor pili di oggi, sprec11ndo i denill'i destinati al migliora• mento della casn. fiisogna cont.rappo1·re In casit all'osteria, facondo che quella non sia. ripugnant.c, ricovero di sporcizin, teatro di perversione, ridotto di aria mefitica, nrn cho sia ilperta alht luce del sole ed all'Mht. pui-a e sana, cho sono i migliori hactericidi fisici e morilli. La casa, dOYC anche il pili povero non può far a. meno di (}assare la metù. della sua giornata, non può non avere una. influenza sul corpo e sull'irnìma tli chi la abita. La 8Ua salubrifa non falcidierà i bassi salari) con malattie che si potrebbero evitare. I.a sua. pulizia. decente ispircrìt un senso cli maggior dìgnitfl, nprendo uno spiraglio sul campo i:;-nornto cli tante sensazioni, di tnnti bisogni nuovi. La casa sm·:ì. un agente rivoluzionario nel senso cli creare ncccssit:'t nuove, di stimolare a impazienze feconde. Oimt I.ombroso, volendo riuscire a una speciale conclusione polit.ica, non ha avuto trnppi riguardi per J';ngomento che non vi si prestava. Volendo salvaguardare il capitalo mohilc, non ha rispettato B1b1otecr-1 no H1ar o • troppo il capitale umano, che si consuma e perde con Yera. distruzione di ricchezz;t nelle a1Jibzio11i nrnlsane. Ho cercnto di rispondere alla obbiezione che togliern. ogni rngione d'essere ai nostri sforzi, 1 ai nostri studi, alla 11gib1zione delle municipalith nostre. Alle altre ossen•azioni, pH, minute, pili particolari, hnnno giìt. ris1)0sto benissimo altri. Ed una risposta, 'che spero es11uriente, risulterìt dai documenti che pol'tcrò, a sostegno della mht tesi, nelht continua– zione dello &tudio iniziato. IJUII«, 1/0t:tmlwt 1902. Dott. G1U1,10 CASA1,1x1. 11.lC01'4CH~ESSOOI FU~Ef4_ZE e gli amici c\ella scuola Leggendo per un mese di seguito tutte lo severe cri• t,iche, mosse dai tani-i amici della scuola - dagli amici ci guardi Dio! - alle idee che a,•emmo occasione di esporre durante l'oramai famigerato Congre:i;so dì Fi• rcn1.e, siamo rimasti danero stupiti di tutto !e infnmie che ci uscirono dalla boccn in quel malaugurato giorno del 24 settembre, e ci siamo domandaf,i 1 rabbrividendo di terrore, come mai abbin potuto avvenire che 200 o 300 insegnanti di scuole medie, fra i quali c'erano fllosoll, ma.tematici, storici, ecc. 1 ecc., invece dì giustiziare som– mariamente quello pirnmidali atrocitb, le abbiano invece approvate con mH~ votazione unanime che ha turbato la digestione a quasi tutti gli .... amici della scuola. Cho sia proprio \'ero quanto hl\ scritto un commediografo e romanziere poco fortunato - memore del tempo in cui anche lui insegnò in un ginnasio cli li'irenze, con quella serìeb\ e con quei brillanti risultati che tutti ricordano - che, cioò, gl'insegnnnti italiani sono una massa di imbecilli? A dissipare in noi il tristissimo dubbio, abbiam voluto rileggere il nostro sciagurato discorso; e - colpa forse di quell'immirncabi!e amor pro))rio che non ci lascia mai esser giudici sereni in causa propria - ci siamo C0!l\'inti che, se lo idee da noi es1)0,;te a1>parvcro accettabili agli insegnanti intervenuti al Congresso o sono invece ap– parse erroneo 1 inabili, illogiche, puerili, strane, a tanti nmici della scuola, questo ò dipeso dalla circostanza che i nostri ascoltatori, da quelle persone intelligenti che erano, compresero a \'0io il discorso 1,ai'lato; laddove gli a~nici della scuola lrnnno frainteso il discorso scritto, cii hanno bisogno di qualche bene\'ola dilucidazione Jler giungere ad afferrare il volouo dei singoli argomenti. .Eccoci, pertanto, se non temono di stancarsi troppo facendo atte11zionc 1 nelaiutarli nella, ahi mi\ non sublime salita. J~ J)rondercmo come primo gradino le critiche stampate da. uno dei soliti runici nella. Malus<i del 26 ot tobro, le quali sono come la ~intesi di tutti gli equivoci, di tutte lo pif1 o meno ingenue meraviglie, di tutti gli spropositi messi in circolazione sul Congresso di Firenze. ... "Jncomincia il Salvòmini - scriYe dunque l'amico - col difendere il Congresso e la Vedcl'nzionc dnll'nccmm di, trascurare 9l'i11fei·essi della ;:;cuol(tper quelli <le9l'i11- se911a11ti, ed a questo proposito scrivo che i professori non cercano solo un miglioramento economico ma anche morale, giacchè vogliono essere garantiti dagli arbitrii del potere governati\•o! Ma questo significa forse occu– parsi della scuola. o non piuttosto occuparsi cli sò stessi ancor pii, di quello che viene loro rìm1n·overato? 11 -

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