Critica Sociale - Anno XII - n. 21 - 1 novembre 1902

CRITICA SOCIALE delle pili nobili imprese delln. nostra Federazione donù. essere In ancnirc appunto quella di tutelare la scuola dalle prepotenze dei partiti, e farne un 'organo di alta o disinteressata educazione nazionale, imponendo nl paese il concetto che la scuola, come In giustizia, J)Ur non npJH\rtnndosi dallo correnti rinnovatrici della intol– llgcnzn o della moralità. umrrnu, dovono essere sorrano nella corchia delle loro funzioni o autonomo di fronte a tutti i partiti e a tutte lo classi della società(Appla11si). Se poi restringiamo l'esl\mo alla J}roscnte nostra agi– to;donc 1>elmiglioramento economico e morale degl'Jn– scgnanti, appare e\'identc che essa, implicando un note• volo aumento di spesa, ò una questione finanziaria; e ogni questione finanzia.ria ò questiono politica: perchè, appena. nel bilancio dello Stnto si determina un margine che consenta nuO\'e SJJese,tutti i partiti si precipitano insieme sullf\ preda, e ognuno cerca di volgerla n 11ro• ntto di quella impresa, che crede pii1 utile agl'interessi propri o ag\linteressi della nazione. :Sè dobbiamo illuderci che le questioni scolastiche•ft• nnuziarie finiranno con la conquista. del miglioramento economico degl'lnscgunnti. Quando l'opinione pubblica, il Varlamento e il ùo,·erno avranno so<ldisratto le nostre richieste, 11oiricominceremo da cnJ)o a domandare quat– trini non JliÌt per noi, ma 1>erla scuoi:,, e ne domande• remo pit1 1 molti Jlil1che non ne domandiamo oggi per noi! ?\elle 11osf.ro tetre nule, sulle pareti 1>olverose,co– stellate di mille macchie multiformi e multicolori 1 ago• nizznno ,,ccchie carte 1 consunte dal .tempo 1 sulle quali I proressori devono indicare agli alunni i mari 1 i monti, i fiumi, cho non ci sono Jliit (risa); banchi preistorici, incomodi, nntigienici, sui qunlì mille generazioni di alunni hanno approronllito le loro orme {risa), invocano lamentosamente, invano anch'essi come noi, una legge sui limiti cl'efa (risa.); il prore".!soredi scienze naturali devo spesso insegnare la sua materia. senza pre1mrati anatomici, o i sussidii didattici si riducono molte volte a qunttro uccellacci s1>ennacchiati 1 che sono quegli stessi che si salvarono dal diluvio, a.ppollaiandoi!i nell'arei~ di Noò: lo cattedre, dn cui di\•idi 'l.mo il pane divino della scienza, sono vecchi tavoli zop11icanti e misere 11oltrone s,'cutrntc, che risalgo110 allo antiche scuole dei frati o dcì preti, e meno malo che nl tempo delle soppressioni il Governo potò farne rn1.zin 1 altrimenti ci toccherebbe far lezione stando in piedi! Le scuole sono spesso antri indecorosi, o non solo nelle piccole città, ma nelle grandi, nella. stessa Firen1.e! (Applausi). Io ho insegnato al Liceo Galileo cli Firenze, che è senza. dubbio uno fra i piì1 alti focolari di coltura nazionale; ebbene, quando piovov:\ fuori, ci 11iovon1.ancho dentro i e, nonostante che li'irenzo abbia nell 1 i11\·erno un clima. abbastanza temperato, in una classe maestri e alunni <10,·evamorar lezione in cappotto o cappello, con le mani nascosto do,·c era possibile e tremanti dal freddo. E quando il preside domandb che si mettesse un riparo, roderando la snlA di legno, ci contentarono dipingendo il muro in modo elle sembrasse legno (risa) e solo dopo , 1 ive pro– teiito cì dettero il legno vero cho clomandavnmo. Questo ò un simbolo: noi chiedevamo di esser salvi dal freddo materialo o ci rispondevano dandoci il conforto di una vernice ideale: allo stesso modo, oggi gl'Jnsegnanti chie– dono di essere sciolti dai \'incoli immondi del bisogno e clell'ingiustizia, Jier poter dedicare tutta l'anima loro nl• l'accurato adempimento del loro dovere, e si sentono ri– :-,pondere candidamente dai mille amici della scuola che rarebbcro meglio a dnre alla loro F'cdcra1.ioneuna mano di vernice 1>0dagogicacd idealo! (AJJJ>ltuu;i). Ora. noi dichiariamo che, liquidati I crediti che noi come persone vantiamo di rronte allo Stato, noi comln• ceremo a. chicclere con altrettanta energia il pagamento del debito immenso che lo Stato ha verso la scuola, in cui noi viviamo. Perchò un'aula ariosa Cll equilibrata, un'ampia finestra che lasci penetrare nella scuola un sorriso delln verde tJrima,,era che ferve o brilla nei cnm))i, un mnterinle didattico copioso, svariato, elegante, .lllSJlOngm10l'alunno in uno stato di simpatie() e lieto abbandono, attraverso cui il maestro pub impadronirsi rurtin1mente dell'anima sua e sortt.n.rvidentro una scin– tilla di genio (Appfousi). Ed ecco dunque nuove spese necessarie, e ben )liù gra.vi dei J}0chi milioni richiesti a soddisfare i dirilti dcgl'lnscgnanti; e noi lo chio,loromo; o noi le otterremo. (A1>pla11si). Ed ecco nuove que:itioni flnam:iarie le quali sa.ranno necessariamente quodioni politiche: perchò 1 qua• lunque mezzo voi escogitiate per rrontegginre le nuove spese richieste dai diritti dolla scuola, la \'Ostra rroposta sarà accolta dagli uni, respinta dagli altri, e intorno ad essa. non potrà non determinarsi una battaglia pnlitica. Volete ,•oi oggi, 11ertro\'are i rnndi occorrenti all'nu• mento doveroso degli stipendi <leg!'lnscgnanti, seguire i colleghi dell'Associazione romana nell'invocare maggiori tasso scolastiche? Ecco che la vostra. idea coincide con l'idea ciel 1>artiti conserva.tori, i quali amerebbero faro della. Istruzione media un mono1l0llo delle classi bene• stnnti. Dovreste per questo spaventarvi della pro1l0sta dei colleghi di Roma.? Xo: se In. nostra discussione ci porterà. a dover riconoscere, dal punto dì vista scolastico e proressionale, la necessit..\ dell'aumento dello tasse, noi 1 nell'interesse della scuola, dobbiamo accettare l'idea dei colleghi romani, anche se non siamo consenatori cleri– cali, come non sono certo conservatori o clericali tutti i colleghi aderenti all'Associnzione romana. Alcuni colleghi di Mila.no, invece, dicono: " Le tasse scolastiche non si devono aumentare; economie nei l>I· lanci militari non si 1>ossonorare; dunque raggruppiamo le cattedre, aumentando il lavoro cleg\linsegnanti e pa– gandoli di pit'1 con le eco11omiocosl ottenute. " Qui non solo arriviamo a conclusioni, che coincidono anch'esso col programma dei partiti conservatori, ma c'ò un pre· concetto 1>olitico, il quale reagisco sulle proposto dei colleghi di llilano: si parte dall 1 idea che i bilanci mili• tari non si possono toccare e si cercano altre soluzioni al problema. Jnsomma la politica sarà semJ>re la nostra ombra. e, se non avremo il coraggio cli riconoscere che essa è un ombra Indivisibile da. noi, essa ben presto si trasformerù. in incubo e n.nelenerìL o isterilirà. In. vita della. nostra Federazione. Chiariamo, dunque, una volta per sempre gli equivoci e dichiariamo a chi ci osserva on noi stessi che noi fac– ciamo aziono scolastica e professionale, la quale non ba nessuna pregiudiziale 1>olitica. !la sappiamo benissimo che questa nostr 1 nzione scola– stica. e proressionale avrà uccessnrinmente dei contrac– col))i politici, secondo che i partiti politici si comJ)orte– ranno di fronte n. noi. Di questi contraccolpi noi non cl spaventiamo, anzi li speriamo e li invochiamo, pcrchò sono l'unico mezzo che noi nbbiamo nelle mani por scuotere la colpevole indifferenza del J)n.esee dei pub– blici 1Joteri dinanzi ai problemi della. scuola. Nell'aspra lotta dei 1>artiti politici la l.'cderazione nazionale lancia il 1>rOJ>rio programma: beato il partito che prima lo rnc– coglien\ (Applausi}. E se alcuno lo respingerà, tanto llCggio 1,er lui: cçli si mettcrìl contro hl scuola, In scuoln

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