Critica Sociale - Anno XII - n. 21 - 1 novembre 1902
H32 CRITICASOCIALE quale ci riui-cisse di introdurre 11na lrnonn parte di re– rlernlismo, colla costituzione delle Hegioni i11Yccedelle Provincie e coll'aulonomi:1. dei Comuni (1). Nè dobbiamo dimenf.icarc che uua repubblica unitario, colle condi– zioni intellettuali cd economiche che abbiamo nella pii:1 gran parte del Mezzogiorno, sarebbe certamente infe– riore all'attualo repubblica francese, e dovrebbe riuscii' qualche cosa di simile alla republJlica di 'J'hiers e di .Mac-Mahon. Anche ad cssn noi dovremmo sempre dire: l'unità. coattn. è quella che ci ra nemici gli uni degli altri; In (ederazione sola ·1rnò unirci davvel'O e conci– liare gli interessi delle pii1 opposto regioni. Se i repubblicani e,·itcranno la risposta, trìncerando.,;i dieti·o un dott1·innl'ismo como<to e indeterminato, diffi– diamo anzitutto di loro, poi vediamo che cosa. ci resta. da. fare. Ì•: certo che, sebbene nessuna forma politica sia n..ssolutamcnt.e la migliore, pe1·chò ciò dipende dalle cir• costanze e dai tempi, tutta,•ia la forma repubblicn.na ha dei caratteri di equità. maggiori dell,1. forma monarchica; la repubblica. rappresenta. quindi teoricamente uno stato di cose pili Yìcino all 'idea.le socialista. Ma basterà questo per costringerci a stare coi repuhblicani? La questione I)CI' noi non dev'essere di far <lei voti per una forma. o per l'altra, ma di prendere la ,•ia mi– gliore JlCr arrh•a1·e alla nostra mòta. E uoi dovremmo essere necessariamente coi repubblicani soltanto se si potesse dimostrare che per giungere al socialismo ò ne– ce.ssario, o almeno couveniente, anche per un 1rnese retto a monarchia, di passare per la. repubblica. ).la questa dimo5trazioue finora non l'abbiamo avuta. Ogni giorno si vede il socialismo fare dei rnpidi pro– gressi nei paesi monnrchici non meno che nelle ref)ub– bliche; e non soltanto in teoria, ma. in alcuni, per esempio in D1u1inrnrca, anche in pratica. Che se tah·olta gli si frappongono degli im1>cdimenli specia.li , si tratta sempra di una data mo1rn.rchin, non della monnrchia in genere; quindi, a voler essere giusli, bisogn:i, dire semplicemente elle la monarchia ò tal\'Olta inconciliabile col socialismo, come potrebbe esserlo miche una repubblica. :Nell'un caso e nell'altl'O bisogna Yincerle per riprendere il cam– mino; ma nulla ci vieta di credere che si possa passare direttamente e gradatamente dalla mona1·chia al so– cialismo (2). Vediamo se la strada della. repubblica sia almeno la J>iÌ1c01weniente. Basta guardare ad un paese repub– blicano per constatare che, anche lì, la nostra. riYolu– :done, quella che importa a noi socialisti, è ancora tutta. o quasi tutta da fare. Q.uindi noi dovremmo farne due di rivoluzioni: u11a. per arrivare alla repubblica, cd un'altra per passare dalla re)}ubblica al socialismo; mentre nulla ci autorizza ad escludere che ci si )}Ossa. nrrivare con una sola (s). l clue sforzi sommati insieme non rap))resenteranno uno sforzo maggiore cli quello che oc– correrebbe J>er arrh•are direttamente alla mèta? È un calcolo molto semplice, e per quanto grnnde sia la no– stra simpatia per la forma repubblicana, noi, ftnchè la monarchia. non ci tagli la strada, non abbiamo interesse nel adoperare le nostre forze JJer giungere alla repub– blico. Si capisco cho vi si adoperino invece coloro il cui ideale si limita a quei miglioramenti che 1iorterebbe con sè il cambiamento dello forme di Governo, ma che rifuggono dalle riforme sostanziali del socialismo. Ala ( 1) veuut1si lei post/.1/a. (!i d. C. S.) {'!) AVvlHr\"lSl grndntnrnento Ò COSll 11011tluhùlllj llllS9uro tllrettu– mento el sem\.lru dUllelle. )hl \'11strologl1\ non el seduce. (~'01(1 dt/f(I CIUTICA), (SJ vcgg1tsl Ji.1 notn preceden1e. B1 1ote :i e no q noi al pO))Olo, oggi come oggi, nel suo interesse e<l in quello del nostl'O ideale, dobbiamo dire francamente: se nioi la repubblica, badi\ che doHai faticar molto e ri– schiare assai J)er ottener poco, e che quel poco non ti dispensel'Ìi dall'i11traprendc1·e una nuo1•t1.lotta, 11il1ardua. della prima; mentre tu hai modo di impiegare mt>g!io e pili vantagg-iosamcnte le tue forze col tendere subito o direttamente ,•erso la mèta che il socialismo ti a(l– tlita (') . Questa ò la pregiudiziale del momento, e si potrclJIJe chinmarla, per oggi, una pregiudiziale antircJlUbblicana 1 se non ci fosse pericolo che qualcuno, con pii', o meno buonn fede, malgrado le spiegazioni dato pili so1m1, vo– lesse prenderla. per una pregiudiziale monarchica. Do• mani, se tornassero gli scandali bancari, le guerre di conquista, i tribunali militari, la nostr(l. pregiudiziale sarebbe diversa, e noi socialisti saremmo primi a soste• nere quello che fosse piì1 conforme ni bisogni del mo– mento ed ai risultati dell'esperienza. .ì. No1ns. PS. - Ci siamo risen•ati la parola, quando il nostro egregio collaboratore accennava alla superioritì\ del federalismo e auspicava a\h~ costituzione delle Regioni. E, in massima, ciò ch'egli ha detto, se riguarda l'anre– nire, messo li come un ideale, non può non avere la no~tm piena adesione . .Ma.) se dovesse applicarsi all'im– mediato presente e n. tutte le regioni d 1 Jtalia allo stesso modo, non potrebbe non suggerirci qualche riser\'a. Jntanto, il partito socialista, su questo argomento del decentramento istituzionale, non si è mai pronunciato in modo concreto. Ila inscritto nel programma minimo ]'autonomi:\ comunale .. \la. ecco che orn, per esem1)io, strilla contro il Ooveruo perchè non s'imp(lne abbasttrnza alle camorre locali nel Mezzodì, e J)erchò il suo libera– lismo si colora del colo1·e dei luoghi, flno, qua e là, a svanire del tutto i ossia perchò non fa. opera, a scopi democratici, unitariamente autocratica e giacobina. Di un po' di " polizia comunale,, si ebbe esempio nei fatti di Oiarratann; do,·e il SindacO-J)roprietario assalì i con– tadini scioperanti col bastone alzato, e fece SJ >ara.re alla guardia municipale, che uccise uu bambino, e ordinò il fuoco alla forza. Or si chiede che quel Sindaco venga rimosso, che magari a far giustizia sia mnndnto un Commissario regio i richieste giustissime; ma non colli– mano propriamente coll'autonomia. Co:iì. ò che, sul tema. del decentramento, noi siamo ancorn del parere che enunciava.mo in un discor.so par– lamentare del 189G, quando la J>roposta di un Uegìo Commissario ci,•ile per la Sicilia veniva combaUuta con ragioni disccntratiste; allora illustravamo cosl il nostro scetticismo: " Egli è cho da 1•oi la questiono è sompro trnttnfn noi suo 11spcttopurnmo11toformale; il dccontramonto di cui parlato è (Juello degli Uffici, è un dccontramcnto burocratico; non è quello cho t.occn gli uomini, In ,·ita renio. " Orn, so dispotismo hn dli essere, poco ci import.\ so sifl. coutrflle o locnlo; irnzi, so ò coulralo, ò forl!o proforibilo, porchò un tiranno lontnno nd sempre meglio di un tir1\1l!IO che vi sta sul collo. " Questo dispotismo, al J>rosonto, \'Oi lo avete dappertutto. E li, corstt 11011 mutoriì, ('omu1Hpl0 mutioto i congegni meccanici dello Stato, fi11chè,in1·oce di un popolo, aneto dello plebi ab– brutite. - Il 32 J)Or milio di olottori 1 come a\'oto in Sicilia (anzi nella. pro1·hwin di Siracusn, per esempio, avete, ci narra il llodio noi suoi 1·ivoluzionnri prospetti, appena il 2Go 27 per milio), cotestn CO$Ìirrisori:l porceutualitì1 di elettori, rnol diro che popolo il·i non esisto; \'uol dire che avoto un corpo olottoralo, che non solo non ò il popolo. ma non ò neppuro unn classe; sono sol· tanto i foccoucliori o i caporioni di mm clas30! Jn questo con· dizioni, che no fanno 1w.:is11111ero altro analoghe di nnalfabe– tismo1 di servilismo, di incoscionzu, il decentromento non potrebbe mni es~ore cho 1111 nomo 1·nno. (1) Sl1tmo11\ennmented'accordo. (~. d. C. S.)
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