Critica Sociale - Anno XII - n. 21 - 1 novembre 1902
CRITICA SOCl, 1.LE 331 una forma piì, elevata del princi))io di associazione, cioè Passocinzione dello associazioni; un principio cho ò frutto del primo, ma non ò più la stessa cosa, e come tale gli occorre un diverso nome, oioò: principio di fe. dcrazione. Ogni volta che si tratta di organizzare delle persone che banno caratteri ed interessi in parte simili, in parte no, si presenta quindi il problema: È meglio riunirll tutti in un solo fascio, con un solo legame che no formi una vasta associazione guidata e sottoposta tutta nd un solo organo centrale; o formarne prima dei gruppi 1>il1 omogenei, nei quali esistano dei ,•incoli spontanei per ragioni geograftcho, etniche, 1noresslonnli od altro, e poi, conservandone Pnutonomia, collegare fra di loro questi gruppi? Il federalismo afferma che, nella più parte dei casi, quest'ultima è la via che offre maggiori van– taggi; questo ò il principio col quale, anche in natura, si formano gli organismi superiori; ed b simile a quanto facciamo spontaneamente ogni volta che \'Ogliamo rag– gruppare degli oggetti qualunque, disporli regolarmente con uno scopo qualsiasi. Non ò qui Il caso di insistere su tutti i vantaggi che offre il federalismo, e dimostrare come esso soddisfa so– pratutto alla condizione di permettere il maggiore svi– luppo possibile di attività complessiva degli organismi collegati. Noteremo soltanto che lo troviamo già In parte applicato appunto presso quello nazioni che oggi mostrano caratteri di prevalenza, anzicbè di decadenza; s'intende non per riguardo all'estensione territoriale, ma per prevalenza morale. Cosl In Oermanin, gli Stati Uniti, la Svizzera hanno ordinamento politico federale; l'Austria non potrebbe vivere un sol gi_ornose non rosse in parte una federazione, e solt:111to nell'estensione di questo 1>rinci1>io potrà sperare un sollic,·o alle sue lotte intestine; l'Inghilterra, malgrado l'op1>osta tendenza che \'Orrebbero imporre alcune classi, ò costretta ad assu– mere una forma federale nelle sue colonie. I~poichè Il federalismo si rivela meglio confacente agli organismi vasti e 1>rogredit1,J>olchò introduce una solidarietà pH1 intima fra i suoi membri 1 ed attenua le lotte intestine, pos.'Jiamoragionevolmente concludere che corrisponde alla forma politica che dovrà avere il so– cialismo; ossia sarà il 1>iùadatto per quell'organizza– zione sociale, nella quale saranno massimi i vincoli di solidarietà e, col collegamento di tuttl i po1>oli 1 cesse– ranno anche Io lotto rra i maggiori organismi attuali, cioè fra le nazioni. J.: quindi soltanto per abitudine montale che i socialisti affermano per solito di essere repubblicani; perchè il pensiero ricorre solo alle duo forme tradizionali di Oo\'erno, alla monarchia ed alla re1>ubblica, senza riflettere che la questiono princi1mle non è racchiusa in queste due J>arole, ma è bensl quella tostò accennata; ecl i socialisti dovrebbero fin d'ora J>recisar meglio lo loro aspirazioni politiche col dirsi federalisti. F'ederalisti dobbiamo essere, non soltanto riguardo alla conrormazionc generale clello Stato, la quale, anche negli Stati J>iùdemocratici che abbiamo ricordato, come la Svizzera, è attualmente una redernzione incompleta, che non penetra intimamente in tutto l'organismo nazionale; ma dobbiamo essere federalisti 11ell 1 anima ed in tutte lo esplicazioni delln. \'ila collettl\•a. Jn modo che la na• zione sia gradatamente costituita da organismi elemen– tari, che si collegano in organismi superiori senza sa– criftzio dei loro caratteri e della loro autonomia; e l'or– ganizzazione salga sem1>re spontaneamente dal basso o non sia una conco!lsione che scendo dall'alto. ).lontre in tutta la. nazione, accanto all'ordinamento politico, si debbono intrecciare le federazioni che hnnno scopi di– versi; e tutte insieme realizzano la legge rondamentale dell'evoluzione, eioò una sempre maggiore integrazione, accompagnata da una sempre maggiore differenziazione. Questo duplice sviluJ>po, il quale conduce contempora– neamente ad un aumento di forza e di libertà, non è possibile altro che col principio di federazione. *** In Italia, le due tendenze OJ>postosi sono presentate di buon'ora, con Ca"our e Mllzzinl da una parte, con Gioberti, Carlo Cattaneo e Oiusep1>e Ferrari dall'altra; la differenza rra i due ideali è cosl grande, che soltanto degli scrittori dottrinari e superficiali hanno potuto confondere insieme il pensiero dei due maggiori rra quei luminari, cioò Mazzini o Cattaneo. Basta leggere seriamente una pagina dei loro scritti, basta ricordare la loro linea di condotta, per con\'incersl che non c'ò nulla di comune fra quei due sommi; nè lo stile, nè Il contenuto, nò le as1>irazioni. L'uno, figura ideale che sembra encata dai tempi antichi, cl porta tutto il fa• scino di una dottrina religiosa, alla quale maOca il ron• damento 11ratico o scientifico; l'altro, calmo e 1>azionte corue un lavoratore moderno, chiedo anche all 1 ideale un contenuto economico e positivo. E lo seppero entrambi di aver comune soltanto la Cedo nell'avvenire, ma non lo idee: ep1>erò In casetta di Castagnola li vide riuniti quando era 1>rosslma l'ora della morte, mentre il reci• proco rispetto non era bastato ad accomunarli nella ,·itn. Oggi l'Italia ha l'uniti\ di Mazzini; Roma impera, so non sullo straniero, nlmeno sulla nazione; e tutti, dallo Alpi alla Sicilia, sentiamo quanto sin grave questo im~ ))ero. L'idea, che Mazzini aveva sostenuto in buona fede, è stata sfruttata abilmente da una classe che trova nel– l'unione cli tutte le forze consenatrici la sua difesa. JI reyioualismo, che dovrebbe essere parola sacra in nomo della storia, della geografia, dell'economia nazionale, è trattato come un'eresia i e si è inventata la parola " so1mratismo ,, por poterlo combattere come un tra– dimento. Ma l'Jtnlia ne ha bisogno; e quando avril finito di escogitare tutti i rimedi inutili od insuflicienti per i suoi mali, compreso il decentramento, in\'ece di discu– tere la monarchia o la republ>lica, chiederà la fede– razione. Jntanto, che cosa dobbiamo rare noi socialisti 1 quale devo essere il nostro pensiero ris110tto al partiti che ,,e110110 l'unica àncora di salvezza nelle vecchie ·rorme 1>olitichc, cioè la repubblica o la monarchia, senza badare ad altro? Questa ò una domanda pratica, alla quale le conside– razioni precedenti ci aiutano a rispondere. Il nostro ideale non ò nè l'una nè l'altra di quelle forme; so ,·o– gliamo tendere verso la forma politica che abbiamo in– trM·,·eduto come la migliore, dobbiumo cercare di n.vvl– cinnrci fin da oggi al federalismo. Questo 1>otrà riuscire 11iùo meno facìlc a seconda che il ùo"erno è monarchico o re1mbblicano; ma. non dob– biamo dimenticare un istante che ciò che più imJ)orta ò il federalismo: uu federalismo che penetri ed anim tutta la nazione o tutto le funzioni dello Stato. Le altre:' questioni, come l'eletti\'ità del capo dello Stato, sono dl minoro im1)0rtanzn; o si potrebbe ancora. ridurre col togliere al cn110dello Stato le attribuzioni, che dovreb– bero appartenere im•eco alla colletth•ità. Quindi la prima cosa ò di domandar sempre ai repubblicani: siete uni– tari o siete federalisti ? E se sono unitari, se la loro repubblica è quella mazziniana, essa non fa per noi; e clovrommo prercrire frnncnmento una monarchia, nella.
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