Critica Sociale - Anno XII - n. 19 - 1 ottobre 1902
CRITICA SOCIALE 301 I. Le scuole ('). Nel 1807-08 l'istruzione elementare in Italia fu impnrtita. in 50.6.)8 scuoio 1>11bblichodiurne dello <1uoliben 44.88l di grado inferiore (ta, 2• e 3" classe): ond~ si. ve~e che la gran maggioranza dei nostri fR1_1cmlhricevo. app?na, qunndo In riceve, quella 1mma, monca 1struz10110 che si è voluta chiamare obbli9atorial Tutti ricordano la descrizlonc, hwcro spave11tosa che franccsco 'l'orraca fece di molti locali che se/ virono ad uso scuola fino aJ 1800-06· ma non è da credere che, dopo il biennio, lo co~e siano molto mutate. Si lagna l'ispettore scolasUco di Lucca· o quello di Campobasso osserva malinconicamente dhc nel E:iuoCircondario sì muta ogni anno la sèdc dolio scuoio per far piacere a questo o a quel consigliere commwle, a questo o e, quell'eleffore influente. Nè in condizioni migliori si trovano molte delle scuole di Livorno, di parecchie altro città e dj Romn stessa. Per Napoli, che ha un onere di circa t 20.000 lire annue per fitti di case J>ri\'ato ad uso scuole valga quanto ci ha nelato l'inchiesta Saredo. Nei circondario di Lanciano Ja maggior parte delle scuoio sono in locali indecenti, senzc,intonaco a volte basse e sporche,senzc,vetri alle finestre e vet/i11e alle porte wni <liccie p,·i'v i lli aria e di ra)}acilè,. Quattro scuoi~ sono confina.te in cucine affumicato e buie .... Una scuola femminile ò una piccola anticamera dell'al– loggio temporaneo dei reali carrtbiniori · e altre scuoio si trovano ne! carcere mand1unental~, ove qualche classe ha relahva porta ferrata con chiavistelli enormi o buchi 1>erspiare. L'ispettore di Oristano ci adclitn una scuola che è una specie di caverna illuminata da un abbaino, ed un'altra che sta accanto al cimi, toro, ed un'altra ancora che fu cappella mortuaria. Molto ebbe ~11. sudare l'ispettore di Pordenone (Udine), perehò vemsse tolta dalla immediata vicimmza. di una scuola una stazione di.. .. ri1>roduzione bovina! L'aula della scuola mista di Orottazzelina (Fermo) : 1~~:· 1 ~ 11 :,uro da teatro o da sala del ConsigJio co- Ancho per l'arredamento, il materialo djclattico o hi 1~ulizia 1 I~ nostre scuoio primario molto, troppo lascrnno clcs1derarc. Nei Comuni minori chi cura la l)Ulizi~ è il mnesti:o, che la fa eseguire dagli alunni; dove ti maestro è mdolente .... uess11no. Ma il servirsi d~gli alunni può ess.e~c 1>ericoloso, perchè aV)·enne ~• trovare, fra i mohv1 del licenziamento di qualche rnsegnante, questo: che no,i avetxi avuto 1·is1>etto alla tli{Jnit<l umana! .... Ma le nostre 50.000 scuole bastano esse almeno ai biso~rni della J>Opolazione? Lo Relazioni del Mini– stero della P. I. dicono di sl, ver ora; è bene in• tanto notare che oltre un milione cl'abitimti - cam– pagnoli e montanari romiti - è Affatto pri\'o ciel beneficio della scuola, e che nel 1897-98 piì1 di 500.00~ alunni si sono sottt:atti a quel misero obbligo scolastico, ch'ò J>Ur sempre 10 flagrante contraddizione con la legge sul lavoro dei filnciulli. Quali conclusioni possiamo noi, dunque, tirare da questo rapidissimo esame delle condizioni delle no– stre scuole? Una sola e sem1>licissima: la scuolu ~lementare itaJiana, non ostante ~li sforzi fatti per migliorarne lo sorti, economicamente e materialmente si trova in cosl miserevole stnto, da averne turbatfl In. funziono, intmloi11,toil lavoro, sminuiti e ritardnti di molto i benefici effetti. (1) I dati ,taUellcl sono 10111 dallA>ltt!t.aztone ufficiale del commen• datore \'Ulore RaTl Ili )Unlatro della r. I, 1ull'l81ru..r.1one11r1marla In Italia nel 1897-ts, pubblicai& TertO la fine de.I 1,00. D'allora net• 1u11·a1tra ha Tllto più la luce. Dati plb reoenll 11 l)OS.SODO troure nf'll'A"""o,-io del lUntatero a•agrtooltura, lndullrla e commerelo, ma, nellll IOl&a11za,non dlft'erllOOIIO punto da 11uetll. (N. ddl' ,t.). Tè dobbiamo dimenticare cho la nostra scuola. elementare, con il brevissimo e mal rispettato obbligo di tre anni, non risponde più dn sola alle mutate condizioni elci tempi, alle nuove necessità della vita moderna; nelln quale, per la continua elevazione delle masse Ia,•oratrici, la collettività nella sua pur mera,,igliosa differenziazione, si va a'rmonizzando o fondendo. La nostra scuola primaria è insufficiente: gli Asili, i Patronati, le Scuoio festive le serali lrt Scuola e l•'nmiglia, ecc., sono 11 nel att~starlo. A.n~ho l'Italia ha dunque hisogno della vera Scuola Popo– lare, la quale, comprendendo gli asi1i infantili In scuola p_rimaria e le scuole professionali, abbia c~1ra del fancmllo J>er un numero d'anni maggiore e non lo abbandoni proprio quando ò pli1 necessario e piì1 proficuo tenerlo per l'acquisizione di quel sapore o cli quello abilità che, migliorando le arti e i mestieri miglioreranno anche le condizioni del lavoro. 1 rr. I maestri. Do1>0le scuole, i maestri. Durante il l89i-98, l'istruzione primaria. in Italia fu impartita da 50.435 insegnanti, fra i quali 31.848 maestre: cifra questa degna di s1>eciaJe considera– zione, poichè ci affaccia il 1>roblema: a chi affideremo [(, futura scuola VOJJOlare? La questiono è gravo o non soltanto scolastica.. Nessuno di noi può illudersi sullo conseguenze d'una 1>revnlente educazione rem– mlni_le cli 1 molta. J>Rrte dei nostri fanciulli, i quali, specie nell ora presente, devono essere educati alla. nuova vita di lavoro e di lotta, cui l'uomo volere o 1101 è senza dubbio più adatto. ' Fra cUrettori e insegnanti, abbiamo nelle scuoio pubbliche più cli 3000 religiosi, i quali - come scrivo neUa sua Relazione il comm. Vittore Havà - ac– cennano ad aumentare con donno grave dell'educa.-– zione e dei maestri laici. T Municipi sposso prcreri– scouo le maestre religioso unicamente perchò sia pure vlolando la logge, risparmiano denaro: le s~rnro accettano, e talora anche si offrono, di reggere scuoio classifica.te, per uno stipendio inferiore al legale. 1,: il peggio s i è che, in tali casi, In. condiziono ilJcgnlo non apparo dagli atti cli nomirm, dai bilanci ecc. per modo che alla ,•iolazione della legge si arriiung~ l'Immoralità del falso. 0 Nè si de\'e credere che lo stipendio del maestro sia gran cosa: nella maggior parte de' casi l'inse– gnnnt~ guadagna meno, assai meno, del piil modesto operaio. Ecco la tabella degli stipendi ora vigenti: ''"'" -1~,-'"_••_•_"'_"_'•.~•-•_c•_••-"+''_ .._" I Superiore I Maestro 1820 1110 1000 l'rlxme I Maestra 1056 8 o 800 { lnrerioro j Maestro 1000 950 !JOO I I Maestra 800 760 7:?0 ) Superiore~ !~:::: 900 850 800 U11ntli I lnreriore ) ):laestro ~ ~: ~: I Maestra Gf0 600 560 Stipendi cli fame, dunque; specinlmente se consl· clorinmo cho pochi sono i Comuni, i quali diurno al maestro uno stipendio superiore al minimo stabilito dalla legge del 1886. Se poi ricordiamo che gli sti• pendii i.rrisorii superiori alle L. 800 devono cssero diminuiti della trattenuta per la ll. !I. e tutti di quella per i1 Monte Pensioni, e non dimentichiamo che le maestre assai difficilmente sono retribuito con J>iù di 800, 720, 640 e 560 lire, c'è proprio da domandarsi come mai la classe magistrale abbil\
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