Critica Sociale - Anno XII - n. 18 - 16 settembre 1902

Critica Sociale fl!VIST.11 QUINfJICIN.llLE fJEL SOCl.llLISMO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 1.0 - Semestre L. 5,50. f,ettere, voglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E. 23 (2° plnno nobile) Anno Xli -· N. 1. 8. Non si vemle <t -nu1nel'i se1xwatt. Milano, 16 settembre 1902. SOMMARIO At.tualltà.. DoJìO il COll{J/'t/JSO: Al /(IVOl'O .' (l,A CRITIC.1. socuu:). f/01·gmIi.::::(lzl,011e ec1>116miea tlel 1wolef(wl,<1lo hu/11,1/rl<llt (conlllnu\· zlonc); 1,'11.:Jo11tpotille<1 t1e11eo1·u11111z.:,1.:Lo11f eeo11on1lcht; Ulcoiw• 1Jclme11ro01111•,~icodtll(I o,·g1111i:.::a.:io11t {Plt:TUO Clll►:.U O 01~0 )/Ulll,\1,1)1), Studi soclo1oglcl. L'J/(iU(I t I lrltl/(1/i- dL comme,·cio: lii: I/ 81/llt'llm (/(JQ(l1/tllt t le [11(/!1• ,t/1·lt m<11111f<1ffl'ici, 2- lm/11sll'ia (/e/W /(lll{t (ATTll,IO CAIII.\TI O l,UIOI EISAUIH). Gli l<lt(//j. tc()IIQIIILC. d,/1(1 1)(188(1/(i e della 11rese1ite (ltlltn1;;k111e ili 11,,1i11: iv, ,. o n (Pror. 010,·A:,,;:,,;1 Mo:,,;n:11.,uns1). ,<;/Il/ pl'ÌIIC!J)iO dj COO[iel'(1:/01,e lld ,1101 l'i/J)Jì<Jl"li COI 1Qrl(1/lsmo: not<i• N·llo crlclchc, Il (•::,,;111co u:o:n:J. DOPO IL CONGRESSO Al lavoro! Cingiamoci i lombi di cilicio o, come il muigicco della Pote11za.delle Tenebre, confessiamoci aperta– mente davanti al popolo tutto. Nella Critica do! 16 agosto presaginuno che al Congresso non si stuebbe spezznta 1 110 1 l'unitù del partito, ma .... ò certo fln d 1 orn - soggiungeYamo con intimo sconforto - di avere il disopra un ordine d'idee inter– medio, poco impcgnatiYo, adoperabile n. vari usi, come i plaids degli alpinisti. JI trionfatore (ICI Congresso sarì~ chiunque avrà il coraggio di proporr,3 un ordine del giorno poco coraggioso, che affermi ciò su cui tutti sono d'accordo, e sul resto sorvoli, con opportuni verò assestando un colpo al cerchio e l'altro alla botte .. 'l'antochò Garzin Cassola insorgeva vivamente, nel fascicolo successivo, tentando deprecare " il trionfo dell'equivoco n· gl)bene, il nostro amaro pessimismo fu sconfessato, bocciato, buttato a nrnrc. A noi non rosta - con vivissima. gioia - che dare le dimissioni dal mestiere di profeti e fare solenne ammenda, in cospetto del partito, di avere un istant.e dubitato di lui. H CongreS80 nn:donale fu tutto quello che si vuole - o che non si nwle - tranne ciò che noi paven– tavamo. Fu, dal principio alla fino, il trionfo delht pili assoluta, sinccritìt: questo il suo carattere sa– liente e il suo indiscutibile titolo d'onore. [nvano le solite :. preoccupazioni a fin di bene " tentano di fuorviarlo. Invano al terzo giorno, i nostri ottimi amici 'ichol, Agnini, Lollini, Pascetti e com– pagni, presi nella morsa dei voti ultrn intransigenti di Outtstnlla, di Finale, di Jesi, dolht irroduttibile Etruria (solo il Oiotti sfuggiv1t o.quel contagio, dopo un bagno di azione pratica nell'agro paYese), lancia- rono alle due correnti ed a sè la fune di salvay10nto, con un paio di ordini del giorno soderiniani, a,·enti per iscopo cli lasciare il tempo - brutto e minac– cioso - contro il quale il Congresso già. aveva alle– stito i suoi cannoni grandinifughi. La mossa (come non se n'avvidero riuegli arguti amici?) era, a dir il mono, tardiva. li Congresso ave,·a già. risolta la questione fin daJla prima giornata, quando un'imponente votar ziono rigettò il disperato tentativo di un relatore, di salvare parte dell'equivoco spezzando in minuzzoli la questione per la quale il Congresso s'era adunato, sulla quale si doveva separa.re . Da. quel punto, fu palese a tutti, le sorti della battag-lia erano dcciisc. 11Congresso mostrava di aver pienit coscienza della paralisi politica in cui la cabala delle due tendenze aveva gettato il partito e del suo preciso dovere di sbarazzamelo. Qualunque soluzione J1areva preferibile a qualunque non-soluzione. Non mise che i vessilliferi della sedicente tendenza rivo– luzionaria s'ingegnassero a fHrsi piccini: si raccoman– dassero ai pilt prudenti silenzi, portflssero il silenzio fin dentro le paroJe, e con industre mimetismo pe– rorassero il diritto di essero 1 in grazia della data pro,•a cli non essel'O affatto; non valse che il loro massimo oratore ridurcsse, f'rn l'ovazione ironica del– l'assemblea, lo strombazzato dissidio di" tendenze,, a una legittima e modesta. "divisione del lavoro" nella propaganda, gli cei·cassc un alibi geog1·afico nel Sud d'Italia che i delegati siciliani s'affrettarono fL negargli, poi, con istrazio delln logica, risalisse al Nord per raccomandare la sua causa a uno sconnesso rosario di casi locali e personali, che sarebbero forse pflrsi un po' meno inconcludenti se fos8ero stati ri– feriti almeno pii't esattamente. Ormai anche le abiliti\ si ritorcevano in perdita. Il Congresso, spietatamente, tagliava lo fughe. E fu la valanga. Dal voto sulla pregiudiziale, tm– verso i 45G ·no cont,ro i 27!) sl 1 onde emerso vitto– rioso l'ordine del giorno Bonomi, si doveva ricscire all'acclamazione cloll 1 .Avanti .' - il massimo degli im– putnt.i - dopo che l'aspr11, sfidatrice, implacRbile purola del Hissolati era passata sul Congresso come UIHL sferzata. J?on1z.ione indimenticabile, universale 1 che ribadiva al nostro amico, invano reluttante, le 111:1.nctt.e rudi ciel dovcrn, e alla quale cresceva ri– salto e significato l'arcigna refr;tttarictìì. di una tren– tirrn d'isolati, dimostra.va che il Congresso non aveva solranto affermata teoricamente 1'11wiUt - povera cd equivoca cos,i -· ma aveva praticnmcnte conquistab:L l'unione. JI sole, come disse il .Ferri, aveva dissolto i germi di malaria che cova,•ano dentro il prirtito. Un vento risanatore li aveva profJigati e dispersi. Come fummo così malaccorti chi dubitarne? Avevamo pur dotto e scritto, meritandoci accusa di fellonia, che i Circoli non erano il partito, ossia che le numerose leghe dei Circoli non potevano es– sere la vita vera del partito. Ep11ure, nell'attrito quotidiano, una suggestione inavvertita. ci aveva finito a persuadere che il Congresso potesse riescire a11ch 1 esso.... un Circolo ingrandito. AvcYamo appellato piì1 volte, certi del verdetto, dai vuoti sofismi dei

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